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Papa Francesco ad un anno dalla nomina

Eventi imprevedibili ed imperscrutabili, come d'altronde le Vie del Signore, si originano anche nella Chiesa scuotendola a fondo. E, sono proprio questi eventi ad inaugurare e segnare radicalmente la Chiesa moderna e contemporanea: dalla Rerum Novarum di Leone XIII che il 15 maggio 1891 la catapulta nella modernità, all'elezione al soglio pontificio di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II.

Ultimi della serie le dimissioni (c'è un solo precedente storico) di Papa Benedetto XVI - al secolo Joseph Ratzinger, il teologo che maggiormente ha connotato la Chiesa del Novecento, prima brillante progressista tra i più importanti del Vaticano II, poi connotato da una linea più decisamente conservatrice -, ed infine l'elezione di Jorge Mario Bergoglio, 13 marzo 2013.

Una gaffe della presidenza della CEI, un bigliettino augurale per la nomina subito inviato al nuovo Papa alla notizia dell'avvenuta elezione senza aver atteso il nominativo del nuovo eletto in cui ci si felicitava con il Card. Angelo Scola, chiarisce quanto imprevista ed inattesa fosse l'elezione di Bergoglio, uomo dalla formazione spirituale ignaziana e marcatamente da quella del Card. Martini, già messa in disparte.

Due anime, conservatrice e progressista permeano in profondità la Chiesa connotandola ed interrogando le coscienze dei molti come dei singoli, dei credenti, ma anche dei laici. È l'anima conservatrice alla fine quella che si dimostra - clamoroso il caso del Non Expedit - non in grado di rispondere ai segni dei tempi, assolutizzando i propri dogmi e proiettandosi in una dimensione altra da quella più prettamente evangelica della comunità formatasi intorno a ns. Signore. Una dimensione che di per sé anche storicamente più volte stava per soffocare la Chiesa stessa, che riuscì a salvarsi solo proprio grazie a figure come quella di San Francesco, figure portatrici intrinseche dell'altra anima.

Quest'ultima invero, sebbene portatrice dell' "Elàn" Vitale che sempre è stato portatore di salvezza, tanto alla comunità quanto alle singole coscienze, ha però sempre, in qualche modo imperscrutabile, bisogno anche dell'altra. Vi è in questo probabilmente qualcosa del quid del Mistero insondabile dell'agonia del Cristo: "... in verità io sarò in agonia sino alla fine dei tempi". La stessa persona fisica può portarli, e spesso li porta entrambi: il progressismo per il Vaticano II ed il moderatismo per la sua concrezione pratica.

Non riguarda solo Joseph Ratzinger, ma, a ben vedere anche Jorge Bergoglio. L'anima progressista trova conferme a dir poco clamorose, si va dalla stessa scelta del nome, da sempre per ogni Pontefice indicativa dell'animo proprio e del proprio pontificato, alla rinuncia alle scarpe rosse, al nucleo del più celebre dei sui primi discorsi: "... se cade un mattone è tragedia, se cade un operaio non fa nulla" che riprende quello altrettanto eclatante della Rerum Novarum.

Gesti piccoli e grandi, uno Spirito dichiaratosi nell'enciclica Lumen Fidei e nell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Il nucleo vero e profondo di Papa Francesco è tuttavia invece rintracciabile in un altro suo scritto che non è atto ufficiale del Papa: "Aprite la mente al vostro cuore". Scritto estremamente moderno e progressista, ma radicato nella più classica delle spiritualità cattoliche, quella di Sant'Ignazio di Loyola. Si tratta infatti degli Esercizi Spirituali del grande Santo, visti, praticati e guidati da Papa Francesco in persona.

È la versione più valida e più immediatamente accessibile degli Esercizi e destinata ad affiancare quella originale. È il vero testo base della Spiritualità e del pensiero di Jorge Mario Bargoglio, quello dal cui vissuto scaturisce il pensare e l'operare del Papa: la Lumen Fidei, la Evangelii Gaudium, le posizioni circa il lavoro operaio e le questioni sociali, ma anche cose molto più piccole, come la rinuncia alle scarpe rosse, l'uso privato di una vecchia R4 donatagli, e anche l'essere beccato in contromano per le vie di Roma con la stessa... Insomma, Sant'Ignazio, filtrato anche dal pensiero del Card. Martini, riporta in auge quello Spirito Conciliare cui aveva portato anche il primo Ratzinger, un ritorno al "passato" che è invero una proiezione al futuro.

 
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