• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Media > Report: l’inchiesta sul sistema Lombardia (mogli, camici e cavalli...)

Report: l’inchiesta sul sistema Lombardia (mogli, camici e cavalli...)

La sessualità ai tempi del Covid – di Antonella Cignarale

Col Covid si devono trovare altre vie per tenere viva la propria sessualità, dopo il lockdown, con questa paura dei contagi, con le limitazioni alla socialità.

In questi mesi c'è stato un incremento nelle vendite di materiale pornografico, lo scambio di foto erotiche, il sesso virtuale e la vendita di sex toys.

Anche le prostitute si sono dovute adattare, racconta una di queste alla giornalista: molte persone se ne stanno a casa per paura dei contagi.

Il virus ha creato difficoltà anche nell'approcciare una persona in un locale: queste paure hanno poi riflessi sulla sessualità, di cui bisogna tener conto.

In Olanda sono state redatte linee guida per il sesso e sono poi arrivate anche in Italia: fare sesso in modo protetto, non rapporti occasionali, stare attenti anche ai rapporti orali.

Anche se il Covid non è una malattia sessualmente trasmittibile, dunque spazio alla fantasia, ma alla nostra perché al ministero della salute, in Italia, non se ne sono occupati.

La capitale immorale di Giorgio Mottola

Report torna ad occuparsi della Lombardia, del presidente Fontana e della storia dei camici che la regione aveva comprato dal cognato. Tutto all'insaputa di Fontana.

Tuttavia i magistrati sospettano che il contratto di fornitura si sia trasformato in donazione solo dopo le domande di Report: indagato il manager dell'area appaltante, perché ha assegnato la fornitura nonostante il conflitto di interesse, indagato anche il cognato Dini perché all'appello mancano dei camici.

La storia l'ha svelata una donna che si occupa di beneficenza, Antonella Crivellaro: è lei la super testimone della procura di Milano.

Attilio Fontana piuttosto che dare chiarimenti, ha preferito attaccare Report e così molti punti sono rimasti oscuri: l'appalto che era una donazione, il tutto a sua insaputa o forse no.

Ma la versione di Fontana e Dini è smentita dalla Crivellaro: aveva chiesto a Dini delle mascherine, ma Dini rispose che non poteva venderli alla onlus perché era sotto contratto con la regione, ed era il 10 aprile.

L'esito della procedura negoziata è stato reso noto solo il 16 aprile: Dini aveva un aggancio diretto con la regione, Dini dice Raffaele Cattaneo “è il mio riferimento in regione”.

Cattaneo era stato incaricato di gestire l'emergenza per la fornitura di dispositivi in regione: sapeva del conflitto di interesse ma non lo denuncia. Non era responsabilità di Cattaneo, si difende l'assessore.

Il 27 marzo la moglie di Fontana scrive al fratello, “scrivi a Cattaneo, sono interessati ai camici”: di questi rapporto negoziali tra Aria (regione Lombardia) e Dini Fontana non ne sapeva nulla.

Quando Report inizia a fare domande alla regione, il 12 maggio, Fontana ordina al cognato di rinunciare alla vendita, al pagamento. Per evitare strumentalizzazioni, dice il presidente.

Ma rinunciare alla vendita non è una cosa che fa piacere alla signora Dini e al fratello, che provano a riprendersi dei camici.

Fontana fa un bonifico a Dini, prendendo i soldi da un conto in Svizzera: la banca blocca il bonifico segnalandolo come operazione sospetta, perché quel conto portava ai Caraibi, dove la famiglia per anni aveva un trust anonimo.

Per capire chi ci sia dietro la Montmellon Valley, Mottola ha chiesto aiuto a Gian Gaetano Bellavia, esperto di conti offshore, trust: “dietro c'è uno studio di avvocati di Panama, antagonista di Mossack Fonseca protagonista della vicenda dei Panama Papers, che opera per gestire strutture offshore, strutture che consentono l'anonimato bancario dentro cui ci sono un sacco di soldi”.

Sono strutture con cattiva reputazione, usate anche per riciclare denaro sporco.

Attilio Fontana, che aveva una delega sul conto, sostiene che fossero i risparmi dei genitori, dentista lei e dipendente della mutua lui.
La società anonima alle Bahamas viene chiusa alla morte della madre, nel 2015: “in quell'anno – spiega Bellavia - “entra in Italia la normativa per la Voluntary Disclosure che consentiva chi aveva denaro all'estero di regolarizzarlo, pagando una cifra ridicola. Poi sarebbero entrate in vigore delle normative penali che avrebbero reso impossibile detenere del denaro proveniente da un delitto anche in Svizzera”.

Come mai queste bugie?

La risposta è stata questa: “stia attento a quello che dice”, Fontana rivolto al giornalista, ci vediamo in Tribunale.

I 5ml di euro, quando la società viene chiusa, arrivano in Svizzera, presso l'Unione Fiduciara, da cui sono partiti i soldi al cognato.

Nella richiesta di Voluntary disclosure Fontana ammette di non aver denunciato dei soldi fino al 2012: ma da dove arrivano quei 5 ml di euro?

Nessuno glielo ha chiesto, forse, all'Agenzia delle Entrate.

Fontana proviene da Varese, come Bossi e Maroni, è questa la roccaforte del potere leghista, tanto che un funzionario pubblico se vuole denunciare un conflitto di interesse, lo deve fare in modo anonimo.

Giorgio Mottola ha intervistato un ex dirigente del comune di Varese (di cui Fontana è stato sindaco) che parla di un “uso disinvolto” dei beni pubblici, degli incarichi. Per esempio un cambio di destinazione d'uso per un terreno intestato alla figlia, che era diventato terreno edificabile. Si tratta di 4 mila metri quadrati in una delle zone più pregiate di Varese, ereditato dalla figlia Maria Cristina nel 2012 assieme alla villa di famiglia immersa nel verde: all'epoca il terreno era iscritto al catasto come area esclusivamente verde, ma la giunta Fontana ha cambiato il piano regolatore e il terreno della figlia è diventato edificabile.

Dai verbali del consiglio comunale non risulta che Fontana abbia mai dichiarato il conflitto di interesse – racconta il consigliere PD Andrea Civati.

Grazie al cambio di destinazione il valore del terreno cresce di 10 volte: al momento del voto Fontana era presente e, dalle carte del comune, non ha dichiarato la sua posizione.

Una storia che si è poi ripetuta quando un consigliere di minoranza ha presentato un emendamento per bloccare il cambio di destinazione sul terreno della figlia: anche allora Fontana contribuisce a far bocciare l'emendamento della minoranza e così l'area della figlia divenne edificabile.

L'ex dirigente ha segnalato queste cose in procura in due esposti, uno a Varese e l'altro a Milano: la procura di Varese ha aperto un fascicolo a carico di Fontana per abuso d'ufficio ma le accuse sono state archiviate.

“So chi è l'autore della lettera anonima e lui sa che io lo so” ha detto il presidente nella conferenza stampa fatta dopo l'archiviazione. Un messaggio molto poco sibillino.

La figlia del presidente ha ereditato le quote dello studio legale del padre e ha iniziato a fare consulenze anche con la pubblica amministrazione, in particolare con la regione Lombardia e l'ASST di Milano nord.

Consulenze che, stando alle carte consultate da Report, si sono moltiplicate dopo la nomina del padre con l'azienda sanitaria nord di Milano.

A partire dal settembre 2018, le consulenze da una (nel 2016) diventano 5 nel 2018 e poi altri 4 nel 2019: nelle carte, alla voce “verifica assenza conflitto di interessa” c'è scritto si.

“Questa è un'affermazione molto grave e molto falsa” la risposta dell'avvocata.

Report è venuta in possesso di un documento dell'ufficio affari legali dell'ASST Nord Milano che inserisce, nell'aprile scorso, l'avvocato Fontana tra i legali abilitati a dare consulenze: con quella abilitazione potrà fare consulenze anche nei casi di malasanità e nel settore fallimentare.

A nominare quel documento i massimi dirigenti dell'ASST Nord, nominati dalla giunta Fontana.

Alla domanda del perché di questa nomina, proprio nel corso dell'emergenza, l'avvocata ha risposto “lei non ha alcuna autorità quindi io non le devo nessuna spiegazione, così posso lavorare, cosa che lei non sa cosa voglia dire”.

A Varese c'è un'altra questione di famiglia che riguarda i familiari di Giorgetti: un conflitto di interessi sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno ne ha parlato.

Nell'ippodromo pubblico c'era un maneggio privato, gestito dalla moglie dell'ex sottosegretario e dalla sorella.

In questo maneggio, per quattro anni venivano organizzati corsi a pagamento, corsi sponsorizzati anche nelle scuole. Quanto pagava la moglie di Giorgetti per quell'ippodromo? L'amministrazione comunale non lo sa dire, perché quell'ippodromo era in concessione: la società concessionaria parla di un contratto in comodato d'uso, dunque l'associazione della moglie di Giorgetti non pagava nulla.

Col cambio di giunta arriva un'ispezione dei vigili e cambia la musica.

La moglie e la cognata hanno fatto ricorso alla decisione del comune di far loro una sanzione: di questa storia sapevano tutti, in comune e anche in prefettura.

“Ma figurati ..” la risposta di Giorgetti.

L'esposto presso il tribunale di Varese si è concluso con una archiviazione: i magistrati hanno preso in considerazione il primo voto, il consiglio comunale si è espresso su tutto il piano regolatore, non su un singolo terreno.

