• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Pornosofia. Il porno e la cultura di massa

Pornosofia. Il porno e la cultura di massa

“Pornosofia” è un brillante saggio filosofico sull’universo del porno, il fenomeno popolare più dirompente e trasformativo degli ultimi quarant’anni (Simone Regazzoni, Ponte Alle Grazie, 2010, 164 pagine, euro 14).

“Abbiamo davanti agli occhi i vizi altrui, mentre i nostri ci stanno dietro” (Seneca).

Il porno è nato nel 1972 e io nel 1970, per cui mi posso considerare un nativo pornografico. Il primo regista porno si chiamava Damiano come me (nel suo caso si trattava del cognome). Gerard Rocco Damiano faceva il parrucchiere e dopo aver ascoltato per alcuni anni le confessioni delle insoddisfazioni sessuali delle proprie clienti, decise di raccontare una storia con particolari surreali.

Devo quindi ammettere che il mondo del porno mi ha sempre incuriosito molto, ma solo ultimamente il porno è diventato così onnipresente da meritare un’attenzione più scientifica. Infatti sono in pochi a sapere che l’aumento dei tatuaggi e dei piercing tra i giovani ed i meno giovani è dovuto all’influenza degli attori e delle attrici dei film porno. Anche l’immaginario della musica pop è sempre più intimamente collegato all’industria pornografica. Anche la tv e la cinematografia classica vengono sedotte dalla cultura della donna-oggetto-sessuale. E il dominio maschile che opera nel pop porno è molto simile a quello presente in molte altre istituzioni.

Regazzoni ha dunque il merito di “legittimare filosoficamente il pop porno rompendo, fin da subito, con la regola non scritta che, in democrazia, vorrebbe relegare il pop porno a “osceno segreto privato” di cui non si può parlare pubblicamente” (p. 13). Per il filosofo “il pop porno non è la degradazione dell’erotismo, bensì la sola forma di “fiction” che ci mette in contatto con il reale dell’atto sessuale” (p. 116). Quindi il porno non è volgare, anche se alcuni registi e attori possono essere molto volgari. Così il neologismo pornosofia “indica che non c’è possibilità di osservazione neutra e distaccata, da parte della filosofia, del pop porno, bensì necessità di partecipazione e contagio” (p . 22), per conoscere più da vicino e al meglio l’oggetto considerato.

Ognuno di noi possiede una filosofia di vita conscia e inconscia che predispone all’azione e Regazzoni ha affermato che “guardare film hard può essere un ottimo pretesto per fare cose perverse come scrivere un libro di filosofia”. E l’oggettivazione del corpo della donna tanto contestato dalla cultura cattolica e femminista può essere di molti tipi e può essere più o meno positiva a seconda di chi guarda. Dopotutto in molti casi viene rappresentata “un’oggettivazione dell’altro come soggetto… un’oggettivazione, vale a dire, che non riduce l’altro a oggetto ma lo usa come soggetto” (p. 43).

Forse la cosa che scandalizza di più i perbenisti è la stupefacente capacità dei film porno di rivelare l’animalità che è in noi e che rivela la semplicità e la “banalità” del sesso al di fuori delle complicazioni mentali amorose più o meno istituzionalizzate o infantilizzanti. Il porno dimostra la centralità della nostra animalità molto meglio di molti trattati scientifici e filosofici. Il sesso è sempre una degradazione dell’uomo a essere animale, anche se nella condizione migliore dell’animalità: l’animalità edonistica umana.

Comunque la filmografia porno “trova il suo luogo privilegiato nella faccia, in particolare nella faccia femminile”. Per questo motivo Regazzoni ha “scelto come immagine di copertina di questo libro la faccia della celebre e bravissima pornostar statunitense Sasha Grey” (p. 20). Inoltre nel mondo del porno le donne sono le regine della scena e guadagnano molti più soldi degli uomini, anche se sottoposte ad una logica maschile che ha come referente una “donna-oggetto”.

