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Quegli enigmatici versi del Sommo Poeta

Una misteriosa firma autografa su un manoscritto medievale innesca l’avvincente vicenda di cui narra il romanzo di Bianca Garavelli “Le terzine perdute di Dante” (Baldini & Castoldi).

Misterioso e affascinante è il teatro d’azione del romanzo "Le terzine perdute di Dante" di Bianca Garavelli (Baldini & Castoldi, pp. 334, € 9,90), soprattutto perché il protagonista della storia è il Sommo Poeta Dante Alighieri. La vicenda, infatti, prende le mosse dal discusso soggiorno del letterato a Parigi, collocabile nel 1309. Mentre attraversa un ponte sulla Senna, alcuni passi nella notte scuotono lo scrittore fiorentino. Una figura incappucciata lo segue e lo raggiunge: una donna si svela a lui, il quale si troverà presto all’interno di una lotta spietata per la salvezza del genere umano. La posta in gioco è altissima e solo un prescelto come Dante, depositario di un segreto terribile, può essere il profeta e il risolutore dell’enigma universale.

Sette secoli dopo, a Milano, un giovane cultore di filologia, Riccardo Donati, trova, in un codice medievale francese del Roman de la Rose, dei misteriosi versi e una firma, che parrebbe proprio essere l’autografo originale di Dante. Una scoperta sensazionale, arricchita viepiù da quelle strane terzine che sembrano presagire, una volta decodificate, qualcosa di catastrofico e di terribile per il genere umano. Ma cosa? Trafugato il manoscritto dalla biblioteca ambrosiana, inizia una fuga contro spietati aggressori disposti a tutto pur di entrare in possesso di quel codice medievale. Non mancano colpi di scena da romanzo giallo e insoliti delitti da autentico noir.

Un romanzo avvincente la cui narrazione procede in modo incalzante, con un ritmo serrato da racconto poliziesco, in cui la suspense tiene avvinghiato il lettore fino all’ultima pagina. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, che coniuga la specificità della cultura nazionale letteraria delle origini con la moderna industria europea del romanzo mondo contemporaneo, che presenta personaggi versatili (dagli “io” sfuggenti) e non legati a un luogo abitativo, con delocalizzazione delle azioni e velocità di movimenti in spazi estesi, mentre il tempo sembra contrarsi in un presente sempre più precario. Non manca, attraverso il personaggio del filologo Donati, il suggestivo effetto di straniamento nella descrizione delle scene di realismo magico da thriller esoterico. Una magia romanzesca, si intende, legata indissolubilmente alla fantasy global novel come genere primario di appartenenza.

Colpisce l’armonia con cui l’autrice fonde la storia medievale (tra misteriosofia ed esoterismo) con le teorie scientifiche più recenti sulla nascita dell’universo e con gli studi più avanzati di astrofisica. In questo romanzo si può gustare, di nuovo, tutto il fascino e la suggestione degli ultimi, straordinari, canti del Paradiso dantesco con un finale sorprendente e inatteso. Una corsa frenetica dei personaggi, che avrà termine nella capitale dello spazio romanzesco di tanta narrativa europea otto-novecentesca – la fosca ed esoterica Parigi – per tentare di risolvere l’enigma attraverso l’interpretazione di quelle terzine ritrovate. Colpi di scena, agnizioni, misteri e molto altro in un romanzo che non si legge tanto per sapere come va a finire, ma nella speranza che non finisca mai.

Le immagini: la copertina del libro; Ritratto di Dante Alighieri (1495, tempera su tela, 54,7×47,5, Ginevra, Collezione privata) di Sandro Botticelli (Firenze, 1445 – Firenze, 1510); una foto di Bianca Garavelli (fonte: http://www.biancagaravelli.it/).

Marco Cappadonia Mastrolorenzi

(LucidaMente, anno VIII, n. 85, gennaio 2013)

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