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Pomigliano: le parole vuote e il "ricatto" di Elkann

"L’Italia dei Carini" a Nola e Marchionne con Elkann a Pomigliano.

No, non è una nuova puntata di Italialand di Crozza. È accaduto davvero che in una terra per niente florida e anzi ultimamente segnata da tanti problemi (in primis, l’inquinamento, la criminalità organizzata e le sconfitte del movimento operaio, perché di sconfitta si tratta, diamo un nome alle cose) sembra che si siano dati appuntamento gli uomini più ricchi del pianeta, oggetto delle sublimi imitazioni dell’attore genovese.

Che dire? Una beffa! Basta guardare la miseria che li circonda, i volti tesi degli operai in tute di ghiaccio (perché non più blu?) e le proteste fuori dai cancelli dello stabilimento della Fiat (cui le maggiori testate, come al solito, mi dispiace dirlo, hanno dato poca, pochissima importanza). I tanti che hanno potuto guardare da un treno scricchiolante (altro che Italo!) il paesaggio che unisce l’agro nolano a Napoli, capiranno di cosa parlo. È uno spettacolo desolante, un territorio violentato da anni di inquinamento, abusivismo edilizio, ignoranza e, soprattutto, dalla povertà. E quanto mi fa strano pensare che tra ieri e oggi in quei territori si è parlato di cose effimere, in piena crisi, come se l’unico mercato che si (e ci) salvi in questo periodo è quello del lusso, in barba ai nuovi e vecchi poveri!
 
Un treno col cinema a bordo e una macchina che si pagherà “solo” 100 euro per “soli” 100 mesi, di questo s’è parlato a Nola e Pomigliano!
 
Per carità non voglio fare l’uccellaccio del malaugurio, auguro a tutti i dipendenti NTV e FIAT di non essere messi mai in cassa integrazione, che le loro aziende vadano fortissime, che vendano tantissimi “prodotti”, visto che il loro è un “futuro fatto di prodotti” come acutamente sottolinea John Elkann.
 
Però io ho pianto nel leggere le sue parole, che ho trovato offensive e false, ipocrite: “Oggi Pomigliano è un modello…Voglio ringraziare voi operai che oggi siete qui in questo stabilimento e volevo ringraziarvi per aver sfatato un luogo comune, cioè che nel Mezzogiorno non c'è voglia di lavorare…è un esempio che si può fare un prodotto competitivo nel Mezzogiorno. Basta con il tema del Sud penalizzato. Partire dal concetto che il Sud è arretrato è un modo di ragionare che porta al fallimento… Pomigliano è stato l'incubatore da dove è iniziato un nuovo dialogo che ha cambiato le modalità di lavoro che potrà dare ricadute positive anche in busta paga".
 
Ho pianto di rabbia e di indignazione. Non ci vuole un genio per capire che più che un dialogo c’è stato un ricatto, e quel dire “Pomigliano è un modello” suona tanto di minaccia per gli altri lavoratori italiani della Fiat, che sanno bene come si sia usato Pomigliano – uno stabilimento in un territorio dove la povertà indurrebbe quasi chiunque ad accettare anche le carognate più grosse pur di avere un lavoro regolare e di non finire in mano alla camorra e agli strozzini – come testa d’ariete per smantellare il sistema contrattuale anche in stabilimenti di altre regioni dove i sindacati (forse) avrebbero potuto farsi sentire di più (sempreché l’avessero voluto, il che, a eccezione della Fiom, non è più tanto chiaro).
 
E quanto mi indigna vedere John Elkann che cerca di ingraziarsi gli operai – che ormai sono costretti a vendere, quasi regalare, tutto il loro tempo vitale alla FIAT sacrificando quello da dedicare ad altre cose assai più importanti (come la famiglia, ad esempio) – dicendo “e poi si dice che al Meridione non c’è voglia di lavorare!”.
 
Chi dice questa cosa può passare per un razzista e un cretino, ma lo è anche chi la cita per mostrarsi compassionevole e simpatizzante coi lavoratori meridionali. Se qualcuno ha ancora questo dubbio, lo invito ad andare in visita a casa dei milioni di disoccupati del sud per vedere quanta voglia di lavorare hanno!
 
