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Presa diretta - Spese militari ed F-35

Berlusconi ha chiesto una verifica ai collaboratori. E forse oggi non firmerebbe quell'accordo: "Sono sempre stato contrario all'F35 e alle portaerei".

Bersani dice che occorre rivedere la spesa per i caccia F35, ora la priorità è il lavoro. Ma comunque non possiamo rinunciare ai caccia: forse, e dico forse, ne compreremo di meno.

Monti scarica le colpe sui governi precedenti. Da D'Alema a Berlusconi. E in ogni caso, sul progetto F35, non si torna indietro. Ci sono gli accordi.

Grillo e Ingroia, infine, sono contrari sia all'accordo che alla spesa: in Parlamento voteranno contro.
Miracolo di questa campagna elettorale, che ha al centro la questione delle tasse, è che tra una promessa e un'altra, si torna a parlare del mastodontico progetto di acquisto dei caccia "multipurpose" della Lockheed Martin, gli F35.

Chissà, forse ne compreremo di meno di quei 90 promessi. Ma non è questo il punto. 
Il vero scandalo è che, per queste spese militari (come anche della legge delega per la riforma della Difesa, votata in fretta e furia a fine dicembre dal governo Monti) non c'è stato alcun dibattito pubblico in Parlamento.

Semplicemente, se ne è parlato quando è troppo tardi.

Non sappiamo ancora quanto ci costeranno questi caccia. Non siamo certi delle ricadute occupazionali. Sicuramente non acquisiremo tutte le competenze tecnologiche dalla Lockheed Martin (come invece è successo per il progetto europeo dell'Eurofighter).

Ma sappiamo che in America sono usciti articoli di giornali molto critici contro questo caccia, un affare per chi lo vende ma non per chi lo comprerà. Lo stesso Pentagono ha prodotto un dossier dove si evidenziano le criticità di questo caccia.

L'ottimo servizio di Presa diretta è andato a vedere da vicino quali sono i problemi di questo aereo: Iacona è andato in America, a Washington. Cosa dicono esperti, giornalisti, consulenti dei senatori repubblicani, progettisti di aerei da caccia?

"F 35? è solo un bidone volante": l'articolo di Daniele Martini su il fatto (riportato qui).


"L’F-35 è il peggior aereo che abbiamo mai costruito”. La sentenza lapidaria è di uno che di aerei da combattimento se ne intende: Pierre Sprey, il padre dell’americano F-16, uno dei jet più riusciti e usati. Sprey è stato intervistato da Riccardo Iacona e la sua testimonianza sarà trasmessa questa sera su Rai3 nel programma Presadiretta dedicato agli F-35, i jet che l’Italia vorrebbe comprare dalla Lockheed Martin spendendo la bellezza di 13 miliardi di euro e mettendo in conto di spenderne più del doppio e forse il triplo nell’arco di un ventennio, dal momento che quei jet sono dei succhia soldi per la manutenzione e la gestione. Assieme al progettista Sprey sono stati sentiti da Iacona altri personaggi autorevoli: Walter Pincus, giornalista del Washington Post, premio Pulitzer per gli articoli scritti sui temi della difesa e il primo ad indagare negli Usa sull’affare del cacciabombardiere F-35. E Winslow Wheeler, consigliere per la sicurezza di senatori americani sia democratici sia re-pubblicani, compreso John Mc-Cain, pilota in Vietnam e nel 2008 candidato alla presidenza contro Barack Obama. Dalle tre testimonianze emerge un giudizio unanime e duro: quell’aereo è un affarone per chi vende, cioè la Lockheed. Ma è un bidone per chi compra, Stati Uniti e Italia compresa, perché è nato storto e sta procedendo di male in peggio. Se l’Italia lo acquistasse farebbe un errore grave.
LE VALUTAZIONI raccolte da Iacona sono così crude da sorprendere lo stesso giornalista che con Il Fatto confronta l’approccio aperto e senza reticenze alla questione F-35 negli Stati Uniti con quello italiano. Qui domina l’autoreferenzialità dei vertici militari, la scarsità di informazioni alla stampa e la debolezza della politica, succube della logica distorta del fatto compiuto. Il capo del governo, Mario Monti, mentre tagliava a destra e manca non ha mosso un muscolo di fronte alla spesa stratosferica per gli F-35; il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dice che bisogna rivedere il programma, ma “solo un po’” e Silvio Berlusconi, dopo aver spalancato le porte agli F-35, fiutato il vento ora rivela che “in cuor suo” era contrario (ieri Monti ha ricordato che l'Italia ha aderito al programma con il governo D’Alema e poi con Berlusconi).

