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Omosessualità | Il coming out in adolescenza

Secondo Bettelheim (1954) vi sono due grandi problematiche che l’adolescente si trova a dover affrontare durante tale periodo della propria esistenza: trovare un posto nella società e, contemporaneamente, trovare sé stessi.

Due processi estremamente ardui, soprattutto nella società attuale, dove il sentirsi autentici e realmente fedeli a sé stessi è un compito arduo.

Come posizionare in un simile contesto l’omosessualità e l’esperienza del coming out, soprattutto quando si parla di adolescenti?

Il Coming out è un’esperienza complessa ed estremamente soggettiva soprattutto per quanto riguarda modalità e tempi che ogni individuo impiega per giungere a tale fase della propria vita.

Esso è sia una dichiarazione “pubblica” in cui il soggetto decide di mettere a conoscenza qualcuno sul proprio orientamento sessuale, sia un processo di presa di coscienza “personale”.

Capita spesso che i primi sentimenti omoerotici emergano durante l’adolescenza. Ciò fa sì che il coming out acquisti una valenza del tutto particolare in tale fascia d’età. Gli adolescenti, infatti, per quanto possano mostrarsi ribelli e pronti ad abbattere qualunque regola allo stesso tempo sono caratterizzati da un forte bisogno di omologazione e appartenenza al gruppo.

Il parere altrui, insomma, riveste in questa fase un’importanza cruciale. Come potrebbe mai fare, dunque, un ragazzo o una ragazza che si trovi nella condizione di percepirsi, per certi aspetti, come “diverso” rispetto alla maggioranza?

Vivienne Cass fu tra i primi, nel 1979, a delineare un modello di sviluppo dell’identità omosessuale, il quale nonostante la linearità forse eccessivamente riduttiva, può comunque essere utile per far comprendere la natura del coming out in quanto processo di maturazione.

Tale modello di sviluppo prevede sei stadi che variano in funzione del grado di consapevolezza dell’individuo. Secondo la Cass il soggetto partirebbe da un’iniziale fase in cui la possibilità dell’omosessualità viene presa in considerazione, ad una fase in cui il soggetto è ben consapevole e riconosce tale caratteristica come parte integrante della propria identità. Il modello si basa sul fatto che la costruzione dell’identità di un individuo sia un processo dinamico e attivo e che esso sia in costante interazione con il mondo esterno e l’ambiente in cui l’individuo cresce.

Si inizia quindi da un processo di associazione dei propri comportamenti al concetto di omosessualità per passare ad un successivo stadio in cui la persona si ritroverà alle prese con la costruzione di nuovi significati e nuovi valori. L’altra fase che segue è quella che Cass definisce “tolleranza” che nel migliore dei casi può condurre all’accettazione della propria identità. E’ in questa fase che l’individuo inizia a fare i primi selettivi coming out agli amici più intimi o ai propri genitori. Seguono lo sviluppo dell’orgoglio per la propria identità omosessuale e la successiva sintesi della propria identità in cui l’omosessualità viene considerata come una parte del proprio Sè.

Secondo Bertone (2009), spesso il coming out viene effettuato prima all’interno dei gruppi primari a cui l’individuo appartiene. Solo successivamente l’individuo sarà pronto ad aprirsi verso il mondo esterno.

Il coming out sembra essere un vero e proprio “compito di sviluppo specifico” (Pietrantoni, 1999). E’ un processo che implica un prima e un dopo con una serie di conseguenze e la consapevolezza che dopo di esso vi saranno dei cambiamenti e nulla sarà come prima.

Questo si caratterizza come un momento fondamentale per il destino e la qualità delle relazioni dell’individuo. Il coming out costituisce un momento importante anche per i genitori, un punto di svolta che porta ad un cambiamento in questi ultimi o alla conferma di un qualcosa che avevano precedentemente intuito.

Il coming out, per il sistema familiare, rientra tra i cosiddetti “eventi paranormativi” per la sua natura di evento non previsto, non immaginato, e quindi a volte di difficile metabolizzazione. Generando, a volte, una vera e propria “crisi”. Differendo, così, da quegli eventi definiti “normativi” come ad esempio un matrimonio, una nascita o l’abbandono del nucleo familiare da parte di uno dei membri (Biondi, Bracaglia, 2013).