Questo succede poiché la pornostar ideale diventa la donna-oggetto surrogata che rappresenta la ragazza dei sogni adolescenziale di ogni uomo o la ninfomane affamata di sesso che dice sempre di sì e che è disposta a fare di tutto. Le pornostar rappresentano una minoranza di donne che prediligono una varia e intensa vita sessuale rispetto ad una monotona e insipida vita sentimentale (la natura ama la variabilità e le piccole minoranze molto attive).

Per quanto riguarda le pratiche sessuali presenti nei film hard è meglio sottolineare che le attrici porno che si sottopongo al sesso anale si preparano meticolosamente praticando dei lavaggi interni con dei clisteri (ed utilizzano anche lubrificanti). Ai giovani che volessero intraprendere la pratica del sesso anale per la prima volta consiglio di utilizzare un bel preservativo. E bisognerebbe evitare di passare dal sesso anale al sesso vaginale, poiché c’è la possibilità della diffusione di alcune malattie (alcune possono portare all’infertilità femminile). Naturalmente si può togliere o cambiare preservativo e fare tutto lo “zapping” che si vuole… Cioè si può cambiare uno dei tre canali carnali senza correre rischi.

D’altra parte le gerarchie maschiliste di molte istituzioni temono il porno perché temono il potere sessuale delle donne che sta rivoluzionando le società e che prima o poi innescherà dei processi relazionali privati molto destabilizzanti per le società islamiche, grazie alle televisioni satellitari. Però le masturbazioni filosofiche non riescono a cogliere l’essenzialità dell’anima del porno: il rapporto sessuale esce da ogni regola della società per permettere ai singoli corpi di sperimentare un godimento privato che aumenta il potere e la centralità della mente, che così è in grado di opporsi agli schemi autoritari presenti in ogni società. Per questo motivo anche gli stati non interessati alla religione come la Cina controllano l’attività sessuale dei cittadini e degli studenti.

In genere nei libri di filosofia si parla astrattamente di una cosa senza riportare documentazioni “della cosa stessa e di tutto ciò che ruota intorno ad essa”. In questo caso no. Regazzoni ha preferito raccogliere alcune testimonianze dirette, come quella dell’attrice Alessia Donati che ha dichiarato: “Mi piace, e mi diverto, è puro esibizionismo… I film porno non sono video amatoriali in cui puoi goderti un rapporto mentre vieni ripreso da una telecamera e in cui sei libero di fare ciò che vuoi. Io devo essere sempre concentrata, tenere conto delle luci, delle indicazioni del regista, dell’espressione del mio volto, del modo in cui ansimo… Io non penso che il “facial” sia un atto maschile: è un atto di piacere fatto scaturire dalla donna. In cui è presente anche un gioco di sguardi. Penso che possa essere eccitante anche per le donne. La donna non è passiva in questo atto: riceve lo sperma sul viso, ma poi ci gioca, crea”.

A sua volta l’attore e regista Rocco Siffredi ha affermato: “Sento sempre dire che i film porno sono tutti uguali. Non è vero. La differenza è straordinaria quando vedi due che stanno scopando con l’anima, il cuore e la testa… Io e Rosa stiamo insieme da tredici anni, ci siamo sposati, abbiamo avuto due figli, e la prima volta che abbiamo fatto l’amore è stato su un set porno. È stato molto romantico”. Invece la famosa pornostar Moana Pozzi disse: “Sì, anche usando la fica si può essere un’artista. Ed esce fuori questa cosa, dalla persona che è, da quello che dice, che fa. C’è modo e modo di usare la fica, di usare il corpo”.

E ora riporto un mio punto di vista: il porno è l’unico settore dove le prestazioni dei registi e degli attori italiani possono considerarsi tra le migliori al mondo (ricercate i filmati LegalPorno). Ma ancora oggi molte donne italiane considerano dei pervertiti gli uomini che guardano i filmati porno. Ancora una volta le italiane si confermano come le più conservatrici e inesperte nei riguardi delle esigenze di una società moderna. Pure le iraniane nel privato fanno più progressi di loro.

