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Papa Francesco e l’apertura alla Teologia della Liberazione

È connotata, la storia recente della Chiesa, da svolte epocali che hanno portato prima al combattuto evento del Concilio Vaticano II e poi si sono svolte intorno ad esso.

Posto in essere da un Papa che si era eletto come "di passaggio", ma che si è mostrato poi come il più radicale innovatore, Giovanni XXIII, che non poté portarlo a termine, fu concluso, con inversione di rotta, da Paolo VI.

Esso è segno di un travaglio profondo nella Chiesa. Nonostante l'inversione di rotta è stato fatto di innovazione profonda, e nomi autorevoli quali quello di Jacques Maritain o di Bernanos debbono il loro essere annoverati tra i grandi del Cattolicesimo proprio al Concilio, senza il quale sarebbero stati messi al bando.

È stato travaglio profondo anche nelle singole coscienze: il primo alfiere dei "progressisti" di prima del Concilio e del suo inizio era il brillante teologo e giovane professore universitario tedesco Joseph Ratzinger, che con il pontificato di Paolo VI diverrà il primo alfiere dei "conservatori" e questo sancirà la sua ascesa al cardinalato ed alla Presidenza della "Congregazione per la dottrina della fede" da cui con "pugno di ferro" sarà guidato tutto l'indirizzo dottrinale e teologico socio politico della Chiesa dopo il Concilio, culminando nel pontificato dello stesso Ratzinger.

Una linea che ha di fatto proceduto con determinazione alla marginalizzazione del fronte opposto specie nei suoi protagonisti più autorevoli e brillanti quali De Mello Schillebecx, Kueng, Drewermann e tanti altri. Tra questi il Card. Carlo Maria Martini - recentemente fortemente rivalorizzato da Papa Francesco e additato come teologo di riferimento - riuscì a sottrarsi in parte per la sua forte autorevolezza e la grandissima stima "delle folle", in parte per l'amicizia personale con Ratzinger.

Ma l'assenza di Papa Benedetto alle esequie del Cardinale la dice lunga. Intanto, tornando indietro, un decennio dopo il Concilio, negli anni '70, in America Latina si erano aperti nuovi orizzonti che si collocavano ben più a "sinistra" di quelli delineati dai teologi citati che sono da considerarsi a tutt'oggi dei classici. Combatterla è stato l'imperativo prioritario di Paolo VI prima e di Giovanni Paolo II poi. Il loro strumento più formidabile a tal fine: il Card. Ratzinger.

Questo ci dice le dimensioni della svolta soprattutto teologica, ma anche socio politica e culturale, di Papa Francesco, un pontefice che sembra inserirsi con forza sulle orme di Leone XIII e Giovanni XXIII.

Foto: Edoardo Jimenez/Flickr

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