Fare coming out con la propria famiglia può comportare sia aspetti negativi che positivi.

Tra gli aspetti negativi vi può essere il rischio di una difficoltà da parte del genitore ad accettare la realtà proposta dal figlio innescando, in certi casi, in quest’ultimo forti vissuti di senso di colpa, avvilimento e vergogna che possono contribuire se non affrontati ed elaborati correttamente all’insorgere della cosiddetta omofobia interiorizzata (ibidem, 2013).

Tra gli aspetti positivi, invece, c’è il fatto che esso può comportare un benessere generale contribuendo ad un aumento dell’autostima. Il coming out, inoltre, consente al figlio e ai genitori di stabilire un legame più stretto e intimo basato sulla sincerità e sulla libertà di poter essere ciò che si è senza nascondersi, ciò consente al figlio di integrare nella loro totalità gli aspetti della propria identità (Biondi, Bracaglia, 2013).

A prescindere da quale sia la modalità, o la persona con cui si decide aprirsi e fare coming out, è certo che tale azione richiede un ingente numero di risorse sia personali che ambientali, proprio per la sua natura di processo sia interno che esterno e che comporta l’innescarsi di una serie di reazioni, influenzando inevitabilmente le relazioni dell’individuo con il mondo circostante. Come tutti i processi evolutivi, anche il coming out richiede un certo supporto da parte dell’ambiente esterno, le conseguenze nel caso di un ambiente sfavorevole sarebbero deleterie per l’individuo, soprattutto in una fase così critica come quella adolescenziale, favorendo l’insorgere di sentimenti depressivi, una riduzione dell’autostima, e un forte senso di alienazione che possono comportare l’insorgere della cosiddetta omofobia interiorizzata e/o favorire il rischio di incorrere in comportamenti autodistruttivi ( Ford, 2008). Per questo motivo Ford e Colleghi sottolineano l’importanza per il soggetto adolescente della presenza di un contesto poliedrico in cui vi sia l’opportunità di frequentare anche associazioni LGBT.

Inoltre, ancora più in generale, occorre ricordare quanto sia importante l’ambiente in cui è immerso l’adolescente. La società moderna impone un infinito numero di pressioni forse molto più subdole ed implicite rispetto al passato, mostrandosi ambigua nei messaggi di libertà che risultano poi pressoché vuoti.

La nostra società è infatti ancora sovraccarica di stereotipi e false credenze sull’omosessualità ad ogni livello alcuni dei quali vengono tramandati ai giovani indirettamente anche senza volerlo.

 

Tirocinante: Claudia Isaia

Tutor: Fabiana Salucci

 

Bibliografia:

  • Bertone, C. (2009). Le omosessualità. Roma,Carocci.
  • Biondi P., Bracaglia F., (2013). Omosessualità e famiglie: legali, relazioni, nuove sfide. Edizioni Psicologia, Roma.
  • Cass, V. C., (1979). Homosexuality identity formation: A theoretical model. Journal of homosexuality4(3), 219-235.
  • Ford, V. E. (2004). Coming out as lesbian or gay: A potential precipitant of crisis in adolescence. Journal of Human Behavior in the Social Environment8(2-3), 93-110.
  • Honigmann, J. J. (1954). BETTELHEIM. Symbolic Wounds: Puberty Rites and the Envious Male (Book Review). Social Forces33(1), 192.
  • Pietrantoni, L. (1999). L’offesa peggiore. L’atteggiamento verso l’omosessualità: nuovi approcci psicologici ed educativi.Pisa, Edizioni del Cerro.

 

 

Sitografia:

https://psicoterapiagayelesbica.wordpress.com/2012/07/10/come-si-diventa-gay-e-lesbiche-vivienne-cass/

http://www.portalenazionalelgbt.it/adolescenza-e-omosessualita-in-unottica-evolutiva/

http://www.stateofmind.it/2018/06/coming-out/

http://www.agedonazionale.org/paura-disagio-vergogna-i-primi-sentimenti-che-una-famiglia-deve-affrontare/

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