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Quando l’arte non ha i suoi “spazi” diventa tappezzeria

Succede di frequente ad ognuno di noi che, attraverso i social network, si ricevano inviti a serate, eventi, manifestazioni, proiezioni, inaugurazioni e chi più ne ha più ne metta. Da un po’ di tempo ha preso piede, dalle mie parti (Napoli), una nuova tendenza che reputo molto interessante e propositiva: organizzare serate musicali e contest associandoli a “mostre d’arte” presso locali e pub. Come dicevo, di base la reputo un’idea azzeccata quella di portare l’arte in luoghi meno istituzionali e “polverosi” rispetto possono agli spazi museali così come vengono interpretati dalla maggior parte delle persone. Stimolante è la possibilità di rendere le opere d’arte più “vicine” alle persone – ai giovani soprattutto – e alla portata di tutti. Ma ciò non significa, a mio avviso, che ciò possa essere fatto a qualunque costo.

Mi spiego meglio, raccontandovi un’esperienza vissuta di recente.

Ricevo un invito per una serata di musica in un bel locale della zona sul litorale, e la cosa interessante è che alcuni amici – pittori, scultori e fotografi - esporranno le loro opere in una mostra collettiva che si terrà proprio quella sera in un’altra zona del locale. Wow! Non me la perderei per nulla al mondo!

Arrivo al locale con un certo anticipo per accompagnare uno degli amici in questione: la scena che mi si offre alla vista mi lascia senza parole! La sala che ospitava la mostra era ampia, in penombra e piena di tavoli e sedie a cui si sarebbero seduti per mangiare gli avventori. Alle pareti pendeva una corda bianca a cui erano appesi come stracci ad asciugare – con fil di ferro, senza alcun filo logico né gusto - i dipinti, i disegni e le fotografie dei ragazzi che avevano deciso di partecipare alla mostra. Ho riconosciuto subito i partecipanti, poiché in faccia gli si leggeva chiaramente la delusione di quel tipo di organizzazione, allestimento e spazio conferitogli. Le loro opere quasi addossate l’una sulla’altra, a riempire pareti vuote, senza un minimo di senso estetico, quasi al buio di una sala dove l’importante era riempire i tavoli, dar da bere birra ai clienti, e che per una sera aveva deciso di cambiare tappezzeria.

Parlando con alcuni dei ragazzi in mostra, successivamente, mi sono resa conto che va così un po’ in tutte queste serate: mi dicono che a volte le opere gli vengono restituite sporche, oppure scoprono che sono graffiate, bucate, danneggiate. E decidono di non parteciparvi più. A questi ragazzi mi sento di dirgli di informarsi bene sul locale dov’è previsto l’evento, farsi magari un sopralluogo, capire che tipo di musica e pubblico sono previsti, e che tipo di spazio e allestimento gli verrà conferito. 

Ma non voglio prendermela con chi organizza queste serate, poiché so benissimo che bisogna adeguarsi agli spazi che gli vengono offerti, che hanno pochi mezzi, che non possono apportare modifiche alle sale, ai luoghi, che devono attenersi ai patti stabiliti coi locali, e sò anche quanto costa l’affittare un luogo o organizzare un evento artistico fatto bene, conosco questo mondo. Ma permettetemi di consigliarvi di avere più attenzione per gli artisti che ospitate e per le loro opere, e nel caso fatevi qualche dritta da chi se ne occupa da un po’ di tempo in più. Le voci girano veloci, e se una mostra non è organizzata e allestita bene a quella successiva di artistico ci sarà soltanto il vuoto.

L’arte è un linguaggio meraviglioso, interessante, suggestivo e dedicargli spazi, serate, eventi è davvero lodevole, soprattutto quando mezzi e possibilità sono pochi. Ma bisogna darle il giusto valore e il rispetto che merita, non va usata come riempitivo, come elemento aggiuntivo per tirar su di livello una serata di rock metal, o peggio ancora utilizzata da un pub come tappezzeria chic e alternativa di una notte.

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