Report: "La divina provvidenza", don Verzè e i servizi segreti
Diceva don Verzè, in un intervista, per spiegare il suo spirito come imprenditore “io vado avanti e vedo se la divina provvidenza mi segue”. Ma, dall'inchiesta di Report di Alberto Nerazzini, che per spiegare le ragioni del buco della fondazione S. Raffaele è andato perfino nelle fazendas brasiliane del Don, sembrerebbe che la provvidenza che ha aiutato la fondazione sia stata molto più terrena.
Su questo le dico il “Botti-pensiero”: è che qui il disastro non sono tanto le mazzette, cioè pure le mazzette stanno venendo fuori e sono orribili, ma il disastro…
Ci sono le mazzette, ovviamente.
Sì, sì ci sono le mazzette, no, non sto…! Ma, voglio dire, il disastro…
E lei non le aveva mai viste le mazzette…
No! Eh, lo so, cosa vuole che le dica…
L’odore lo sentiva!
Qui il disastro non è generato dalle mazzette, il disastro è generato da decine, centinaia di milioni di euro investite in investimenti che secondo me non andavano fatti. Questo è un posto che se pulito da queste cazzate, questo è un posto che sta in piedi ed è sano.
Questo è quello che penso io.
E’ la mia discussione tra me e Cal! Dico: “Mario, questo è un posto sano. Qui il problema non è la gestione, ma il problema è altrove…”
Cioè, sei tu Cal…
Esatto tu e don Luigi. Lui cosa fa a 90 anni, vuole il settimo piano, non si accontenta del sesto che è già una reggia...
Che è quello che ho intravisto io…
Ma vuole il settimo, spende dai 4 ai 5 milioni di euro su un immobile che non è nostro, dico nostro, non è del San Raffaele, ma è dell’Inail. Quindi l’Inail gli dice: “vuoi fare una miglioria? Cazzi tuoi io non ti riconosco un euro”. Quindi lui – questo per dire lamegalomania - investe 4 o 5 milioni per il suo ufficio, la sua palma che non serve a nessuno.
Un aereo che ha viaggiato, tra l'altro, tanto; non è stato mai fermo. E il cui piano di volo, qualche volta, ha anche degli strani buchi. Sparisce dai registri aeronautici: per esempio da e per Baku, la capitale dell'Azerbaigian del presidente Aliyev, gran amico del don. Come era anche amico di Pio Pompa (del Sismi), a cui don Verzè pagava laute consulenze.
A Taranto la regione invece di investire negli ospedali pubblici che già ha, decide di finanziarne uno di sana pianta gestito da don Verzè. Poi ci sono già le delibere, ma poi l’aureola del prete si offusca e come se ne esce? Tutto fermo perché si scopre, su quei terreni ancora non si può costruire. Ad Olbia era andata diversamente, il pubblico da solo non ce la fa, don Verzè dice ci penso io a portarti qui un San Raffaele, tu dammi le convenzioni. Ci sono voluti 20 anni a convincere la regione, alla fine le garanzie arrivano: don Verzè comincia a costruire prima la sua villa con piscina in parte abusiva, e poi parte con l’ospedale, mancano solo le rifiniture e arriva il crac. Oggi il San Raffaele è gestito dallo Ior che dice: quell’ospedale lì non so se m’ interessa più tanto. A costruire, sempre il fedele Z., che si affida alle imprese locali, che anticipano tutto lui non le paga e adesso chi s’è visto s’è visto. Il crac però serve anche a sollevare il velo sulle radici di quella malattia che gli hanno consentito di innalzare la cupola più grande San Pietro. Proprio a Roma, costruisce, tesse una rete di relazioni e protezioni veramente insolite per un prete. Documenti lo legano a Pollari, ex capo del Sismi e al suo braccio destro Pio Pompa.[..]
Il generale Pollari, invitato a fornire la sua versione, non ci ha risposto. Oggi Pollari e Pio Pompa sono indagati per aver utilizzato denaro pubblico per fini privati, come il dossieraggio. Ma cosa c’entra un prete che fa sanità con i servizi segreti militari?
Sappiamo che da una parte la Fondazione ha una galassia di società opache sparse un po’ ovunque da Gerusalemme al Brasile, dall’altra il Sismi farà il suo mestiere.E poi, l’amicizia che aiuta le coincidenze di interesse. Come quella interessante villa con parco e piscina acquistata da Pollari da don Verzè per 500.000 euro, un po’ poco rispetto ai prezzo di mercato.
Di fianco, ci sono altri due immobili, sempre della Fondazione, uno diventa un ufficio del Sismi. Quei due immobili due anni fa sono stati acquistati dagli istituti fisioterapici per 10 milioni di euro. Forse un po’ tanto rispetto ai prezzi di mercato, ma il finanziamento era stato autorizzato dal Ministero della Salute, allora diretto da Ferruccio Fazio, ex dipendente del San Raffaele. Bene alla fine resta un don Verzéche rivendica la correttezza di ogni sua azione, tutto quello che è stato fatto è opera mia, dice, e si paragona a Gesù Cristo in croce. Da credente, penso che forse magari Gesù Cristo non è tanto contento. E poi c’è una lettera, scritta da chi ha ambizioni più terrene, e quell’ospedale lo ha reso famoso stando in corsia o in sala operatoria. La lettera dice: “Noi medici del San Raffaele, nonostante le difficoltà quotidiane, proseguiamo nell’attività di assistenza, ricerca e didattica, secondo lo spirito che da sempre ci unisce e contraddistingue. .Per i nostri pazienti e per quelli che incontreremo in futuro, siamo unicamente medici,con l’obiettivo di dedicarci al malato al meglio delle nostre possibilità”.
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