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Presentata la riforma della giustizia: un futuro già visto?

Dopo tante indiscrezioni la bozza della riforma costituzionale della giustizia è stata finalmente resa pubblica dal ministro Alfano, e i contenuti sono preoccupanti.

Separazione delle carriere a parte, sulla quale si può anche discutere, sono piuttosto inquietanti le variazioni introdotte nella struttura e nella disciplina del CSM, che diventeranno due, i cui membri saranno però almeno al 50% nominati dal governo. Il testo aggiunge poi che “sarà regolamentata l’emanazione di pareri sui ddl, che i Consigli potranno esprimere solo quando ne venga fatta formale richiesta dal ministro della Giustizia”. Viene dunque eliminata, oltre all’indipendenza del Consiglio, anche la sua funzione consultiva rispetto all’attività legislativa. Questo è un primo, rilevante passo verso la politicizzazione della magistratura e l’accentramento dei poteri intorno ai vertici dell’esecutivo.

Ma le novità peggiori vengono dai nuovi poteri concessi al Ministro della Giustizia, che potrà partecipare alle riunioni del CSM, “potrà presentare proposte e richieste” e soprattutto “concorrerà alla formazione dei giudici e dei pm”. Verrebbe inoltre ripristinata la legge Pecorella, in precendenza più volte modificata e ridotta all’osso dalla Corte Costituzionale. Infine, ecco l’ultima, terribile stoccata all’indipendenza del giudice e all’imparzialità della magistratura nel suo complesso: “la partecipazione del popolo all’amministrazione della giustizia”, cioè “la nomina elettiva di magistrati onorari per le funzioni di pm”.

Questa riforma introduce nella Costituzione il principio illiberale in base al quale la magistratura non è più indipendente, non risponde più alla Costituzione, ma direttamente al popolo o ai suoi rappresentanti eletti in Parlamento. In questo modo più di 250 anni di storia del pensiero liberale e di teoria dello Stato di diritto vengono affossati dal concetto sottostante a questa legge, che ridotto all’osso è il seguente: chi è eletto dal popolo è legittimato, qualora lo ritenga necessario, a non ritenersi soggetto alla legge dello Stato. D’altro canto lo stesso Berlusconi lo ha affermato senza problemi e senza ambiguità di sorta, in passato:

Sì è vero la legge è uguale per tutti ma per me è più uguale che per gli altri perché mi ha votato la maggioranza degli italiani. (dalle dichiarazioni spontanee al processo Sme, 17 giugno 2003; citato in Berlusconi in aula “Processo inventato”, la Repubblica, 17 giugno 2003)

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.241) 22 ottobre 2010 13:07


     Un film già visto . . . si predica e si razzola ancora meglio !

  • Di paolo (---.---.---.135) 25 ottobre 2010 00:20

    Possiamo discuterne e parlarne all’infinito senza cavare un ragno dal buco .

    La sostanza e’ questa : Silvio B. non vuole farsi processare ne’ prima , ne’ durante , ne’ dopo.
    Silvio e’ mosso da una convinzione precisa : io sono il popolo sovrano , io mi giudico , io confermo quello che dico e sono d’accordo con me stesso .
    Tutto il resto sono ammenicoli che la batteria dei suoi avvocati mette in campo per tradurre il Silvio pensiero in atti formali .

    paolo

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