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Renzi, il sindaco ciclista

Fra i servizi dedicati alla politica, il telegiornale offre in questi giorni un flash del giovane Renzi che volteggia in bicicletta, disinvolto e senza mani per le vie della città. In fatto di mobilità alternativa l’ultimo prodigio della politica nazionale non finisce di stupire quanti, a Firenze, della bicicletta fanno uso tutti i giorni, per motivi di traffico, di praticità e, con i tempi che corrono, di convenienza economica.

Prima di arrischiarsi sui pedali avrebbe fatto bene, il nostro sindaco, a informarsi in giro sul corretto utilizzo del fedele cavallo d’acciaio. Il codice della strada assegna a questo veicolo un ruolo specifico nell’ambito dei mezzi di trasporto e sanziona comportamenti anomali e pericolosi come quello esibito in pubblico dal primo cittadino di Firenze.


Il nostro ormai maturo ragazzino non bada a queste cose e mostra di considerare la bicicletta uno strumento di trastullo, da scegliere fra quelle che fanno “figo”, come il modello visto in TV, adatto ad essere usato per compiere su strada evoluzioni da giardinetti. C’era da immaginarselo, viste le condizioni della viabilità ciclabile nell’ormai irrespirabile “Città del giglio”.

Tempo addietro, in un servizio di Rai3 Regione vennero mostrati alcuni punti particolarmente pericolosi o penalizzanti per il ciclista, disseminati per la viabilità. “Cose da pazzi”, avrebbe detto Totò se gli avessero mostrato simili obbrobri: piste ciclabili inaccessibili, incroci invalicabili, attraversamenti trappola. Le “cose da pazzi” sono quelle che poi finiscono per provocare tragedie, nonostante i pianti e i lamenti dei ciclisti di città, a distanza di anni a Firenze non le ha cambiate nessuno.

Per il cattivo esempio come ciclista di città al nostro sindaco sarebbe da augurare una meritata multa, come responsabile della viabilità, basterebbe che venisse mandato a fare... il Presidente del Consiglio.
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.160) 9 maggio 2013 20:02

    Largo al nuovismo >

    Tutti si interrogano sul come il PD sia finito nel pantano e se potrà uscirne. Il partito sembra aver smarrito la sua identità e soffrire di spinte centrifughe.

    Due casi.
    Quando si è trattato di votare per il governo Letta, il “rampante” Pippo Civati avrebbe potuto (nel segreto dell’urna) dire si, no oppure astenersi. Come preannunciato, al momento del voto ha scelto di uscire dall’Aula e di andare a partecipare ad un talk show.
    E’ stato senza dubbio un modo efficace di rendere “visibile” la propria “distinzione”.

    Secondo.
    Matteo Renzi ha per mesi “picchettato” la Direzione nazionale del PD in nome della “rottamazione”. L’ha definita “una grande liturgia” e spesso “una terapia di gruppo” che lascia il tempo che trova.
    Dopo aver tacciato di “inconcludenza” Bersani si è spinto fino a rinfacciargli di anteporre i suoi “destini personali” a quelli del paese.
    Ora che il PD è in crisi si guarda bene dal proporsi come Segretario. Suo obiettivo è e resta solo quello di diventare Premier.

    Postilla.
    Anche Berlusconi e Grillo si dicono portatori di “novità”. Eppure fanno di tutto per mantenere “unito” il partito.
    Forse è Tutta colpa di Carosello se anche in politica piovono gli spot …

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