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Parma, sullo sgombero dei facchini della Bormioli. "Nient’altro che bestie"

di Antonio DITARANTO

Ma che razza di bestie stiamo diventando; possibile che nostri concittadini protestano da giorni per il mantenimento del posto di lavoro e dei propri diritti di lavoratori che non vogliono sottostare alla mercificazione del lavoro e del salario, prendono le botte, manifestano in solitudine per le vie del centro alla ricerca di un minimo di solidarietà e noi, noi tutti benpensanti, noi che fregiamo del titolo di persone civili, attenti alle problematiche della società, lasciamo che il tutto avvenga sotto i nostri occhi nella più totale indifferenza? Possibile?

Il 16 gennaio i facchini della Bormioli sono stati sgomberati dal presidio davanti ai magazzini della Bormioli dalla polizia in tenuta antisommossa e inseguiti fin’anche in tangenziale, si perché non basta allontanarli dal picchetto, li si deve inseguire per centinaia di metri perché devono capire chi comanda, chi è il vero padrone.

E loro, i lavoratori, con grande tenacia, ma anche con la forza della disperazione di chi non ha nulla da mangiare, a tarda sera improvvisano ancora un corteo per le vie del centro completamente deserte sperando che il loro urlo di disperazione arrivi finalmente a qualcuno che possa prestare l’orecchio per l’ascolto.

Ma chi, chi può ascoltare la voce di chi non viene creduto perché già il fatto stesso che ha un colore di pelle diversa dalla nostra, li pone in una condizione di essere nel torto?

Possono essere creduti forse da quel sindacato che giorni addietro ha firmato un accordo senza alcuna legittimità di rappresentanza alle spalle degli stessi lavoratori e che poi ha fatto di tutto, anche con vistose bugie per screditare il movimento dei facchini?

Possono essere creduti dagli organi di stampa locale, che tutti i giorni pubblicano articoli che vanno esclusivamente in un’unica direzione senza mai dare voce alle legittime richieste dei lavoratori?

E possono essere creduti da quella politica locale, completamente assente e complice mi verrebbe da dire di un progetto che vuole vedere il lavoro sempre più schiavizzato dalle logiche della concorrenza.

Ma esiste una coscienza civile in questa nostra cittadina? Esiste una amministrazione comunale?
Se anche i facchini avessero torto marcio, come qualcuno vuole farci credere, a nessuno viene in mente che se operai che guadagnano con il proprio stipendio quel poco con il quale non riescono a vivere, passano notti davanti ai cancelli di una fabbrica o asserragliati al freddo sopra al tetto di un capannone una ragione deve pur esserci?

E noi, non abbiamo per caso l’obbligo morale e civile di ascoltare ciò che loro hanno da dirci?
Io non entro nei termini dell’accordo sottoscritto da CGIL e CISL, sono problemi di strettissima natura sindacale, mi pongo però la domanda di quale legittimità possano avere dei sindacati che non rappresentano la maggioranza dei lavoratori di firmare accordi senza che i lavoratori stessi li abbiano approvati.

Fidentini, non è in gioco in questo momento solo il futuro dei facchini della Bormioli, è in gioco la nostra stessa natura di persone civili e solidali, che non lasciano in balia delle onde in un mare in burrasca dei propri fratelli; è in gioco la stessa credibilità di una società costruita sui valori del mutuo soccorso e dell’attenzione alle esigenze di tutte le persone.

L’uomo asserragliato sul tetto del capannone che minacciava di buttarsi di sotto, è una persona alla cui famiglia è stata staccata l’acqua potabile nei giorni scorsi; cosi non possiamo continuare, diamoci una mossa altrimenti non ci resta che accettare il fatto che stiamo diventando tutti delle bestie.

 

(immagine di Tonino Ditaranto)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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