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Primarie Usa: Santorum davanti a Romney di 15 punti

Negli ultimi sondaggi Mitt Romney cede ben quindici punti a Rick Santorum in Michigan, il suo stato. Secondo Gallup e Pew il frontrunner repubblicano è alla pari con l'avversario conservatore. Sempre più vicino lo spettro della brokered convention.

Mitt Romney vede negli specchietti Rick Santorum. Secondo gli ultimi sondaggi di Public Policy Polling per le primarie in Michigan del 28 febbraio, la distanza tra l’oltranzista cattolico e il frontrunner repubblicano è di quindici punti, 39 a 24, che diventerebbero ventuno se Gingrich si ritirasse prima del Michigan e dell’Arizona (si vota lo stesso giorno).

Dopo l’umiliante debacle di settimana scorsa che ha visto prevalere il candidato italo-americano in tre Stati su tre, la buona sorte sembra aver abbandonato l’ex governatore del Massachusetts. Considerato pure che il Michigan è lo Stato in cui Romney è nato e cresciuto e suo padre è stato governatore dal 1963 al 1969, e che è lo stesso Stato nel quale quattro anni fa vinse agevolmente – 39 a 29 – contro John McCain, colui che successivamente ricevette la nomination repubblicana, la distanza che lo separa da Santorum lo porterebbe a rivedere drasticamente le sue ambizioni presidenziali. E dire che febbraio doveva essere il mese in cui doveva prendere il largo nei consensi.

Se a livello locale Romney è messo malissimo, nel nazionale le cose non vanno certo meglio. Secondo l’ultimo di Gallup, Romney precede Santorum di soli due punti, 32 a 30. Se l’ex senatore della Pennsylvania ha di che essere orgoglioso essendo quello di ieri il miglior dato di sempre ricevuto da Gallup, Romney ha di che disperarsi leggendo l’ultimo documento di Pew nel quale si vede dietro al rivale di due punti. Sempre secondo Pew, se si votasse oggi e Romney fosse lo sfidante di Obama, il presidente vincerebbe di otto punti che diventerebbero undici con gli elettori indipendenti, quelli che, in pratica, decidono da sempre l’esito delle presidenziali.

In queste due settimane che lo separano dal doppio confronto Michigan-Arizona, Romney deve necessariamente recuperare se non vuole fare davvero una brutta fine a una settimana dal Super Tuesday del 6 marzo.

Insomma, il mese di febbraio per Mitt Romney non può essere più nero.

Non è che i suggerimenti sul da farsi non gli siano arrivati, tutt’altro. A gennaio Jonathan Chait descrisse come ”un matrimonio senza amore” quello che da lì a poco si sarebbe dovuto celebrare tra Romney e i repubblicani, i dati di oggi confermano che c’è già aria di divorzio senza nemmeno aver consumato l’unione. In vista del Super Martedì in cui a votare saranno dieci Stati, con gli spot televisivi che aumenteranno vorticosamente e il proliferare degli attacchi personali, la columnist del Wall Street Journal Peggy Noonan qualche giorno fa diede un consiglio preziosissimo al frontrunner: «tra gli elettori conservatori nessuno odia Rick. Newt è odiato da molti, e Mitt da alcuni; ma Santorum è uno che piace». Il consiglio dietro le righe è semplice: finché attacca Gingrich va tutto bene; se invece inizia ad attaccare Santorum come ha fatto con l’ex speaker, ridarebbe l’immagine di se stesso – guadagnata grazie a Gingrich – come di chi si fa largo grazie al denaro e ai SuperPac. «Nessuno ama la Morte Nera», conclude la Noonan.

A questo punto la brokered convention è sempre più vicina e sempre più certa.

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