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Per una giornata nazionale in difesa della Costituzione antifascista

Lettera aperta al presidente dell'Anpi, Carlo Smuraglia

Caro Smuraglia,

come già sai, un report della nota banca d’affari americana Jp Morgan sostiene che l’incapacità degli stati europei di fare fronte alla crisi è prodotta, in buona parte, dalle “costituzioni antifasciste”, che buona parte di essi (Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Germania, Grecia) si dettero dopo la Seconda Guerra Mondiale. Secondo lo sconosciuto estensore del documento, esse sarebbero contrassegnate da elementi “socialisti” come l’esecrabile (per l’autore) costituzionalizzazione del valore di uguaglianza, da cui discendono gli eccessivi diritti sociali garantiti, i limiti ai diritti di proprietà, il “diritto di protestare contro proposte sgradite” che trova davanti esecutivi “deboli”. In conclusione: troppi diritti, troppe proteste, “troppe elezioni foriere di populismi” (sic!).

Tutto questo sarebbe emerso con più evidenza dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, di fronte alla quale governi europei non sarebbe riusciti ad imporre le necessarie restrizioni di bilancio e le necessarie scelte impopolari (e qui si citano i casi di Grecia, Portogallo, Spagna (ma l’Italia deve essere rimasta nella penna dell’estensore).

Donde, il suggerimento di sbarazzarsi di queste costituzioni e scriverne di nuove interne all’ordine mondiale neo liberista.

Occorre riconoscere che le premesse da cui parte l’uomo della Jp Morgan (al netto dei giudizi di valore) sono corrette: le costituzioni antifasciste hanno una innegabile componente di socialismo, che trovò un punto di incontro con la democrazia sociale dei partiti cristiani e con l’eredità costituzionale del liberalismo. L’antifascismo fu questo: la convergenza fra culture politiche diverse che si ritrovavano sul terreno di una libertà riconquistata con l’abbattimento del totalitarismo fascista.

L’antifascismo non fu solo la negazione del fascismo, ma ebbe un suo contenuto positivo che trovò concretizzazione proprio nel patto costituzionale del Dopoguerra. Si constatò che la democrazia liberale non resistette all’assalto fascista per il suo elitarismo e dalla conseguente inadeguatezza a garantire l’accesso delle masse alla vita dello Stato.

Come tu mi insegni, la diga definitiva contro il fascismo fu costituita da questa nuova concezione della democrazia che collegava il rifiuto della guerra e del militarismo al valore dell’eguaglianza sociale che subordinava la garanzia della proprietà privata alla sua funzione sociale. E frutto di questa nuova democrazia sono stati il mezzo secolo di pace in Europa e di crescita delle condizioni di vita delle classi non abbienti. Quello che ha riguardato in particolare i lavoratori che hanno potuto giovarsi proprio di quel “diritto di protestare”, che tanto allarma la Jp Morgan e più in generale delle garanzie fornite dalle Costituzioni antifasciste.

Caro Smuraglia, oltre che docente, sei stato valentissimo avvocato del lavoro, ma quante delle cause che hai fatto, avresti vinto senza giovarti delle garanzie della prima parte della Costituzione?

L’infelice sortita della Jp Morgan non desterebbe troppo allarme se non coincidesse con altri avvenimenti di natura diversa, ma che potrebbero confluire sullo stesso indirizzo. Penso, per esempio alla minaccia di Sergio Marchionne: la Fiat potrebbe non investire più in Italia in ”mancanza di regole certe”. Considerando che la dichiarazione è stata fatta in un conteso di critica sprezzante ad una sentenza della Corte Costituzionale, ci si chiede di quali “regole certe” intenda parlare l’ad della Fiat e se non intenda auspicare una revisione di quegli articoli che hanno indotto la Corte ad accogliere il ricorso della Fiom.

Nello stesso momento il governo ha varato un disegno di legge per rendere più celere la revisione della Costituzione, in deroga a quanto stabilito dall’art. 138 di essa. Revisione i cui contorni non sono affatto chiari (stiamo parlando solo della seconda parte della Costituzione o anche della prima? E quali limiti avrà anche il “ritocco” della forma di governo e di Stato? Quali garanzie resteranno ai cittadini in termini di diritti collettivi?).

A questo proposito l’Anpi, che è, per statuto, per tradizione storica, per eredità morale del partigianato, la principale depositaria di quei valori della Costituzione nata dalla Resistenza, ha già energicamente protestato, avviando contatti con singoli intellettuali (come Rodotà o Zagrebelsky) e con associazioni come Libertà e Giustizia o i Comitati Dossetti. Penso che sia la strada giusta e che si possa iniziare una campagna nelle scuole, nelle facoltà universitarie, nei quartieri ecc. contro il, tentativo di liquidare la Costituzione. Per tale campagna sono a disposizione come molti colleghi e gruppi di studenti che ho consultato prima di scriverti. Penso che il punto di arrivo possa e debba essere una giornata nazionale di lotta in difesa della Costituzione antifascista alla quale chiamare tutte le associazioni, i sindacati ed i partiti che si richiamano all’antifascismo.

Sul terreno dell’ordine costituzionale si misura come l’antifascismo non sia solo una venerabile reliquia del passato, ma un elemento vivo e vitale di lotta politica. Ieri la lotta era contro il fascismo, oggi contro il neo liberismo “afascista” ed antidemocratico.

 

Foto logo: Alessandro Valli/Flickr

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