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Philip Glass alla Fenice di Venezia

 

Venezia, Teatro La Fenice, 12 dicembre 2012

‘An evening of chamber music’

Philip Glass, pianoforte ; Tim Fain, violino

Un concerto tenero, intenso e stimolante quello di Philip Glass, nella sua unica apparizione italiana al teatro La Fenice. Sei le composizioni in programma, in un arco temporale dal 1976 al 2011. La musica, sia la più antica, sia la più moderna, non è apparsa per nulla datata. Eppure essa sviluppa, ripetendola, sovrapponendola e armonizzandola, un’unica melodia. Tuttavia riesce a penetrare nello spirito dell’ascoltatore, ad emozionarlo, a farlo riflettere sulla sua condizione attuale, oltre a manifestare un fascino ed una personalità inimitabili. Minimalista, era stata definita, anche se Glass preferisce essere considerato un compositore di musica con strutture che si ripetono. Spetta a lui stesso il compito di iniziare e di presentare ogni pezzo, interpretando da solo al pianoforte per circa un quarto d’ora ‘Mad Rush’(1979), un brano commisionatogli da Radio Bremen, originariamente composto per organo.

Il suo pianismo privo di virtuosismo, ma lucidamente ritmico, appare in perfetta sintonia con la scrittura. A seguire, Tim Fain mostra tutta la sua bravura interpretando dalla ‘Partita per violino solo’(2010-2011), espressamente richiesta a Glass, suddivisa in 7 movimenti, la ‘Ciaccona’, sviluppata originalmente in due parti. Glass ritorna al piano solo, interpretando gli ultimi due movimenti, il quarto e il quinto, di un insieme di brani composti nel 1988, utilizzati nel film ‘La sottile linea blu’ di Errol Morris e nella versione teatrale della ‘Metamorfosi’ di Kafka, diretta da Gerald Thores. Ancora musiche di scena per ‘The Screen’(I paraventi) del 1990, l’ultima produzione teatrale di Jean Genet, questa volta interpretate in duo.

Toccante, poi, l’ascolto della voce registrata di Allen Ginsberg in ‘Wichita vortex sutra’, un testo che risale al 1966, musicato da Glass nel 1988 e che faceva parte dell’opera ‘Hydrogen Jukebox’, “Juke Box all’idrogeno”. Il testo di Ginsberg è una riflessione poetica antimilitarista, amara ed agguerrita, secondo lo stile dell’autore che sconfina nell’invocazione delle divinità orientali. Il concerto si conclude con ‘Pendulum for violin & piano’, commissionato per celebrare il XL° anniversario della American Civil Liberty Union nel 2010, riarrangiata per violino e pianoforte, mentre in origine era stata concepita per violino, violoncello e pianoforte e caratterizzata da uno stile energico e virtuosistico.

Il pubblico applaude, gli scatti fotografici si sprecano, ed il compositore concede due bis uno per pianoforte ed uno per violino solo, un movimento in cui si apprezza il virtuosismo di Tim Fain, tratto dall’opera ‘Einstein on the beach’messa in scena da Bob Wilson e presentata proprio alla Fenice, come ha ricordato Glass, nel lontano 1976, quando la città veneziana era ancora fucina di cultura, per le strade non si vendeva la paccottiglia che si vede adesso e molta musica aveva ancora una caratteristica libertaria, liberatrice, e di guida verso una società più umana, purtroppo mai, né intravediamo quando, realizzatasi.

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