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Porto Tremestieri

Tremestieri : porto sì o porto no? Intanto i TIR ci sono e devono passare...

Porto si... porto no? Io dico NO!

Una ventina di anni fa, un vecchio pescatore di Mili Marina mi disse: “vogliono fare il porto a Tremestieri?... Sarò il primo a piantare l’ombrellone e porterò i miei nipotini a fare il bagno! “… Parole sagge.

Chissà in quanti hanno pensato la stessa cosa, tanti sicuramente, specialmente chi vive e conosce il nostro mare. Peccato che era il periodo in cui tutta l’opinione pubblica era concentrata sulla “liberazione” del centro cittadino dall’assedio e dalla pericolosità dei T.I.R.

Viale Boccetta, l’asse viario tra la rada San Francesco e la stazione marittima, Via San Raineri e Via Campo delle Vettovaglie, Via La Farina. Non c’era parte del centro cittadino che non fosse interessata a decentrare il traffico gommato pesante.

Ecco, la chiave di volta è la parola interessata: in effetti gli interessati erano – e sono – altri, e non i comuni cittadini. Esiste una parte di persone – che magari sono in netta minoranza numerica – che “studia” come fare soldi, se poi si tratti di ponti, strade, porti, cimiteri, strutture sportive o altro, poco importa. L’importante è progettare, ottenere finanziamenti, intascare, iniziare i lavori e poi…. basta! Come diremmo in dialetto: comu va si cunta!

Abbiamo assistito inermi allo sperpero di denaro pubblico, spartito in parti ben proporzionate durante le amministrazioni che si sono succedute, giustificato da piano regolatore, ponte sullo Stretto, svincoli autostradali, viabilità, tram, nettezza urbana, sanità, calamità naturali. Adesso, una delle mammelle fresche da mungere si chiama Porto di Tremestieri.

In principio iniziarono ad immaginarlo, e così fu definito: un approdo di buon tempo. Effettivamente, senza che ancora se ne conoscesse l’ubicazione esatta e la conformazione, sarebbe stato impiegato in quelle situazioni di criticità (per es. periodo estivo) per evitare il superaffollamento delle vie centrali in concomitanza con afflussi turistici di massa (!)

La costruzione e la successiva messa in opera durò diversi anni e, immediatamente dopo la prima inaugurazione, a seguito delle prime mareggiate (sciroccate!), si dovette ricorrere ai ripari per i ripetuti crolli della diga foranea (chiamiamola barriera frangiflutti che è meglio!).

Di fatto, si scoprì che strutturalmente c’era qualcosa che non andava, il materiale che veniva adoperato era, per così dire, alleggerito”… capita!

Non a caso, dopo un po’ di tempo, qualche ditta locale finì nel registro degli indagati per non aver mantenuto quanto previsto nell’appalto dei lavori… Capita! Ma intanto i TIR continuavano a scorazzare...

In tutto questo non dimentichiamo di dire che, subito dopo la tragedia del Segesta (il monocarena passeggeri che fu speronato da una nave mercantile, nel quale persero la vita i membri dell’equipaggio) lo Stretto di Messina fu ancor di più oggetto di modifiche alle rotte obbligate, da e per il continente; tradotto in termini poveri: una nave che dal porto di Tremestieri deve raggiungere Reggio Calabria, impiega dai 20 ai 30 minuti in più di navigazione (nb = non può fare una linea diretta ma deve recarsi al centro dello stretto effettuando una rotatoria per poi indirizzarsi, quasi parallelamente alla costa, verso la costa calabra e viceversa). Anche questo va a scapito del servizio e le compagnie di navigazione reclamano un pagamento di transito più alto.

Oggi, nel Marzo 2015, supertecnici, superesperti, si confrontano con giornalisti, opinionisti, appaiono in tv e nei giornali continuando ad asserire, scommettendo e mettendosi in gioco su questo nuovo porto... Ma ahimè, il “porto” c'è ed è già vecchio!

Con i miliardi che hanno speso (e tanti altri ne verranno) si sarebbe bonificato il vero porto naturale e le sue possibili vie alternative di collegamento... ed i soldi li avrebbero intascati ugualmente!

Buon lavoro. 

 

 

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