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Renzi chiude Leopolda: ridare speranza a Italia ed Europa, basta austerity

 
La cosa fondamentale nell'attuale momento è ridare speranza all'Italia ed è quanto permea sin dall'inizio il discorso di Matteo Renzi sino a trovare esplicita enunciazione al suo termine salutato da una cospicua "standing ovation" dopo esser stato più volte interrotto dagl'applausi.
 
La speranza si costruisce nel presente ed è per il futuro, perciò il PD non può essere un partito di reduci che guardano al passato, è la risposta alle posizioni togliattiane emerse nella minoranza del partito e presenti anche in piazza San Giovanni. Da essa tuttavia il Presidente del Consiglio è pronto ad accettare "qualsiasi critica ed anche eventuali insulti..." ma non il volgersi al passato come direzione per il futuro e gl'esmpi che fa sono eloquentissimi: "Non si può stare a guardare dove stia la fessura per i gettoni del telefono nell'iphone...". Il mondo, come quest'esempio dimostra, ha subìto cambiamenti radicalissimi negli ultimi decenni e la realtà è nuova e diversa e questo è un dato imprescindibile. Un dato anche mediatico, politico e di intelligence: "Oggi un ragazzo di sedici anni con un telefonino connesso alla rete dispone di più informazioni in tempo reale di quante ne aveva a suo tempo Clinton e ciò impone una maggiore responsabilità a tutti noi e maggiori doveri: nessuno può più dire non lo sapevo".
 
Questo riguarda anzitutto il lavoro e lo Stato che ha il dovere di essere vicino a chi per esempio lo ha perso con un sostegno immediato, con la proposta in tempi utili di un nuovo posto che eventualmente il candidato ha una prima volta la facoltà di non accettare, ma poi il dovere invece di accettare il secondo magari con un corso formativo. E' questo il Jobs act che colma dunque in materia una lacuna grave della normativa e della proceduralità nel nostro Paese. Renzi lo tace ma è quanto sostanzialmente già accade in Germania dagl'anni '80 e quanto ha rinormizzato in tempi più recenti l'ex cancelliere Schroeder. A proposito di Germania Matteo coglie l'occasione per togliersi (e se lo merita) un sassolino dalla scarpa: "Vogliamo l'Europa che l'Italia ha contribuito a costruire insieme agli altri Paesi ed il nostro spirito e la nostra storia sono in questa costruzione, ma chiediamo ad essa il rispetto anche per noi: io, Angela, ti rispetto e rispetto i tuoi 10,2 milioni di elettori, ma io ne ho presi 11,6...". In questa Europa però va tolta l'immagine portata da certi italiani, gli uomini della sfiducia, "tanto l'Italia e l'Europa non ce la faranno..." perché con questi si rischia davvero di non farcela. Vanno invece portati avanti gli uomini della fiducia nei Paesi, nell'economia, nelle persone e nelle istituzioni, e, tra queste, Renzi ricorda con accoramento Giorgio Napolitano ed il suo impegno tra mille ostacoli e anche denigrazioni, a lui un grazie particolare... Applausi lo interrompono mentre il discorso volge ormai al termine.
 
 
Foto: Palazzo Chigi/Flickr
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