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Report - Il mondo del biologico

 
Il biologico è buono, il biologico è migliore, fa bene alla salute, ha un gusto migliore...
 
Quando in Italia si crea una bolla attorno ad un prodotto, questa attira attorno una platea di furbi pronti ad approfittarne. Vale lo stesso per i cibi col bollino di “biologici”: la frutta, la pasta, la verdura. E' un'etichetta che rassicura il consumatore, che magari si ferma a quella scritta e non legge oltre: ma è anche un'etichetta che costa, che pesa di più sulle tasche del consumatore.
Ma sarà tutt'oro quello che luccica?
 
Le inchieste di Report di ieri sera si sono occupate proprio di questo.
 
La prima, I biofurbi: riso di Piero Riccardi, racconterà del lato nascosto dei produttori di riso biologico. Come è possibile che in Italia si produca la stessa resa (quintali per ettaro) di riso biologico che di riso “convenzionale”? Che controlli abbiamo? Che razza di riso finisce sulle nostre tavole?

La scheda:
“Il biologico secondo me fa le stesse cose del non biologico. Stessi trattamenti... Bisogna prenderli nel momento in cui diserbano. In quei momenti li bisogna andarli a prendere quelli che fanno il riso biologico!” Risicoltori che accusano altri risicoltori. I diserbanti in agricoltura biologica ovviamente non sono ammessi, ma sembra che qualcuno non ci creda molto. L'accusa è pesante perché il riso bio viene pagato anche 3 volte tanto rispetto a quello prodotto con agricoltura convenzionale, quella che può usare i diserbanti per combattere le erbe infestanti. Il bio viene pagato di più perché produce di meno. O almeno dovrebbe essere così.Dal sito del Sinab, del Ministero dell'agricoltura vediamo però che il riso bio prodotto in Italia ammonta a 570.217 mila quintali, prodotti su 8405 ettari, che fa una media di 67,84 quintali a ettaro, cioè in pratica la stessa media del riso convenzionale. E i risicoltori piemontesi che fanno convenzionale non ci stanno e chiedono controlli. Ma come funzionano i controlli e chi deve controllare?Report è stata nelle campagne intorno a Vercelli, la capitale del riso italiano. Attorno al canale Cavour, distese di riso. Tra poco verrà raccolto, ma i prezzi del riso stanno crollando per via di importazioni in Europa di riso asiatico a prezzi stracciati. Cambogia, Birmania forti di un accordo commerciale con l'Europa per esportare a dazio zero, stanno conquistando i mercati europei. Eppure fino a ieri noi eravamo i signori del riso italiano.
 
Seconda inchiesta: i prodotti per la bellezza biologici.
 
"I biofurbi: i cosmetici" di Emanuele Bellano. Anche qui si ha l'impressione che la parola bio serva più che altro a far alzare il prezzo dei prodotti.
Il mercato dei cosmetici biologici e naturali raggiungerà alla fine del 2014 i 400 milioni di euro di fatturato. E' un settore in costante crescita e rispetto al 2013 è aumentato del 7,7 per cento. Nel mondo, il giro d'affari legato a questo tipo di prodotti, tocca i 13 miliardi di dollari. Creme, saponi e trucchi bio si trovano ormai non solo nelle botteghe dedicate ma anche negli scaffali delle grandi catene di distribuzione. Come facciamo ad essere sicuri che quando prendiamo un cosmetico con la scritta "bio" stiamo comprando davvero un prodotto biologico? Che differenza c'è tra naturale, ecologico e bio? E poi, chi tutela il produttore che ricorre all'agricoltura biologica per fabbricare i propri cosmetici da chi invece usa la parola "bio" solo perché fa vendere di più?
 
"La cricca del Po"  è il servizio di Giulio Valesini sull'agenzia che segue la manutenzione delle rive del Po, per la manutenzione degli argini e la loro messa in sicurezza.
L’AIPo è l’agenzia pubblica che si occupa della manutenzione e della sicurezza del fiume Po. Decide come e dove intervenire per mettere in sicurezza gli argini del fiume e dei suoi affluenti: appalti che ogni anno valgono circa 200 milioni. Nel 2013 la Procura di Rovigo ha concluso un’indagine su alcuni lavori assegnati dall’AIPo. Sono indagati quattro funzionari pubblici e tre imprenditori. Uno di questi ha raccontato ai magistrati come ha funzionato il sistema per alcuni appalti: chi ha dovuto pagare per lavorare e come si fa la cresta sui lavori.

Dell'obbligo di montare le ruote da neve è il tema del servizio di Giuliano Marrucci: “Catene da sole”:

Dal 15 novembre in molte strade italiane è partito l'obbligo di pneumatici invernali o catene a bordo. Sapere esattamente quali, è impossibile. Ogni gestore fa la delibera per i tratti di sua competenza e linee guida da rispettare non ce ne sono. E così l'obbligo non c'è nella nebbia della pianura padana, ma per andare al mare in provincia di Trani, si. Anche con un sole che spacca le pietre. Anche se con 20 gradi gli pneumatici invernali sono molto meno sicuri di quelli estivi.
 
Il fiato sul collo” è il servizio di Emilio Casalini su Equitalia e sulle cartelle di pagamenti che arrivano agli italiani. In caso di errori da parte dell'ente pubblico, è facile far valere le proprie ragioni?
“Equitalia notifica ai cittadini le cartelle di pagamento per conto di vari enti pubblici. Se ritieni di non dover pagare puoi difendere le tue ragioni con più facilità, chiedere di sospendere la riscossione e avere risposta in tempi certi”. Questo è quello che dice il loro sito, ma poi la realtà, tra verbali sbagliati, tasse già pagate, assenza di risposte, come molti italiani sanno, è ben diversa.
 
Infine, Giuliano Marrucci e i pagamenti elettronici verso la pubblica amministrazione: “La fattura elettronica”. Un bel risparmio di carta e di tempo, da parte dei fornitori. L'inchiesta si chiede che fine facciano i pagamenti una volta arrivati ai sistemi
Dal 6 giugno una bella fetta della Pubblica Amministrazione ha dovuto dire addio alla carta stampata ed è stata obbligata a ricevere le fatture esclusivamente in formato elettronico. Per i fornitori è stato un gran sacrificio, ma se in cambio possiamo ottenere l'eliminazione della carta e la semplificazione dei processi interni della pubblica amministrazione, ne varrà senz'altro la pena. Ma che fine fa il file elettronico una volta che entra dentro agli uffici? 
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