In effetti in molti casi “il movimento antiporno sposa una visione tradizionale [e patriarcale] della sessualità femminile, compresa l’idea che le donne non riescono a godere con la pornografia, il sesso casuale [il sesso orale e anale], oppure il sesso al di fuori di una relazione romantica” (Pat Califia). In realtà i veri maleducati e i veri violenti sono coloro che vogliono imporre le loro scelte di vita a tutti, sacrificando il principio della inviolabilità della libertà personale. D’altra parte molte persone non considerano che gli innumerevoli tradimenti virtuali a livello pornografico impediscono la realizzazione di molti tradimenti nella vita reale. La pornografia prolunga la vita di coppia e aiuta le donne che possono arrivare all’orgasmo solo attraverso la masturbazione.

Però, per capire meglio l’universo femminile, è necessario riportare una considerazione dell’antropologa Carol Vance: “Mostra alcune immagini erotiche a un gruppo di donne [di solito appartenenti alle società tradizionali e tribali]: un terzo le troverà disgustose, un terzo ridicole e un terzo eccitanti” (tratto da: “Difesa della pornografia” di Nadine Strossen, 2005).

Infine alle consiglio alle donne più interessate al porno alcune delle migliori registe tra quelle che adottano un’ottica femminile più estetica, più relazionale, più artistica e meno riduzionista:

Erika Lust, giornalista svedese trapiantata a Barcelona (www.erikalust.com);

Ovidie Becht, filosofa francese e borghes (ha scritto “Porno manifesto”, 2003, www.ovidie.net);

Anna Span, artista bisessuale inglese con un master in filosofia (www.annaspansdiary.com).

Queste registe hanno superato il classico stereotipo romantico del cinema tradizionale per affermare la realtà delle donne che amano fare sesso per il piacere del sesso, poiché, come afferma Ovidie, noi donne “in un certo senso siamo un po’ puttane e non ce ne vergognamo affatto”. Del resto i casting per i film porno sono sempre strapieni di ragazze che vogliono mettersi alla prova e scarsi di uomini in grado di affrontare questa prova da veri duri.

Simone Regazzoni è nato a Genova nel 1995, è stato allievo di Jacques Derrida e ha scritto molti saggi sulla cultura di massa. Ha collaborato con l’Università Cattolica di Milano (l’uscita di questo libro ha messo in crisi la sua collaborazione). Attualmente insegna Estetica all’Università di Pavia.

Per approfondimenti video: https://www.youtube.com/watch?v=qmW8paGMWq0.

Per approfondire la lettura delle prime pagine del libro: http://www.illibraio.it/libri/simone-regazzoni-pornosofia-9788879289894.

 

Note – Il primo film porno fu “Gola profonda”, che nel 1972 venne proiettato molte volte a New York e incassò 600 milioni di dollari (tra gli innumerevoli spettatori ci fu anche Jacqueline Kennedy).

Attualmente negli Stati Uniti l’ammontare dei ricavati dell’industria del porno stanno avvicinando quelli dell’industria militare. Questo fenomeno potrebbe dimostrare l’evoluzione pacifica ed edonistica dei rapporti umani. Inoltre l’industria del porno non è mai stata né razzista, né classista.

Al British Museum c’è una sala segreta chiusa al pubblico, chiamata “Cupboard 205”, in cui vengono conservate innumerevoli opere porno e materiale erotico molto diversificato.

Avviso ai viaggiatori amanti del porno: in Cina e in Iran è prevista addirittura la pena di morte per chi partecipa alla produzione o pubblica materiale pornografico. E le punizioni previste per la detenzione di materiale pornografico possono essere molto dure in quasi tutti i paesi islamici.

Infine segnalo un sito molto simpatico e molto anticonformista: http://beautifulagony.com.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares