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Quando il “bavaglio” lo voleva Prodi

Quando il Governo Prodi cercava un modo per imbavagliare la Rete.

Nei giorni scorsi ha suscitato non poche polemiche la notizia, lanciata dal New York Times,secondo cui l’amministrazione Obama starebbe lavorando ad una proposta di legge per rendere piu agevoli i controlli e le intercettazioni su Internet. A finire nel mirino degli 007 informatici americani sarebbero quindi tutti quei servizi di “comunicazione on-line” come Facebook e Blackberry e quelli “peer to peer“come Skype. Motivo? Proteggere gli Stati Uniti dal rischio del terrorismo internazionale.

Alquanto curioso che ad approvare una tale norma che di fatto annullerebbe la privacy sulla rete sia proprio il presidente Obama, lo sfidante alla Casa Bianca che costruì la sua campagna elettorale sul web e che sogna di far discutere le leggi ai propri cittadini unendoli tramite una connessione ad Internet.

In Italia,subito dopo il lancio della “statuetta del Duomo” scagliata da Massimo Tartaglia verso il Premier Berlusconi, fu Schifani a dichiarare: ”Facebook è più pericoloso dei gruppi extraparlamentari degli anni 70”.

Lo stesso Berlusconi il 4 Dicembre 2008, pochi giorni prima dell’aggressione a Milano da parte di Tartagliadichiarò che: ”A gennaio l’Italia presiederà il G8. In quell’occasione porteremo al tavolo dei Grandi una proposta di regolamentazione di Internet, visto che manca in questo settore una regolamentazione uniforme“.

E così, a colpi di dichiarazioni e decreti leggei politicanti stanno cercando di “imbavagliare“ la rete”. "Aggregatore di odio“, "covo di terroristi“, "mezzo di disinformazione e diffamazione". Sono questi alcuni dei motivi che i nostri rappresentanti ci ripetono per giustificare le loro scelte ed ogni occassione - vedi l’attentato al direttore di Libero Maurizio Belpietro - è sfruttata per propagandare la pericolosità del web.

Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet" fu l’emendamento proposto dal senatore dell’UDC D’Alia che avrebbe obbligato i provider a oscurare siti, blog o social media come YouTube e Facebook su richiesta del ministero degli Interni per reati di opinione.

Poi è arrivato il “Decreto Romani“ col quale ogni testo postato online deve essere ricondotto ad un cittadino della rete, vietando di fatto la possibilità di esprimersi in maniera anonima.

Ma chi fu il primo a voler imbavagliare la Rete?

Era il 3 Agosto 2007 quando il Governo Prodi emana,prendendo il nome dal suo principale autore Riccardo Levi,il cosidetto “Decreto Levi-Prodi" ribattezzato poi "Decreto Ammazza Blog".

L’”editto-bulgaro" del democratico Governo Prodi qualificava come prodotto editoriale qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso" e rendeva quindi necessaria “l’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa”dove per attività editoriale”si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative“.

Il sopraggiunto cambio di governo e le molte critiche, interromperanno l’iter fino alla nuova ripresentazione in parlamento il 9 giugno 2008 da parte dello stesso deputato Ricardo Franco Levi, con piccole modifiche al testo precedente. Nonostante tutto però la legge non prenderà mai forma.

Sinistra e Destra hanno scoperto di avere un nemico in comune: Internet.

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