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 Home page > Tribuna Libera > Politica, marketing e narratologia

Politica, marketing e narratologia

Nella società dell'immagine, dei divi, delle facce da copertina, vendere la propria immagine è essenziale. Anche nel mondo della politica vendere l'immagine propria e quella della propria fazione politica è essenziale. Anche la politica come tanti altri ambiti adotta regole che fanno parte del mondo dell'economia, le regole del marketing, del sapere vendere e commerciare, del saper “edulcorare” idee per renderle vendibili.

Regole del marketing che vengono applicate al mondo della politica come alla società tutta, regole del marketing che troviamo nel mondo dell'informazione, nella moda, nel mondo del cinema etc.

Quindi “vendere” è diventato un imperativo categorico, un comandamento essenziale da seguire nella società dell'immagine postmoderna delle “verità molteplici”.

Nel mondo della politica come in tanti altri mondi poi è importante anche il “saper narrare”: il sapere scegliere l'intreccio e la trama più opportune, il saper scegliere le parole giuste, il saper trovare i tempi e gli spazi giusti come anche i rapporti equilibrati e opportuni per le categorie di spazio e tempo, il saper proporre protagonisti, antagonisti e personaggi chiave, il saper usare il colpo di scena e la suspense.

Insomma nel mondo della politica e in altri mondi è importante saper usare gli strumenti del marketing, come già detto, ma anche gli strumenti della narratologia: il politico negli anni recenti oltre a farsi protagonista del fenomeno della personalizzazione nella politica è diventato frequentemente anche un ottimo narratore, un ottimo fruitore della arti della narratologia.

Perciò nella politica degli ultimi anni oltre ad essere importante l'apparire, la “superficialità”, l'immagine è importante anche usare le “armi” del marketing e della narratologia per arrivare al pubblico, alle masse, per “indorare la pillola”, per vendere il proprio prodotto, la propria immagine, la propria idea, la propria visione di realtà, la propria verità, la propria ricostruzione della storia etc.

Foto: Wikipedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.66) 7 dicembre 2013 19:48

    Mercificazione >

    Nella società dei consumi sono le quantità “piazzate” a decretare la fortuna di un prodotto. Non è detto che sia la migliore e più qualificata risposta al reale bisogno da soddisfare.
    Conta, non poco, la campagna promozionale. Perfino il “contenitore” può fare la differenza. Di nuovo c’è spesso solo il nome.

    In modo analogo funziona il circuito della cosiddetta democrazia “diretta” (liquida).
    Prodotto da “piazzare” sono idee convertite in proposte di legge.
    C’è chi provvede a “scaldare” la piazza e chi pensa a catalogare le idee da “condividere” con la maggioranza degli iscritti.

    Non servono
    i partiti, né “responsabili” politici del risultato conseguito.
    Il Parlamento è solo il “contenitore” di temporanei “portavoce” di proposte frutto di “condivisione”. Da concretizzare oppure rinnovare.
    Se un’idea non ha fortuna si può cambiare nome o il “portavoce”.
    C’è, in teoria, un’ultima chance: il referendum consultivo.

    In concreto. E’ un “processo” politico che non dà garanzia di risultato.
    Tutta la “responsabilità” viene e ritorna al popolo “consumatore”.
    Essenziale è proiettare Riflessi e Riflessioni calibrate su chi è sensibile alla fascinazione …

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