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 Home page > Tribuna Libera > Perché lavorare tutte le domeniche?

Perché lavorare tutte le domeniche?

La finta liberalizzazione del commercio e la vera prigione della grande distribuzione.

Perché lavorare tutte le domeniche? Mi pongo questa domanda da molti mesi, precisamente da quando è stato rinnovato il nostro contratto collettivo nazionale con la firma dei sindacati CISL e UIL che, in pratica, ci obbliga a prestare servizio ogniqualvolta la nostra azienda decida di tenere aperto e quindi, grazie alla liberalizzazione del governo Monti, sempre.

Non trovo una risposta soddisfacente, forse voi ne avete? Vediamo, per ridare slancio all'economia? No, i dati raccolti finora mostrano che i consumi non sono aumentati, anzi sono ulteriormente diminuiti (com'era ovvio aspettarsi dato che il potere d'acquisto delle persone si riduce sempre di più!) e si sono "spalmati" semplicemente su 7 giorni anziché su 6; allora forse per ridare slancio all'occupazione?

Nemmeno, poiché le aziende della grande distribuzione organizzata che tanto hanno voluto questa liberalizzazione in quanto sono le uniche a poterne sostenere i costi e a poterne trarre eventuali benefici, in primis quello di eliminare definitivamente i piccoli esercizi che tengono faticosamente in vita i paesi, continuano a fare uso di lavoratori interinali, a progetto etc. etc., alimentando ulteriormente la precarietà di quelle persone che ancora faticano ad ottenere un contratto a tempo indeterminato, senza tuttavia farsi mancare la completa, totale in quanto obbligatoria disponibilità del personale fisso.

Rimane quindi la domanda: perché lavorare tutte le domeniche? Credo che le risposte siano da cercare altrove, nelle abitudini sempre più deprimenti delle famiglie italiane, che si appiattiscono sulla passeggiata al centro commerciale, e nelle reali intenzioni dei grandi gruppi di potere economico (le fantomatiche lobby) che governano la nostra vita.



Per quanto riguarda il primo aspetto, è abbastanza evidente ormai che la gente non nutre altri interessi, hobby, attività di svago, niente di niente, altrimenti non si spiegherebbe perché, in certe domeniche di sole meravigliose, si viene a chiudere con tutta la famiglia in un megastore nel quale si perde il senso del tempo, della buona educazione, della vita; soltanto la mancanza di alternative può portare delle persone sane di mente a scegliere di trascorrere la domenica in un luogo inumano, innaturale come sono i nostri centri commerciali, senza la necessità di acquistare nulla.

Certo, è molto meno impegnativo piuttosto che, ad esempio, andare ad un museo, a visitare una delle nostre bellissime città, o anche semplicemente fare una passeggiata al parco e parlare con le persone che si amano. E proprio questo è quello che vogliono le multinazionali del commercio, ridurci a meri consumatori, vincolarci ad un sistema a circolo chiuso nel quale ci vengono imposti bisogni, desideri che in realtà soddisfano loro, non noi, ma che ci rende sempre più dipendenti e sempre meno consapevoli di quali siano veramente le nostre necessità, le nostre esigenze di esseri umani. 

Occorre forse fare delle precisazioni: innanzitutto bisogna dire che il contratto ci è stato cambiato durante il rapporto di lavoro, cioè noi non abbiamo scelto un lavoro che prevedesse fin dall'inizio le domeniche obbligatorie, è stato come se durante una partita l'avversario decidesse di cambiare le regole appositamente per farti perdere!

In secondo luogo bisogna anche dire che non è che la domenica sia un giorno più bello degli altri,è che per convenzione è considerato il giorno festivo e questo rende possibile per le persone che fanno lavori differenti potersi incontrare nello stesso giorno, così come la convenzione di guidare a destra rende possibile la circolazione stradale! Potrete dire che il mio punto di vista è parziale, poiché sono una lavoratrice coinvolta nell'ambito di cui parlo, è vero; eppure credo che questo mio punto di vista sia valido tanto quanto quello di molti giornalisti professionisti che sull'argomento hanno scritto banalità, frasi fatte e considerazioni prive di fondamento e di rispetto proprio per il loro punto di vista, forse un po' troppo distante.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.104) 1 marzo 2013 21:04

    Tutta la mia solidarietà a lei ed a tutte le persone come lei, costrette a una vita a mio avviso inumana. Perfettamente inquadrato anche il vero problema: da una parte, una economia di bieco liberismo, indifferente a qualsiasi ragione che non sia il puro profitto, completamente priva e deprivata di senso civico.
    Dall’altra, una massa indistinta di persone che, stanche e indifferenti a qualsiasi attività che comporti un minimo di socialità, abbrutita da una televisione in cui predomina la pubblicità che è spesso meno becera dei programmi, ha ormai definitivamente scelto il vitello d’oro del consumismo, e passa le domeniche a stordirsi in queste cattedrali del dio Denaro.

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