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(P)De profundis: storia di un partito sull’orlo di una crisi di nervi

Leader a perdere!” Primarie e Pd: analisi di un’ennesima sconfitta

Tafazismo democratico

 La Sinistra italiana si è sempre contraddistinta per tratti di puro “masochismo”, una “pulsione autodistruttiva” sintetizzabile nello slogan “facciamoci del male!”.

Ma l’ancor in fasce Partito Democratico deve aver ereditato “il meglio” dai suoi predecessori, visto che, bruciando ogni tappa, in soli 4 anni sta raggiungendo vette ancora inesplorate di “sadismo”!

Parlar male del Pd appare quantomeno inelegante… Un po' come sparare sulla Croce Rossa. E’ inevitabile, però, di fronte ad un Partito nato già vecchio, quasi “insapore” dopo 17 anni di politica in pura salsa (anti)berlusconiana!

Un partito che, mentre il proprio principale avversario (il Pdl) esce morente dalla caduta del suo leader, dal canto suo non riesce nemmeno per inerzia a conquistare nuovi consensi, dovendosi accontentare di mantenere le posizioni e lasciare campo agli avvoltoi (di destra e sinistra) in agguato.

Siamo di fronte ad una lenta, inesorabile agonia: fin dal 2008 (anno di sua fondazione) il Pd non ha dato dimostrazione di alcuno slancio (o sussulto di dignità), collezionando solo divisioni interne, emorragie politiche e batoste elettorali degne del migliore Tafazzi!

Ma dove il Pd è riuscito davvero a superare se stesso è stato con le “primarie”, ovvero le consultazioni interne alla base del centrosinistra per la scelta dei candidati di coalizione (le quali, per un’ovvia legge matematica, generalmente dovrebbero limitarsi a conferire un “imprimatur popolare” al candidato espressione del partito maggiore).

Lo strumento delle primarie, invece, più che in un punto di forza (una formidabile spinta democratica) si è oramai trasformato in un “handicap” per il Pd: partito primo in Europa ad averle introdotte (quale formidabile strumento democratico di selezione delle candidature) ma anche unico al mondo a perderle!

Prima Vendola, poi Pisapia, de Magistris e Zedda... Ora Doria!

Oramai la storia si ripete sempre uguale a se stessa. Non fa più nemmeno clamore!

Nessun candidato alle primarie per il Pd (anche se indipendente, pur se proveniente dalla società civile, anche se una personalità d’indiscusso valore, quale l’architetto Boeri a Milano) può sfuggire alla maledizione di Veltroni: è sufficiente l’abbraccio mortale del Partito ad un candidato perché questo venga automaticamente fatto fuori, guardato con sospetto dai suoi stessi elettori, che vedranno in lui solo un uomo d’apparato!

Prima venne la Puglia (la doppia vittoria alle primarie, nel 2005 e nel 2010, del governatore Nichi Vendola, nettamente preferito all’on. Boccia, il candidato di D’Alema). E tutti - nel Pd - la presero con filosofia…

Poi vennero Milano, Napoli e Cagliari (le più importanti città in cui si è corso alle ultime competizioni comunali, dove le primarie hanno premiato tutti i candidati antagonisti al Pd!). E alcuni - nel Pd - iniziarono a interrogarsi con circospezione…

Oggi è toccato a Genova (l’inaspettata vittoria alle primarie dell’aristocratico Marco Doria, sostenuto da Sel, contro le due donne di ferro del Pd: l’uscente sindaco Vincenzi e la senatrice Pinotti).

Se nel Pd c’è ancora qualche segnale di vita, credo che qualcuno debba adesso seriamente preoccuparsi (preoccupare del fatto che persino Apicella potrebbe risultare un candidato vincente alle primarie se solo si presentasse come un candidato di rottura, un uomo “antisistema". Insomma un antagonista del Pd!).

Quando dalemiani e veltroniani (correnti, più che politiche, oserei direi “metapolitiche”) si sottoporranno ad un bagno d’umiltà e daranno ascolto ai ripetuti segnali di insofferenza provenienti dal proprio elettorato?

Nel frattempo il Pd, piuttosto che lavorare per ricompattare ed ampliare il centrosinistra, sembra impegnato con tutte le sue forze per dividerlo.

Non è da sottovalutare la scelta di garantire il proprio decisivo sostegno:

- a Roma al governo Monti, in alleanza col Pdl e l’Udc

- ed in Sicilia al governo Lombardo, in alleanza col Terzo Polo.

Governi, pur legittimi, entrambi “ribaltonisti” e non legittimati dal voto!

Se è questa la strada che si è scelta per recuperar consensi… Attendiamo impazienti le prossime primarie!

 

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Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.71) 20 febbraio 2012 12:16

    Un tempo, molto lontano, un articolo del genere (niente male) lo si sarebbe bollato di elettoralismo, vale a dire un’analisi che rimane in superfice alle apparenze elettorali senza scendere nel concreto dei fatti reali.

    Allora facciamolo un esempio di come la sinistra si autodelegittima da sola. E parlerei di sinistra nel suo insieme e nella lunga storia unitaria italiana. Nel 1996, a tre anni da tangentopoli la sinistra o meglio il centro sinistra vince finalmente le elezioni, ci si sarebbe aspettati a questo punto che finalmente si mettesse mano alla questione corruzione per apportare tutti quei correttivi sia nella legislazione che nall’apparato della pubblica amministrazione necessari ad abbattere il fenomeno dando finalmente una svolta alla vita pubblica italiana e ai rapporti tra cittadini e ceto politico. E in effetti così sembrò all’inizio, furono nominate due commissioni, una promossa dalla presidenza della camera e un’altra dal ministero della funzione pubblica, in parlamento si cominciò a discutere della creazione di un organismo nuovo di controllo della corruzione. Alla fine dei 5 anni di mandato parlamentare, dell’organo anticorruzione si perse memoria, delle 22 proposte di legge anticorruzione proposte dalle due commissioni, ne fu approvata solo una, la meno importante, riguardante i pubblici impiegati condannati per reati contro la pubblica amministrazione, tutto il resto andò nel dimenticatoio. Per soprammercato, nel 1999 fu approvata la convezione di Strasburgo contro la corruzione, nei due anni rimanenti di governo di centro sinistra (D’Alema, Amato) non si riusci a trovare il tempo di recepire nella nostra legislazione le norme della direttiva europea.

    Eppure non ci furono in quei 5 anni terremoti devastanti, alluvioni bibliche, eruzioni spaventose, né ci furono attacchi militari al nostro territorio nazionale, insomma nulla che potesse giustificare l’inedia, l’accidia della sinistra sul tema in questione.

    Qual’è la conclusione che si può trarre? anche la sinistra rifiuta di accettare i controlli di legalità !

    Di che meravigliarsi se poi la gente non vede in Bersani un’alternativa alla destra ?

     

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