E, in generale, mi pare che sia ora che tutti i dirigenti, presidenti, amministratori delegati e quant’altro del mondo, smettano di parlare di lavoratori del sud e del nord: esistono i lavoratori e basta, grazie ai quali, voi, presidenti, dirigenti e quant’altro, potete continuare a condurre le vostre vite lussuose.
E a Marchionne, i lavoratori di Termini Imerese sono davvero “persone eccezionali e brava gente”, forse però anche un po’ sfortunati perché vivono in una zona dove la FIAT ha costituito l’unica fonte di sostentamento per centinaia di famiglie, cosa di cui nessun amministratore delegato sembra però curarsene. Ora, non è offensivo liquidarli così, fregandosene del loro destino ma riconoscendogli che sì, in effetti, sono davvero “eccezionali”?
 
Un anno fa ho preso parte a una serie di manifestazioni organizzate dalla FIOM a Pomigliano. Al grido di “Pomigliano non si tocca! Pomigliano non si piega!”, c’era rabbia, ma anche dignità e voglia di riderci o almeno di ironizzarci su, come in fondo noi napoletani facciamo sempre, quando cerchiamo di superare i momenti brutti; ma ciò era possibile perché c’era anche, ancora, un po’ di speranza.
 
Da qualche tempo ogni speranza è crollata e resta solo un senso di impotenza. Leggere di operai che parlano di un mondo ormai cambiato, con la rassegnazione che cambiamento significhi sempre e solo peggioramento per i semplici lavoratori, e perdita di diritti fondamentali e poi, dall’altro lato, vedere Montezemolo che parla di “treni competitivi” come di una necessità del paese, mentre i pendolari ormai non hanno più treni che percorrano tutta la penisola, le tariffe aumentano in maniera costante e da giorni impazzano le proteste dei tanti, nuovi e futuri, disoccupati di Trenitalia!
 
Questo sfasamento, che si è concretizzato tra Nola e Pomigliano, nella zona forse più sfigata di Italia, mi sconcerta e offende.
 
E ancora più mi sconcerta che a dire "Non è una festa per il lavoro", non sia stato un sindacalista, bensì il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, a dirlo – che spiega nel suo blog perché oggi non è stato presente a Pomigliano D'Arco per la presentazione della nuova Panda.
Oggi è un giorno importante perché si ufficializza l'inizio della produzione del nuovo modello Panda a Pomigliano, frutto anche delle battaglie condotte nei mesi scorsi dalle lavoratrici e dai lavoratori. Pomigliano dunque non chiude e resta un centro produttivo. Eppure non è certo un giorno di festa per il mondo del lavoro e per la democrazia: sempre oggi, infatti, si celebra la fine del contratto collettivo nazionale e la fine della rappresentanza sindacale.
Mentre un sindacalista, Luigi Angeletti, segretario generale, sostiene che “L'accordo per il nuovo contratto del gruppo Fiat tra azienda e sindacati è forse un fatto storico e sicuramente una discontinuità rispetto agli ultimi 40 anni, è un accordo molto importante: dimostra che i sindacati sono in grado di stare al passo coi tempi". Quindi sono in grado di non avere più motivo di esistere.
 
Ho sempre riso di gusto guardando Crozza che imita Marchionne, che parla di animali assurdi come il lemure e la scolopendra con cui la Fiom lo boicotterebbe nei momenti più impensabili; l’ “uddio! Giulia Sofia!” di Montezemolo è già diventato un tormentone. Eppure credo che da oggi riderò molto di meno.
 
Hanno fatto bene a usare una macchina rossa su cui apporre, con un pennarello bianco, le firme degli operai, di Marchionne, di Elkann. Sul rosso la firma dei veri autori di quell’automobile, quella tracciata con le lacrime e sangue di tanti operai, non solo di Pomigliano e non solo della Fiat, si confonde e non si vede. E noi possiamo fare finta, ancora una volta, di non vederla e dimenticarcene.

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