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Omicidio di Fermo. Buoni e cattivi, ma… Emmanuel è morto

La morte di Emmanuel Chidi Namdi, fuggito da Boko Haram, avvenuta per mano di un italiano sconvolge per l’ennesima volta l’opinione pubblica del nostro paese e non solo. 

di Antonietta Chiodo

Il giovane immigrato richiedente asilo era da tempo ospitato insieme a Chimiary, la moglie di 24 anni, in una struttura della Caritas. Avevano un sogno semplice, crearsi una nuova vita qui, dopo avere raggiunto le nostre coste sui famosi barconi della speranza. In un’Italia che salva gli immigrati sulle coste, un paese il nostro ancora umano grazie al volontariato che sempre più rende la vita dei giovani immigrati dignitosa e speranzosa. Un paese in cui si cade troppo spesso in diatribe inutili all’interno delle nostre comunità per decidere su temi come quelli del crocefisso nelle scuole o se una donna che indossa l’hijab sia meno libera di una donna occidentale solo perché veste abiti differenti.

In questi anni non ci troviamo solo di fronte ad attacchi di semplice razzismo, tanto meno di gratuita violenza, ma siamo vittime di vere e proprie lacune culturali. Sogno ancora di commuovermi un giorno, scoprendo che il mio paese si è reso conto all’improvviso di quanto abbia ancora da imparare, di come la nostra cultura passata si sia persa lungo la strada della globalizzazione, lasciando vuoti culturali riempiti con odio e razzismo. La morte del giovane Emmanuel è stata un duro colpo inflitto alla compagna rimasta sola, che ha visto massacrare l’uomo della sua vita senza la minima possibilità di intervenire. In questi giorni la ragazza viene supportata dalle suore del centro in cui è ospitata e riceve un aiuto psicologico che cercherà di alleviare la sua disperazione.
Il giovane trentaseienne è morto dopo un breve coma consumato in ospedale, in cui il suo corpo massacrato dalle percosse dell’ultrà si è spento lentamente, in modo lento e doloroso. Una morte che non deve restare impunita.

Chimiary oggi chiede di potersi recare in carcere per affrontare Amedeo Mancini, detenuto per omicidio preterintenzionale, per incontrare i suoi occhi nella speranza di ritrovare qualcosa di umano e magari comprendere il perché del suo gesto. Un’azione di pochi minuti è bastata a portarle via tutto.

Oggi leggiamo la dichiarazione di Mancini ai pubblici ministeri. Senza la minima decenza afferma: “Io non pensavo di offenderla, le ho solo dato della scimmia perché è nera.” Viene da pensare che essendo di carnagione chiara Mancini non si offenderebbe se qualcuno lo paragonasse a un insetto strisciante e invertebrato e lo definisse un verme!

E non è finita qui. Lo scenario creatosi in Parlamento subito dopo l’accaduto lascia senza parole. Da italiana, vorrei porre qualche dubbio su rappresentanti da noi stipendiati che ricordavano il numero degli scippi e dei reati commessi dagli immigrati in Italia e giustificavano così il gesto dell’ultrà violento. Nel mentre il ministro Alfano e il presidente Mattarella cercavano invano le parole per potersi scusare di fonte a tutto il mondo per l’accaduto. Alfano ha ribadito più volte che questo atto vergognoso non dovrà cadere nel dimenticatoio, che è fondamentale frenare l’odio e la violenza che non fanno parte della nostra cultura, ricordando che l’Italia è la culla degli aiuti umanitari e non intende quindi tirarsi indietro.

Vorrei però ricordare che nel paese di Fermo, dove Alfano si è recato in queste ore e dove Emmanuel ha perso la vita, il 16 aprile di quest’anno è esploso il terzo ordigno rudimentale davanti a uno dei centri della Caritas. La Caritas e Fermo sono in prima linea per l’aiuto ai rifugiati; sembra che questa “eccessiva” umanità da tempo stia dando fastidio a qualche delinquentuccio bisognoso di creare il caos, non abbastanza coraggioso probabilmente per affrontare culture differenti, che lo obbligherebbero a un confronto.

Oggi proviamo vergogna e tristezza, oggi chiediamo scusa alla giovane sposa e lodiamo il lavoro di Don Vinicio Albanesi, che sicuramente come tutti noi si starà domandando dove fossero le alte cariche dello stato nel momento in cui le minacce diventavano bombe. Prima che ci scappasse il morto, ovviamente.

Qui il link alla raccolta firme per chiedere la concessione della cittadinanza italiana a Chinyery:

http://email.change.org/mpss/c/-QA/...

Questo articolo è stato pubblicato qui

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