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Patto d’amicizia Libia: il Tg1 scagiona il Cavaliere

Ieri sera è andato in onda il solito telegiornale politico a senso unico. Investito dalle pesanti critiche sui rapporti con Gheddafi, il Premier sguinzaglia Minzolini per scagionarsi.

Eggià, come difendersi se non attraverso il tg pubblico? Le pesanti critiche che un po' tutti abbiamo dispensato riguardo il patto d'amiczia Italia - Libia, la sconsiderata smanceria correlata di ancelle offerte al Rais etc, etc, si vede che non sono piaciute tanto al Padron d'Italia. E così Minzolini ci racconta la storia delle nostre relazioni con la Libia, cioè da quando erano altri a governare. In particolare chi? Indovinate un po'? Ma sì, proprio lui: Prodi.

Parte così un servizio che ripercorre le passate visite del Rais in Italia, la stretta di mano tra i due leader, un'intervista dove dichiara l'amicizia con l'ex Presidente, e infine le relazioni dell'attuale Sfasciademocrazia. Con tano d'immagini. Tranne il baciamano, ovviamente. Tranne la genuflessione romana, degna di un Imperatore. Tranne alcuni piccoli, insignificanti particolari.

E allora sveliamoli noi, questi dettagli magistralmente tralasciati dal fido microfono del Pdl. Sì, è vero che altre legislature passate diedero il via alla riconciliazione con la Libia, al dovuto risarcimento per la colonizzazione. Solo che, ad un certo punto, vedi ultimi cabli pubblicati da Wikileaks, Prodi dovette retrocedere. Le richieste avanzate da Gheddafi erano troppo esose. Inacettabili.

Da presidente della Commissione Ue Prodi lo riceve a Bruxelles. Da premier negozia l´accordo di partnership tra Italia e Libia, ma ne blocca la firma. Troppo esose le richieste di Gheddafi, sproporzionate da un punto di vista economico e politico. Troppo scarse le garanzie sul rispetto dei diritti umani per gli immigrati. Poi, nella primavera del 2008, al governo torna Berlusconi che dopo pochissimi mesi vola a Bengasi per firmare lo storico "Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione" che mette fine ai dissidi sui danni coloniali italiani. Eppure solo pochi mesi prima il nostro ambasciatore a Tripoli, Francesco Trupiano, spiegava agli americani gli ostacoli e idubbi sulla trattativa. Il cablo "confidenziale" diretto al Dipartimento di Stato di Washington è del 7 novembre 2007. L´ambasciatore Usa a Tripoli fa un resoconto dell´incontro con il collega italiano. Che senza mezzi termini definisce il Colonnello e la leadersphip di Tripoli interlocutori «dalla mentalità corsara». Con loro, aggiunge, non sarà facile chiudere in tempi brevi alcun accordo. «Non hanno una reale visione strategica, fanno un danno a loro stessi insistendo sulegami tattici tra concessioni e compensazioni». Insomma, i libici trattano come al Suk, non ascoltano le richieste italiane e continuano ad alzare il prezzo. Soprattutto «insistono sul fatto che gli è dovuta un´autostrada che l´ex premier Silvio Berlusconi ha offerto di finanziare durante una visita a Tripoli del 2004». La famosa autostrada da 5 miliardi che pochi mesi dopo Berlusconi regalerà a Gheddafi (salvo poi trovarsi in difficoltà a reperire i fondi per la sua costruzione). Così il 30 agosto 2008 l´accordo viene firmato a Bengasi.

Chi ha voluto a tutti i costi firmare l'accordo miliardario e sdoganare Il sanguinario Carnefice che a oggi ha fatto diecimila morti, che minaccia di bombardare gli oleodotti, che sta compiendo un genocidio in Libia, e che possiede un capitale di 31 miliardi di dollari, è stato uno solo: Silvio Berlusconi.

E' chiaro adesso?

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