Le interviste dei tre esperti americani affiancano il dossier ufficiale e altrettanto clamoroso del Dipartimento della Difesa (Pentagono).
Anche i tecnici del governo Usa hanno elencato i difetti del cacciabombardiere, a cominciare dal rischio che possa esplodere in volo se colpito da un fulmine, circostanza per niente remota per un aereo. Tempo fa il senatore McCain aveva definito l’F-35 “uno scandalo e una tragedia”, ora il suo consigliere accusa: “L’F-35 ha problemi tecnici che non si possono risolvere perché è un progetto sbagliato. Questo aereo non è buono per nessuna delle sue funzioni. In compenso costa una fortuna”. All’inizio la Lockheed aveva detto sarebbe costato solo 45 milioni di dollari ciascuno e siamo già a 200 milioni di dollari. “Se l’Italia lo comprasse adesso, la versione più semplice vi costerebbe questa cifra, quella a decollo verticale 20 o 30 milioni in più. E quando li avrete comprati non avrete finito di spendere perché questi aerei hanno un costo operativo pazzesco”. Secondo Wheeler la tecnica della Lockheed per piazzare gli F-35 è semplice e astuta: “Ha cominciato a produrre gli aerei prima di terminare i test... ti prendono all’amo prima ancora di dirti cosa stai comprando”.
IL GIORNALISTA Pincus si pone retoricamente la domanda: “A cosa serve l’F-35, cosa ce ne facciamo? ”. E la risposta è: “Non c’è nessuno, Cina, Russia, nessun paese che possieda un’arma minimamente comparabile con questo aereo, che ci possa minacciare”. Quindi non è indispensabile acquistarlo e se non lo è per gli Usa figuriamoci per l’Italia. Alla domanda quanto costa, anche Pincus non può fare a meno di arrendersi all’indeterminatezza che circola in tutto il mondo: “400 miliardi di dollari in 20 anni per 2000 esemplari, ma è una previsione ottimistica. Quanto costerà ogni F-35 non lo sa nessuno”. Il progettista Sprey spiega in dettaglio come nella versione per portaerei il gancio per l’atterraggio sia disegnato male e passi sopra il cavo di acciaio per la frenata o rischi di tranciarlo. Sarcastica la considerazione: “Stiamo parlando di uno degli aerei più sofisticati al mondo e non riusciamo a disegnare bene un gancio? ”. Secondo Sprey l’F-35 “balla molto per la pessima aerodinamica” e inoltre “ha restrizioni sulla velocità perché altrimenti si brucia la coda” e poi “l’impianto elettrico è pericoloso” e dal momento che “il carburante sta tutto intorno al motore... e in guerra è importante evitare che l’aereo possa esplodere solo perché da terra ti colpiscono con un kalashnikov... questo è l’aereo più infiammabile che abbiamo mai costruito”. Infine il “software è un disastro” e se “il visore del casco non funziona non puoi controllare l’aereo, perché non ci sono sistemi di navigazione nel cockpit”."
Le ricadute occupazionali del progetto F35.
A Cameri ora lavorano 130 addetti, su attività di bassa ingegneria: qui verranno assemblati i caccia italiani e costruite le ali.

Le tecnologie verranno apprese per "osmosi" (non è una battuta) dai tecnici americani.
Col progetto del Typhoon, Alenia era direttamente dentro il progetto (niente osmosi) e ogni euro investito aveva un ritorno diretto sul territorio. Come posti di lavoro o nuove competenze tecnologiche. Con l'F35 si è usata l'arma dei posti di lavoro che sarebbero arrivati: all'inizio erano 10000, ora si parla di 2500. Numeri sparati un pò a casaccio, visto che fin'ora a Cameri (dove l'impianto è costato 800 ml di euro) non è stato creato alcun nuovo posto.

In questo stabilimento, un operaio F35 costa 10 ml di euro, come investimento. Ne vale la pena, allora? 

