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Papa Francesco e la laicità dello Stato: la Rivoluzione Francese in Chiesa

Miracolo: affermazione straordinaria e storica: "Lo Stato deve essere laico".

Non lo è, ovviamente, l'affermazione in sé. Che lo Stato debba essere laico è affermazione invero alquanto datata. È intrinseca al Rinascimento ed al suo Spirito, al Risorgimento, a tutto l'Ottocento ed il Novecento. È stata una delle grandi - forse la più fondamentale - delle rivendicazioni della grande Rivoluzione, quella Francese, che la impose anche cambiando i nomi dei mesi del calendario.

È stata rivendicazione, prima di essa, della Rivoluzione Americana, e, dopo, della Rivoluzione Russa. Rivendicata da statisti del calibro di Cavour, ma anche di Togliatti, da giuristi quali Kelsen o Santi Romano, da studiosi della politica quali Machiavelli e Guicciardini. La Chiesa, dall'editto di Costantino in poi, al pari che altre religioni, quali quella islamica, l'aveva sempre rinnegata e combattuta aspramente; ai tempi del Papa Re anche con l'Inquisizione.

È rimasta nella Storia la reazione del "Non expedit", la quale di fatto servì solo ad isolare la Chiesa stessa. L'uscita, almeno parziale da queste posizioni, si è avuta solo con due Papi di grandissimo spessore i quali hanno segnato di fatto l'ingresso della Chiesa nel Novecento: Leone XIII, con la Rerum Novarum, finalmente al fianco dei lavoratori, e Giovanni XXIII con il Concilio Vaticano II.

Papa Francesco di fatto si pone sulla loro scia e, idealmente, la porta a compimento facendo sua l'affermazione fondamentale della Rivoluzione Francese: "Lo Stato deve essere laico". E deve esserlo, prosegue Papa Francesco, "Proprio per garantire la libertà di coscienza, di religione ed il pluralismo religioso". È esattamente la motivazione addotta da politologi dei diversi indirizzi sia di ieri che di oggi.

Sino ad oggi quest'affermazione era stata rivendicata e fatta propria solo da Don Andrea Gallo, "Un cane in Chiesa", un sospetto. Era stata invece avversata, coram populi da praticamente tutti gl'altri. È straordinario anche lo scenario nel quale è stata fatta: il Pontefice è in piena GMG, per di più in Brasile, terra di quell'America Latina anche sua; e soprattutto in quell'America Latina che è la terra dove oggi la Chiesa è - a livello mondiale - più forte ed è più forte, perlomeno lì, di qualsiasi altra religione.

L'affermazione che lo Stato debba essere laico è dunque un "primato" assoluto del Papa, della Chiesa, ma lo è anche delle religioni. È infatti la prima volta che quest'affermazione viene fatta e rivendicata non solo da parte di una religione, ma da parte del suo capo reggente in piena carica. Diverse profezie, tra cui - celebre - quella di Nostradamus, indicavano il pontificato di Benedetto XVI quale quello dei tempi della "fine", ed il ritratto di Papa Ratzinger è effettivamente l'ultimo nella serie, iniziante da San Pietro, nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura.

Quest'affermazione di Papa Francesco la invera: con essa per la Chiesa un'era si chiude ed un'altra si apre ad un nuovo inizio. Lo Stato dev'essere laico, la Rivoluzione Francese è entrata anche nella Chiesa, ora non lo dice solo Don Gallo - che dall'alto starà esultando - lo dice il Papa.

 

Foto: Semilla Luz/Flickr

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