• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Razzismo inestirpabile

Razzismo inestirpabile

Razzismo inestirpabile

A mio avviso, quando si accenna un tema delicato come il razzismo, c’è un certo disagio, verso un’altra razza, se non vogliamo ingannare noi stessi.
 
Per esempio, siamo attaccati al nostro rione, alla nostra città, alla nostra strada, alla nostra chiesa, alle piccole cose che ci fanno ricordare la nostra infanzia, e tutto ciò che è naturale. Tutti noi riceviamo sin da piccoli un’educazione, una religione che, invece di unirci, ci divide e quando diventiamo grandi serbiamo, chi più chi meno, le stesse usanze.
 
L´uomo diffida del diverso anche quando ci riferiamo ad una razza. Un conto è vedere a distanza un piccolo gruppo di persone che non sono della tua razza, un altro è accettare la convivenza. Mi ricordo di mio zio, a Scandicci, mi diceva: "vedi prima ci si lamentava dei napoletani, che arrivavano da tutte le parti, e ora...?" Il Brasile, a San Paolo, una megalopoli, è multietnico, abituati a convivere con tutte le razze, europei, giapponesi, arabi, giudei e neri, gli unici che sono appartati in piccole tribù sono etnie superstiti di indios dell’entroterra brasiliano. Cinquantanni fa, qui i negri erano eclissati dalla società, ancora oggi, in certi luoghi come i Club e le scuole private, minimizzano l´afflusso di negri in questi luoghi.
 
È inutile credere che non esista in fondo ancora questo preconcetto razzista. Ho avuto bisogno nel mio piccolo settore di artigiano della mano d´opera di queste persone e ne sono fiero. Ho dei bei ricordi, in tutti i sensi, sia come onestà sia come professionalità. Ma si ritorna sempre da capo, la nostra educazione ancora è molto settaria e ancora veste questa maschera dovuta all’ignoranza. Tutto sommato, ancora la legge del più forte opprime il suo simile più debole, abbiamo ancora le frontiere, dentro di noi, le prigioni, la bandiera, la patria, la lingua, le tradizioni, i gusti del cibo, il vestito che vestiamo. Tutto questo, sono ancora vincoli che ci ostacolano al convivio pieno, par condition con un simile a noi. L´uomo universale, ancora non è nato.
 
La nostra struttura sociale è visceralmente ancora razzista. Nonostante tutto bisogna avere il rispetto del prossimo, sia lui di che razza sia, e questo già sarebbe un pricipio che ci avvierà ad orizzonti più ampi e sereni.
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares