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Palermo cambia Palermo. Proteste contro il sindaco Cammarata

Erano migliaia sabato mattina in piazza Pretoria a Palermo per protestare contro quello che da Leoluca Orlando viene definito un sindaco abusivo, Diego Cammarata. Un lungo corteo arrivato fino a Palazzo delle Aquile, sede del Consiglio Comunale, proprio dove nel frattempo il primo cittadino, accusato di essere stato eletto mediante clamorosi brogli e di aver portato il capoluogo siciliano al terzultimo posto tra i 103 capoluoghi di provincia in quanto a condizioni di vita, stava snobbando la manifestazione ai microfoni dei media.

Al suono univoco dello slogan “Cammarata vattene!”, il clima è teso e gioioso allo stesso tempo. Perché c’è tanta gente che da anni chiede una casa e si trova a vivere in dei container alla periferia della città, ma queste stesse persone si vedono attorniate da gran parte del mondo politico del centrosinistra palermitano, che promette loro mari e monti, alimentando almeno la speranza di un futuro migliore. Sul finir degli interventi che rimbombano amplificati in tutti la piazza, si sentono fievoli le parole di una signora di 85 anni: è indignata, perché quel sindaco da qualche mese le ha tolto la possibilità di avere le dovute agevolazioni sul sistema dei trasporti pubblici. E non è che il trasporto urbano a Palermo funzioni così tanto. L’AMAT, ente gestore della rete, utilizza solo 235 su 598 autobus a disposizione, registra costanti crolli di passeggeri e, per far un favore a chissà chi, assunse addirittura alla vigilia delle elezioni 110 autisti, perfino sprovvisti di patente adatta.

Di scheletri nell’armadio il sindaco Cammarata sembra averne tanti, troppi. È finito sotto processo, insieme a due assessori comunali, per non aver adottato adeguati rimedi per contenere l’inquinamento da smog, con le polveri sottili anche 5 volte superiori ai limiti previsti. Ma il colpo di genio per cogliere due piccioni con una fava, Diego Cammarata l’ebbe qualche mese fa: istituì le Zone a Traffico Limitato per diminuire le emissioni almeno nel centro storico e in pochi giorni il Comune con la vendita di 266 mila permessi incassò circa 2,4 milioni di euro. Denaro prezioso per un comune-stipendificio, accusato anche di appoggiarsi su esose e inutili consulenze esterne, per le quali peraltro sempre il sindaco è sotto processo per abuso di ufficio. Ma il Tar bocciò quasi subito le ZTL. Risultato? Uno stanziamento di fondi riparativi per un totale di 6 milioni di euro.

L’ultimo e storico cappio al collo per i cittadini palermitani si chiama AMIA ed è la società che gestisce la raccolta dei rifiuti in città. Accumula milioni di debiti ogni anno ed ultimamente s’è salvata dal fallimento grazie al soccorso del governo nazionale che ha stanziato 80 milioni di euro per scongiurarne il fallimento. E come se non bastasse, l’amministrazione ha annunciato un ulteriore aumento della Tarsu del 30% sull’onda di continui aumenti fin dal 2001, che ammontavano già ad un complessivo 70%. Alcuni ex dirigenti sono stati anche indagati, ma il Comune non ha mai esposto querela nei loro confronti. Il processo perciò non si farà e così i debiti accumulati saranno scaricati sulle tasche dei contribuenti.

Qualche giorno fa l’ultima grazia del cavalier Berlusconi: da Roma sono piovuti altri 55 milioni di euro per la stabilizzazione di 2500 lavoratori socialmente utili ed è così che sul precariato l’avv. Cammarata si è salvato in calcio d’angolo. La media di un dipendente comunale ogni 30 abitanti fa sborsare alle casse comunali il 72% del bilancio complessivo solamente in stipendi, ma questa è un’altra storia.

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