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Presentato il Napoli Teatro Festival Italia: tra gli ospiti Peter Brooke e Bob Wilson

Dopo un doppio rinvio causa instabili condizioni meteorologiche, nella splendida cornice del Parco Archeologico Pausilypon a cui si accede tramite la grotta di Seiano, si è tenuta finalmente la conferenza stampa di presentazione del Napoli Teatro Festival.

In seguito a un piccolo rinfresco, il direttore artistico Luca De Fusco ha preso la parola per illustrare piuttosto dettagliatamente il festival. Un festival che sarà diviso in due “momenti”, uno a giugno e un altro a settembre; ci saranno poi quattro focus drammaturgici: grandi maestri, scena argentina, danza israeliana, teatro italiano e napoletano.
 
 
Vari registi napoletani presenti sono intervenuti per parlare brevemente del proprio spettacolo, ecco così sfilare le voci di Enzo Moscato, Laura Angiulli, Cristina Donadio, Vincenzo Borrelli, Antonella Monetti, Roberto Azzurro. Lo stesso De Fusco si è soffermato sulla nuova scena argentina, nell’attitudine molto simile a quella napoletana, e sulla danza israeliana (sarà proprio una cantante israeliana a inaugurare il festival, Noah), mescolanza di stili arabi ed est-europei. Per quanto riguarda i grandi maestri, bastano i nomi: Peter Brook, Bob Wilson.
 
Anche quest’anno ci saranno poi gli spettacoli più avanguardistici e sperimentali del Fringe Festival; e luoghi “altri” – come Nisida, il suddetto parco Pausilypon e gli ospedali cittadini – verranno riscoperti e reinventati attraverso il teatro.
 
La conferenza si è conclusa quindi con una performance di danza, dove ragazzi e ragazze hanno invitato i convenuti a ballare e ad ascoltare la loro musica, traducendo le parole delle canzoni, evocando infine quella stessa leggerezza calviniana che sembra essere la direttrice guida di questa edizione. 
 
Foto di Lucio Carbonelli ed Elisabetta Giri

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.120) 30 maggio 2012 16:53

    Leggerezza calviniana un cazzo, questi non stanno pagando la gente e aprono in pompa magna i loro battenti facendo finta di essere uomini di cultura. I grandi maestri se sapessero quanta gente deve essere ancora pagata da questa gentuzza, spero, rifiuterebbero questo ignobile festival. In caso contrario non sono maestri.

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