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Report: Lombardia e test sierologici

Pandemia aerea – Giulia Presutti

Prima del servizio dedicato alla Lombardia e al sistema lombardo, il servizio di Giulia Presutti sugli effetti della pandemia sui voli aerei.

LE compagnie aeree, nonostante non ci siano blocchi sui voli, hanno continuato a cancellare i voli, con pochi giorni di preavviso: il governo aveva tolto l'obbligo di rimborsare coi soldi i passeggeri, ma solo nel lockdown.

I voucher continuano ad essere usati ancora oggi: chi tutela i diritti dei passeggeri?

Gaetano ha visto tre voli annullati, per un valore di 450 euro: la compagnia Volotea lo ha rimborsato il costo con un voucher, non ha avuto la possibilità di essere rimborsato con denaro.

Elisa si è vista rimborsare con un voucher un volo cancellato a luglio, sempre da Volotea: per molti il voucher è stata una beffa. Che dice Enac?

Sono state richiamate le compagnie, spiega la vicedirettrice: le compagnie incassano in anticipo i soldi dei biglietti, come un bancomat, perché poi basta cancellare il volo e cavarsela con questi finti rimborsi.

Anche perché non tutti i rimborsati possono permettersi di decidere la data del volo all'ultimo momento.

Non solo, i call center delle compagnie non funzionavano, si sono registrati diversi casi di persone che hanno aspettato ore al telefono, per un numero a pagamento.

Alitalia ha ricevuto 200ml di fondi pubblici, per il Covid: come mai non rimborsa i biglietti oggi? “Rimborseremo tutti quelli che dobbiamo rimborsare” assicura un responsabile della compagnia di bandiera.

Enac ha emesso una sola sanzione, negli ultimi anni. L'antitrust si sta muovendo per una istruttoria, su Ryan Air, Easy Jet, Vueling. Ma con calma.

L'inchiesta di Giorgio Mottola sul sistema lombardo

Chi in Lombardia ha cercato di portare avanti test sierologici rapidi si è trovato davanti l'opposizione della Lega che, col segretario Grimoldi, si è mossa contro il sindaco di Robbio: ci sono dei messaggi di minaccia, così tutti i comuni hanno dovuto aspettare la Diasorin.

La scorsa puntata, con l'intervista a Caianiello, organizzatore occulto della giunta Fontana, Report ha raccontato come funzionano le candidature in regione, la ricerca dei voti della ndrangheta in regione, il meccanismo delle mazzette. La selezione dei candidati, il drenare denaro pubblico.

Tangentopoli non è mai finita, racconta Caianiello: la politica ha un costo, la mazzetta deriva da chi la chiede ma anche da chi la propone.

Se vuoi entrare nel giro che conta in regione, con gli appalti, devi essere vicino alla politica: è la storia dell'imprenditore Daniele D'Alfonso.

Ai politici di Forza Italia ha pagato vacanze e mazzette, per entrare nel giro grande: anche D'Alfonso si è rivolto a Caianiello, che lo ha messo a fianco del consigliere Tatarella.

A quest'ultimo dava 5000 euro al mese, perché gli presentava politici, perché così poteva ottenere appalti con l'Amsa.

Daniele D'Alfonso ha anche legami con la ndrangheta lombarda, per esempio con una società dei Molluso con cui ha portato a termine lavori edili.

Soldi in nero sono arrivati anche al gruppo di FDI e a consiglieri di Forza Italia, tutti vicini a Caianiello.

Il portafoglio dell'imprenditore torna utile alle regionali del 2018, quando Caianiello lo mise in contatto con suoi candidati: “si sapeva che D'Alfonso dava una mano alla campagna elettorale di Forza Italia..”

Soldi dati per ottenere poi qualcosa in cambio, finita la campagna elettorale (quella stravinta dal centro destra): sono decine di migliaia di euro in nero spesi per i politici che si presentavano alle elezioni, una specie di pesca, racconta il giornalista.

E' così se vuoi lavorare. Cosa vuoi fare? Devi morire di fame o lavorare, io ho una famiglia da mantenere, cosa faccio?” è stata la risposta dell'imprenditore, che poi ha proseguito “Sono quindici anni che li conosco, sono quindici anni che ho rapporti privati.. se io ho una campagna elettorale da dare una mano devo dare una mano ..”

Tra i candidati che D'Alfonso sostiene con più soldi in nero c'è Fabio Altitonante (20mila euro in nero), delfino di Caianiello che riesce a farsi eleggere in regione e ad ottenere da Fontana la nomina a sottosegretario regionale con la delega pesante sulla rigenerazione dell'area Expo.

I soldi per la politica? Sono gettoni spesi per entrare in un certo giro, in certi meccanismi, per farsi vedere: “lo fanno tutti” ammette D'Alfonso.

Per i soldi presi da D'Alfonso (l'accusa è di traffico di influenze), Altitonante è stato arrestato e costretto a dimettersi da sottosegretario ma ha conservato il posto in consiglio regionale. E nonostante tutto questa estate si è candidato sindaco in una piccola città abruzzese, Montorio.

“Mi hanno chiesto se, con la mia esperienza, potevo sopportarli in questa rinascita del paese” è stata la risposta del consigliere, di fronte a questa contraddizione. “Sono certo che da processo ne uscirò pulito..”

A che livello è stata fissata l'asticella dell'etica in Lombardia? Imprenditori che pagano gettoni per avvicinare politici (e che poi non pagano i lavori con la ndrangheta), per poi ottenere lavori da aziende pubbliche.

Nelle società pubbliche della regione, ogni consulenza, ogni nomina, ogni incarico doveva passare per l'ok di Caianiello: tutti i bandi erano di fatto truccati, le nomine sono frutto di spartizione politica, non in base al merito.

Quando il professionista riceveva l'incarico dalla regione, doveva pagare la tassa a Caianiello: arrivava dal commercialista che lavorava con la partecipata una fattura da pagare.

Si parla di un versamento del 10%: si chiama mazzetta, basta moltiplicare le consulenze per n volte e così si nascondono i finanziamenti occulti al politico.

A volte i contributi arrivavano cash all'ex dirigente di FI, che poi riversava in parte nelle casse del partito. Oltre a FI, c'erano altri partiti che ricevevano le decime dai loro professionisti: Caianiello parla di FI, Lega e PD.

L'ex segretario di FI a Gallarate, Bilardo, parla di un professionista di Varese, l'avvocato M., che si è preso diversi incarichi in provincia: un sistema di spartizione degli incarichi in quota Lega, che in provincia dava solo incarichi a M. – racconta l'ex assessore Licati e lo ha pure confermato Caianiello.

M. ha lavorato con Fontana come avvocato e oggi è consulente della regione (diretta da Fontana) per 50mila euro: il suo potere deriva dalla sua associazione, che organizza convegni in regione e che strizza l'occhio al secessionismo della vecchia Lega.

Ma in quella associazione c'era modo di incontrare il mondo leghista: lo racconta un ex delegato, che parla di una sorta di CL della Lega.

Gruppi di professionisti che lavorano assieme, in lobby, con forte interesse nel settore sanitario: M. ha fatto diverse consulenze con ospedali lombardi, da Melegnano a Varese a Como.

L'ex assessore Monica Rizzi racconta dei rapporti di M. con la lega di Bossi: li considerava dei fascisti e li aveva messi nel libro nero.

Dalla stessa associazione arriva anche Savoini, quello con busto del Duce sulla scrivania: Report aveva raccontato la storia della compravendita di petrolio, all'hotel Metropol di Mosca, per far arrivare dei soldi alla Lega di Salvini, si parla di 65mln per finanziare la campagna elettorale.

Nella trattativa si cita il nome di M., che sedeva nel comitato direttivo di Banca Intesa: vicenda in cui non c'entra nulla – il commento dell'avvocato su queste intercettazioni.

Non tutti hanno voglia di parlare di M.: un ex parlamentare della Lega ha parlato dei suoi rapporti con Giorgetti, nella stessa foto con M. e il suo braccio alzato.

M. è stato nominato, in quota Lega, in Italgas: favorito dalla Lega? Fatto smentito dall'ex sottosegretario. Ma quando Bossi è stato estromesso dalla Lega, M. ha iniziato a prendere incarichi importanti, fino alla fondazione Cariplo: a Varese i membri sono decisi dalla provincia.

La Lega ha chiesto, a Varese, i tre posti nella fondazione Cariplo – racconta Caianiello: gestisce milioni da usare poi sul territorio, anche per attività di beneficenza.

Dalla fondazione arrivano soldi all'associazione, per progetti su Celti in Lombardia per esempio.

E' la logica della Lega, occupare tutti i posti e poi distribuire i posti a valvassori e valvassini – racconta un dirigente della fondazione che ha preferito rimanere anonima.

M. ha risposto al servizio di Report, spiegando via email che vuole fare cultura e non politica, che ora è solo un socio dell'associazione. La politica è come un magnete, commenta Ranucci, pretende che tutto ruoti attorno a lei.

Come racconta la storia dei tamponi che alcuni comuni lombardi hanno voluto fare, senza aspettare la regione: a Robbio hanno fatto 4500 tamponi, dove in molti han pagato per chi non poteva. Con questa operazione, che non ha pesato sulle casse pubbliche, si è fatto uno screening locale, suscitando però le ire della regione Lombardia.

Molti comuni hanno ricevuto il divieto di fare test sierologici: è successo a Cisliano, che ha ricevuto una diffida da ATS, basata su cavilli burocratici.

Il sindaco di Robbio, nonostante le diffide dell'ATS di Pavia è andato avanti: la regione aveva affidato i test a Diasorin, con cui aveva firmato un contratto in esclusiva. Ma la Diasorin non era pronta quando i comuni si sono mossi a marzo con dei test certificati e usati poi in Emilia e Romagna.

Techno genetics (un'azienda concorrente) aveva messo a disposizione i suoi test al San Matteo, vedendoseli rifiutati.

Ma la regione non ha nemmeno fatto la gara per il tampone: su questo appalto la procura ha aperto un'inchiesta.

Anche in questa storia c'è una società pubblica, l'Istituto insubrico, i suoi rapporti con la Diasorin, il suo direttore generale Gambini, pure lui in stretti rapporti con M. Una bella carriera per uno che è partito da una farmacia e che ora è dirigente del Besta.

Contro i sindaci ribelli sono scesi in campo i pezzi grossi della Lega: anziché preoccuparsi della situazione sanitaria in regione, due deputati hanno firmato una interpellanza al ministro Speranza, per fermare il lavoro dei sindaci come quello di Robbio (“quella merda di Robbio”).

Il segretario regionale Grimoldi ha mandato dei messaggi agli amministratori locali, contro Robbio: al solo sentir nominare Diasorin, Grimoldi ha minacciato una querela, dicendo di non conoscere dove sta Robbio.

Perché questo accanimento contro i test fatti a Robbio? In altre regioni però quei test sono stati fatti, senza problemi da parte del ministero della sanità.

Se queste indagini dovessero confermare le accuse, sarebbe triste scoprire che l'avidità umana sovrasta il bene della salute dei cittadini.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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