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Quello che non si vuol capire della violenza a Roma: le "pistole coatte"

Il 2 gennaio il primo gambizzato dell’anno a Roma, non un personaggio qualsiasi ma Francesco Bianco, con un passato nei Nar e un presente toccato da Parentopoli

Non ho aggettivato nessuno dei due precedenti che hanno portato alle cronache Bianco perché il solo qualificare il suo passato o la vicenda dell’Atac svierebbe immediatamente ciò che si può dire sulla gambizzazione stessa. 
 
 
È infatti prassi comune (e sbagliata) fare subito dei collegamenti con il passato di una persona. Può valere per moltissimi casi, può essere anche giustificato dalla logica. Ma oggi a Roma non si può ragionare così. 
 
Oggi a Roma il pericolo latente non sono tanto la criminalità organizzata, che c’è, esiste ma che non ha interessi particolari per fare rumore mediatico. E quando lo fa lo si evince subito dalla modalità e dalla professionalità con cui compie certi atti. 
 
Oggi a Roma il pericolo latente non sono neanche le bande che si stanno giocando una partita a scacchi per lo spaccio di droga. Colpevoli perfetti per il procuratore e il sindaco della capitale. 
 
Oggi a Roma il pericolo latente non è lo scontro politico, praticamente inesistente. 
 
Oggi a Roma il guaio, il virus che serpeggia tra i quartieri, il problema vero è la moda delle pistole coatte. Termine coniato quando abbiamo visto che i fatti di sangue dati dalla polvere da sparo erano imperfetti, raffazzonati, frequenti. Quando abbiamo visto che si può essere colpiti per un debito di mille euro, per una lite, per una mancanza di rispetto.
 
Motivi che riportano a Rugantino, ma che a Rugantino si fermano. Perché le modalità di scontro sono cambiate. Si sono evolute sullo stile del Dandy, del Libanese, di Fierolocchio, del Freddo
 
Tutti personaggi che non c'entrano niente con le pistole coatte, ma che hanno ottenebrato la fantasia e creato non dei modelli ma dei riferimenti visivi. Le “pistole coatte” sono nate perché se non spari non sei nessuno, "non conti un cazzo", come si direbbe fuori dal "baretto" di quartiere. 
 
Oggi per sentirti criminale vero, per avere un ruolo nella società, che non sia il classico impiegato, operaio, manovale, spazzino… devi farti rispettare. Devi dimostrare ai tuoi compari di bevute che hai il “fero” e che se ce l’hai lo usi. Che sei anche tu “l’er più de zona”. 
 
Non importa che per ferire qualcuno ci metti tre, quattro, cinque colpi. Non importa se quando senti il primo colpo già hai la mano che trema e spari quasi a caso. L’importante è sparare
 
E’ questo il vero problema a Roma. Una marea di “stracciaculi”, termine non a caso ripreso da Romanzo Criminale, pronti a sparare per una lite, per gelosia o per recuperare mille euro o un pagamento in ritardo di un paio di dosi di cocaina. 
 
Non bisogna quindi andare alla ricerca della strategia della tensione, di Parentopoli, di dietrologie legate ai servizi segreti e chi più ne ha più ne metta. 
 
La realtà è stata creata dai nostri tempi, dalla nostra assenza di tutto, ora anche del lavoro. Realtà che mette su strada, ragazzi e non, con il bisogno di essere qualcuno, di fare qualcosa e di avere qualcosa. Tutte potenziali braccia armate, anche del più pidocchioso usuraio di quartiere.
 
La nostra colpa, a volte, è di cercare il sasso dietro a una mano, non accorgendoci che è la mano che dobbiamo vedere, che è la mano che impugna la “pistola coatta”.
 
 
di Alessandro Ambrosini
 
 

 
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.184) 8 gennaio 2012 03:02

    Caspita da come hai scritto quest’articolo sembri un aibtuee delle armi!

  • Di Geri Steve (---.---.---.33) 8 gennaio 2012 10:29

    Io non ho oggi elementi sufficienti per capire l’origine di questo orribile omicidio.

    La tesi delle pistole coatte mi convince poco, ma non la escludo.

    Se cosi’ fosse, significherebbe pero’ che dietro ci sono almeno altre due "cause":
    1) Carenza di controllo della polizia sulla criminalita’.
    2) Presenza forte di criminalita’ organizzata che offre "carriera" ai "coatti" piu’ disponibili e bravi a sparare.

    E’ chiaro che 1) influisce su 2), ma se la criminalita’ organizzata e’ al governo o ne e’ in qualche modo alleata, succede che 2) influisce su 1).

    Dietro alle pistole, coatte o rapinatrici o estorsive che siano, ci sono persone che contano, che garantiscono protezione a qualcuno e morte ad altri.

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