Ma Fontana ha anche partecipato al voto contro l'emendamento della minoranza, ma la procura non ne ha tenuto conto. E l'esposto presentato a Milano?

Sui rapporti tra la figlia di Fontana e la regione, l'avvocato chiarisce che non sono aumentate le sue competenze in regione.

Si muove tutto in famiglia con la Lega.

Il consigliere occulto di Fontana.

Del sistema di potere che governa la Lombardia si vede solo la facciata esterna: ma ci sono consiglieri occulti che condizionano le scelte di Fontana.

Ninuzzo è Nino Caianiello, capo occulto di Forza Italia a Varese, per anni è stato vicino a Fontana: “nei momenti di difficoltà Nino ha sempre trovato una soluzione..”.

Non c'è nomina in zona di Varese che non sia passata da Nino Caianiello: nel 2016 è stato condannato per concussione, è sparito dalla politica ma continua a pesare nella scelta degli assessori.

Ha consigliato per esempio quelli di Fontana: Mottola è andato a chiedere di questi consigli proprio a Nino.

Dalle telefonate sembra che il presidente sia Caianiello e non Fontana: risponde agli ordini dei partiti, ammette. In particolare la nomina importante è quella di Cattaneo e Gallera (che ha l'assessorato alla Sanità): Caianiello ha anche organizzato la lista di Fontana alle elezioni del 2018.

Tutti andavano a chiedere favori a Caianiello al bar del paese a Gallarate, chiamato l'ambulatorio: un posto di lavoro, un appalto, sollecitare una variante. Anche uomini delle forze dell'ordine.

Su questi favori Caianiello intascava mazzette, a dirlo è l'ex sindaco di Lonate di Forza Italia.

Oggi girano cifre molto più basse rispetto alle tangenti del 1992 – spiega l'ex dirigente di Forza Italia Caianiello: le ammette le mazzette ma le chiama contributi per finanziare le campagne elettorali.

Le campagne elettorali costano.. ma i candidati erano scelti da Caianiello, e sarebbero stati riconoscenti a lui.

Fontana è sempre un gestore della politica: la politica si fa altrove rispetto a quel palazzo della regione che non è per nulla trasparente. Certo oggi le mazzette, pardon contributi, sono più bassi. Ma questa non è politica. Qui non c'è interesse pubblico.

Anche perché poi alla porta di Caianiello arriva anche il diavolo: per farsi eleggere sindaco a Lonate Danilo Rivolta ha chiesto i voti alla ndrangheta, nel 2014.

Qui a Lonate spadroneggia la Locale della ndrangheta con un laboratorio criminale con interessi anche nel movimento terra e che gestisce un pacchetti di voti che porta in doti al candidato che meglio di altri garantisce i loro interessi.

Franco De Novara, vicino alle cosche di Lonata, alle elezioni piazza la figlia Francesca: subito dopo le elezioni arrivano le richieste al sindaco.

Nell'ascesa dei calabresi ha un peso importante Peppino Falvo (fondatore dei Cristiano Democratici), il re dei Caf, ma che alle regionali è sempre andato in soccorso al centro destra.

Falvo era intermediario tra le famiglie calabresi e la politica: oggi è sotto indagine a Milano. Ogni accordo politico a Varese e provincia era avallato anche da Caianiello, compreso quello di Lonate, compresa la candidatura di Francesca de Novara.

Ma queste storie succedono anche nel resto della Lombardia: “sono pochi i comuni che non hanno questa influenza” ammette Danilo Rivolta.

E così nel 2019 la ndrangheta ha puntato su un altro leader, Enzo Misiano di Fratelli d'Italia, anni prima era l'autista della cosca del boss Spagnolo.

Oggi tutti prendono le distanze da Misiano e dagli altri candidati incappati nell'inchiesta della magistratura: compresa la candidata sindaco di FDI.

Ma quando si tratta di chiedere i voti, anche quelli della ndrangheta vanno bene.

LA pasta del senatore di Bernardo Iovene

Il grano del senatore Cappelli rende meno delle altre qualità, ma fa molto bene alla salute: il servizio di Iovene racconta degli effetti positivi sulla salute (meno intolleranze per chi ha disturbi intestinali), ma su cui si sta combattendo una battaglia che rischia di togliere dal mercato questo seme.

Quella del Cappelli non è una leggenda: il Policlinico Gemelli ha fatto un test su una popolazione di persone sensibili al glutine.

Con questo seme, si riducono i sintomi di intolleranza al glutine (mal di testa, gonfiori, dermatite): per confermare il dato va allargato il test su una popolazione più ampia.

Ma poiché è poi scoppiato il caso dell'Antitrust, sulla SIS, questa notizia è finita in secondo piano.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità