• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Media > Puntata di Report sul latte, i derivati e il falso biologico

Puntata di Report sul latte, i derivati e il falso biologico

Indovina chi viene a cena: latte e isuoi sostituti
Latte senza mucche. Latte che forse non proviene i problemi alle ossa.
Una squadra di calcio vegana in Inghilterra: niente prodotti animali, per un'idea di mondo migliore (a detta del proprietario della squadra).
 
Sabrina Giannini nel suo servizio sfata i miti sul latte: contiene più calcio una cipolla, lo dice la scienza. Il mito del latte è promosso dagli spot del governo, per aiutare i produttori ora che non ci sono più incentivi.
 
Così a Cremona ad una mostra agricola le mucche sono quasi delle modelle, che non vengono nemmeno munte per avere le mammelle più turgide. Tanto non scoppiano..
Affari d'oro anche per i tori e per il loro sperma, che garantisce mucche sane e che producono tanto latte. Tutto artificiale, come le mucche dopate, con l'ormone, per vincere le gare: l'ormone della crescita è stato scoperto dal procuratore di Brescia un anno fa, alcuni allevatori scopriranno a breve se andranno a processo. L'Europa che fa la morale all'America, ancora non si fanno controlli sulla somamotropina: il mondo idilliaco di prati e pascoli esiste solo sulla carta.
 
Oggi le mucche fanno 40 50 litri di latte al giorno: sono selezionate per essere munte durante tutta la gravidanza, nella seconda metà della gravidanza questo è ricco di ormoni.
Che effetti ha sui bambini? Che effetto hanno le sostanze dopanti?
Nelle vacche di pianura che non vedono mai l'erba non ci sono le sostanze presenti nei pascoli alpini, come l'omega tre.
 
Ma l'Europa sta puntando sugli allevamenti intensivi: chi ci guadagna sono i grandi produttori che livellano verso il basso il costo del latte, latte di cui non conosciamo la provenienza.
Non conosciamo l'origine del latte sui formaggi (eccetto quelli dop): un bel regalo fatto dall'Europa ai produttori. Negli stabilimenti Galbani entra un camion proveniente da un paese dell'Est: sulla fiducia dobbiamo credere che la mozzarella Galbani proviene da pascoli italiani. E non dalla Lituania. E i carichi di cagliata provenienti dalla Lituania? Niente di illecito, la legge lo permette.
 
Dalla pianura Padana a San Francisco: qui producono latte senza mucca.
Il latte è prodotto secondo un processo simile a quello della birra: le proteine sono prodotte in modo artificiale, arrivando ad un latte con un gusto simile a quello naturale ma senza lattosio (e con meno consumo di acqua).
In America puntano al risparmio del suolo: latte costruito in laboratorio e verdure che crescono in altezza.
 
I 20 anni di Report.
“Sarà la mia ultima stagione alla conduzione di Report”: dopo tanto tempo la palla passa ai giornalisti della squadra, che ha contribuito a far diventare un prodotto di successo.
Stagione storica, questa: 20 anni di Report. Cosa farà nel futuro Milena Gabanelli? Forse l'inviata?
 
Report – il Bio illogico di Bernardo Iovene.
Siamo disposti a pagare di più per un prodotto alimentare senza pesticidi: fa bene a noi e all'ambiente. Ci sono 14 enti certificatori, che dipendono dal ministero.
Tutto a posto? “quando arriva il nemico ti devi difendere”: così parla un produttore di grano, non biologico. Si riferiva al grano che è stato prodotto dalla Puglia, da Liuzzi (Civitate), che non era biologico: grano finito poi nei mulini poi certificati dai rispettivi enti.
Ma nessun ente ha fatto il suo lavoro di controllo: è così facile far passare del grano normale per biologico?
 
Dopo 6 mesi si è arrivata alla denuncia dei carabinieri, nata da un controllo post di un ente certificatore: ma quel grano è poi diventato pasta, che qualcuno si sarà mangiato. Non solo in Italia. CCCB è un importante ente certificatore: ma poi CCCB è di proprietà di un ente, il Consorzio Bio, un consorzio di imprese che racchiude poi le società che producono farina bio.
Situazione anomala, da conflitto di interesse forse.
 