Perché si è dunque abbandonato il progetto europeo?
Intervistato da Iacona, l'ex AD di Finmeccanica Guarguaglini ha avanzato l'ipotesi che il suo siluramento sia nato anche dalla sua troppa indipendenza rispetto ai parner americani. Guarguaglini aveva espresso i suoi dubbi sull'F35: troppo costoso, poco conveniente per le nostre aziende. Dunque quello del caccia è un progetto più dal colore politico che dalla rilevanza militare?

E chi lo spiega ai nostri piloti (e al contribuente) che dovranno pure guidarlo questo bidone? 

Mi hanno sopreso negativamente le risposte date dai vertici militari: tutti a difendere questo progetto. Perché bisogna ammodernare la nostra aviazione, perché ci serve per bombardare meglio. Se il parlamento ha deciso, se i governi hanno deciso, che colpa abbiamo noi? Quei caccia, come la serva, servono. E pazienza se l'Italia ripudia la guerra e i costi per questo progetto assorbiranno risorse che verranno tolte ad altri ministeri.

Il governo Monti (secondo cui con i caccia F35 andremo anche a risparmiare), ha anche approvato nel dicembre passato una legge delega sulla riforma della Difesa. Non in senso europeistico (facciamo un unico esercito europeo, così risparmiamo risorse da investire in ricerca e erlfare). Questa legge riserva 230 miliardi nei prossimi 12 anni per i piani di ammodernamento dei nostri stati maggiori.

Una legge approvata in fretta e senza dibattito (come anche per i caccia F35) votata da tutti, eccetto Idv e Radicali. Contro hanno anche votato i deputati Sarubbi, Di Stanislao e Pezzotta: nessuno di loro è stato ricandidato. Un caso?

"Questa legge si chiama Di Paola Finmeccanica" - dicono i tre ex deputati - che darà mani libere al futuro ministro della difesa, senza alcun taglio di budget come invece è successo ad altri ministeri.

E allora, mi vengono tante domande. C'è qualcosa che non sappiamo su questo progetto di difesa? Che interessi reali ci sono?

Da chi dobbiamo difenderci nei prossimi anni?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.115) 4 febbraio 2013 12:50

    C’è molto che non sappiamo sulla questione F35.

    Innanzitutto mi domando se, come dice il ministro Monti, questi 90 veivoli andranno a sostituirne altri 250, qual’è il problema a pubblicare le valutazioni economiche su cui si basano queste affermazioni.
    Poi mi piacerebbe sapere, una volta per tutte, se dal punto di vista tecnico abbiamo fatto un buon acquisto, o se i nostri attuali mezzi sono tutto sommato ancora validi allo scopo.
    Infine, qual’è la strategia di lungo periodo del ministero della difesa italiano e di quelli degli altri paesi europei? 
    Visto quello che ci costa, sarebbe carino parlarne.
  • Di (---.---.---.64) 4 febbraio 2013 23:49

    Quello che dicono Monti, Berlusconi e Bersani conta poco. Conta quello che ci impongono i nostri padroni a stelle e strisce. Non so se ci faranno qualche concessione questa volta, e ci permetteranno di comprare qualche strumento di "democratizzazione" in meno. Magari se insistiamo sul fatto che c’è crisi un piccolo sconto ce lo fanno.

    Alessandro Rossi

  • Di (---.---.---.85) 5 febbraio 2013 20:54

    Gli Harrier sono obsoleti e non hanno alternative oltre f35 è quindi impossibile che non si comprino perchè le portaerei rimarrebbero inutili.

    In Italia dovrebbero assemblare anche i modelli destinati ad altri paesi europei
    I posti di lavoro non sono stati creati perchè l’acquisto non è ancora stato fatto
    Ritirarsi vorrebbe dire anche gettare al vento gli investimenti fatti fino a questo momento oltre naturalmente la rinuncia ai posti di lavoro e alle tecnologie
    Le spese militari sono state fortemente ridimensionate e il numero delle unità è ridotto rispetto a soli 10 anni fa così cme anche il numero di dipendenti della difesa.

  • Di (---.---.---.158) 6 febbraio 2013 02:17

    questa è solo una maxi tangente da pagare ai nostri vertici militari e americani.

    portarla avanti vorrebbe dire solo un enorme sperpero di denaro pubblico a debito delle generazioni future.(se l’italia non salta prima.)

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