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Papa Francesco come San Francesco: la lotta al Maligno

Il Maligno, essere spirituale soggettivo, già indicato nell' Antico Testamento, ribadito oltre che nell'Ebraismo anche dall'Islam, confermato quale nemico all'inizio della sua missione, nelle tentazioni, da Gesù, che lo addita come principe di questo mondo, ovvero quale spirito della mondanità, colui contro il quale in quanto tale - specifica San Paolo - abbiamo da combattere.

È presenza oscura che si manifesta in maniera camaleontica, non solo in modo orrorifico. A Sant'Ignazio, ad esempio, si mostrò come "cosa bellissima e luminosa", ma che può anche celarsi e non apparire, agendo - è il suo modo più usuale e comune - attraverso la tentazione, come nei confronti di San Francesco.

Invero secondo le tre grandi religioni abramitiche il Maligno è la prima e la più perfetta delle nature angeliche, quella - originariamente - più vicina a Dio, cui missione doveva essere quella di portare la di Lui luce a tutti ed al mondo intero, da cui anche il nome, Lucifero, Lux fero. Il rifiuto di Dio lo ha escluso dal Paradiso e precipitato sulla terra, ma la sua natura angelica gli ha impedito una materializzazione e lo ha perciò spinto in una realtà contraddittoria, quella di spirito della negazione della spiritualità, spirito dunque della mondanità e del materialismo.



Possiamo oggi scorgerlo nella sua estrinsecazione più vera nel secolarismo che ormai è ovunque imperante, a differenza dei tempi di San Francesco ove la connotazione globale era quella della religiosità, cattolica, ebraica o islamica che fosse.

La contestualità nella quale si trovava ad agire il santo di Assisi era in questo senso più agevole, perlomeno culturalmente, perché più aperta e diretta: tutti ne ammettevano l'esistenza, tutti sapevano in qualche modo come difendersi. La contestualità di oggi è radicalmente diversa: non solo secolarizzata, ma connotata ormai anche dalla profanazione del sacro: una volta il sacro aveva i suoi luoghi - ove il rito attualizzava e concretava l'evento, irruzione del sacro - ed i suoi tempi - che scandivano il momento in cui l'irruzione del sacro accade - e questi ritmavano la vita del singolo e della comunità; spazi e tempi oggi abbandonati e sostituiti con spazi e tempi profani, che ritmano le vite di singoli e comunità profanando.

L'azione di Papa Francesco - come dei suoi predecessori, e va ricordata la denuncia fatta con forza da Paolo VI del "fumo di Satana arrivato persino nella Chiesa" - è perciò stesso assai più ardua. Si tratta infatti di riportare Dio ed il Suo Spirito che si incarna nel Logos, nella Parola, e quindi di reistituire spazi e tempi sacri in un mondo non solo connotato dalla secolarizzazione, ma in cui lo stesso sentire e pensare dei credenti e addirittura del clero e della gerarchia, sono spesso permeati anche fortemente dalla secolarizzazione. 

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.183) 14 maggio 2013 19:58

    Magistero >

    Passato l’effetto “novità” comincia l’arduo cammino del Buon Pastore.
    Anche Papa Francesco dovrà “imparare” a confrontarsi con i problemi e le sfide di una realtà globalizzata.
    Dovrà sempre ricordare il suo ruolo “guida” nell’indicare la via a comunità tanto distanti quanto diverse per cultura e condizioni di vita.
    Non potrà “limitarsi” a proiettare l’immagine dei valori “simbolici” collegati ai Suoi schemi mentali ed alla Sua esperienza di vita.

    Un’attenta e ponderata scelta delle parole è il vero passaggio chiave.
    Soltanto così il Suo messaggio potrà avere portata universale.
    A mo’ di esempio.
    Prospettare una Chiesa “povera, per i poveri” suona come ricerca di un rapporto “esclusivo” con le realtà più emarginate.
    Proporre la suora “madre e non zitella” sembra declassare i meriti di milioni di donne nubili che si prendono cura di parenti e nipoti.
    Sintesi.
    E’ facile echeggiare i toni di un “pauperismo” mai risolto. Ma è la “universalità” del verbo Petrino che “marca” l’impronta della missione Papale.
    Sono le “scelte” più impegnative il dettato di una Fede, senza miracoli

  • Di (---.---.---.217) 16 maggio 2013 00:30

    Io non mi farei troppe illusioni. Ha ribadito in maniera sin troppo chiara che la vita umana deve essere tutelata fin dal suo concepimento. Non è mia intenzione convincere il Romano Pontefice a cambiare idea circa la sacralità della vita, ci mancherebbe altro. Tuttavia vale la pena ricordare che a fronte di un capo religioso al quale deve essere garantita la piena libertà di espressione, c’è lo stato, che non fa propria nessuna confessione religiosa. Mi pare che invece il disegno della Chiesa cattolica, evidentemente non da ora, sia proprio quello di far inserire elementi della propria dottrina all’interno delle costituzioni europee.

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