Feder Bio, la confindustria dei produttori Bio, detta le linee guida, su tutti i passaggi della filiera: ma la vicenda di Liuzzi dimostra che i controlli sono stati lenti, le comunicazioni poco efficaci.
 
Da dove arriva il grano di Liuzzi? Il signor Liuzzi non lo ha voluto dire.
Che fare allora per evitare altre frodi nel futuro: esiste una piattaforma tecnologica, ma manca na timbra del ministero, nella specie da parte del sottosegretario Olivero.
Ora il timbro c'è, ma sulla piattaforma di Federbio, che è una associazione privata.
Ma Liuzzi avrà fatto tutto da solo? Rimane comunque il fatto che l'ente certificatore dei maggiori marchi è di proprietà del consorzio che racchiude i marchi stessi.
 
Cerignola: azienda biologica che produce pomodori, poi messi ad essicare.
L'ente di certificazione come lavora? Produttore e certificatore si conoscono, ma gli ispettori cambiano turno, dice una persona di Icea (l'ente). I controlli sono fatti a sopresa? Non sempre, nel caso di Samanta, su un campione di grano dall'Ucraina il produttore era stato avvertito.
E negli anni, Icea non ha mai trovato problemi nell'azienda Agricola grains: questa importa dall'est, da produttori biologici. Altra stranezza: gli enti certificatori sono andati in Romania e poi sono seguiti i produttori biologici, uno si aspetterebbe il contrario.
Cosa succede in Romania? Bernardo Iovene, travestitosi da produttore, è andato lì a scoprirlo.
 
In Romania gli imprenditori italiani si trovano bene: cinque enti di certificazione italiani sono andati in Romania, ma tre hanno fatto una brutta fine. Come Icea: molti dei prodotti non sarebbero veramente biologici, ma contenenti prodotti trattati con fitosanitari.
 
Un ex responsabile di un ente certificatore, poi sospeso, parla davanti a Iovene di mazzette, di soldi passati per avere la certificazione, da parte di italiani. Per prodotti col bollino bio, che paghiamo caro e che non è biologico.
 
Solo i documenti sono biologici – ammette anche un intermediario, in una intervista nascosta: sul campo ci si mette d'accordo , tra controllore e controllato. “Voi prendete in affitto 1000 ettari, prendete un intermediario che lavora qua e che tratterà con voi”: basta oliare il sistema, avere un intermediario sul posto, un terzista a cui dare i soldi per i pesticidi e il resto del materiale.
I controlli sono l'ultimo dei problemi.
 
Siamo sicuri che non è tutto così – commentava la Gabanelli, sulle mille aziende in Romania. Non sappiamo quanto importiamo dalla Romania perché è in Europa.
Come si fa a bloccare le partite farlocche? Infatti la frode più grossa è stata scoperta al porto di Ravella, dove arrivava merce da Malta, ad esempio.
 
Delle 350mila tonnellate ne sono state sequestrate 2000: granaglie con dentro prodotti tossici, per un volume d'affare complessivo di 126 ml. A Pesaro sul banco degli imputati dovrebbero esserci anche i dirigenti del ministero – spiega il dottor Carnemolla, di Federbio: enti certificatori sospesi in Italia, ma che potevano lavorare in Romania. Iovene ha raccontato la storia della Just Organic, di Gianpaolo Romani, interdetto alla produzione: ma lavora ancora perché “paga bene”. Romani aveva come società di consulenza una società di Enrico Maria Pollo: direttore della società Archimede, console onorario in Romania, ma soprattutto capo segreteria del vice ministro con delega al Biologico, Olivero.
 
Quando la Ecogruppo, altro ente certificatore, boccia una partita che veniva da una società da Romani (e venduta alla Sedamil), il responsabile di Ecogruppo viene convocato dal vice ministro. Doveva usare il buon senso, nessuna pressione: non volevano penalizzare troppo l'azienda, spiega il vice ministro. Ancora una volta emerge il problema dei conflitti di interesse, dentro le stanze del ministero: a rischio, oltre alla nostra salute, è anche l'immagine del ministero.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità