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Omicidio Verbano: dossier sui soldi NAR riapre l’inchiesta

Omicidio Verbano, il movente nel dossier di Valerio su segreti e soldi della destra.

Il dossier riapre l'inchiesta, 379 pagine su nomi, appunti e descrizioni di militanti neofascisti.

Riapparso misteriosamente dopo 31 anni da un archivio dei carabinieri, il dossier Verbano  riapre l’inchiesta sul delitto di Valerio, 379  pagine tra cui l’agenda rossa del 77 e la rubrica con appunti,  nomi e indirizzi dei militanti neofascisti, caratteristiche fisiche, indicazioni delle sezioni missine frequentate, trascorsi politici e giudiziari di chi partecipava alle aggressioni che alimentavano la guerra fra rossi e neri. Il sequestro del materiale avviene in casa di Carlo Verbano nell’aprile 1979, anno in cui viene arrestato, uscirà dal carcere e ucciso tre mesi dopo,  il 22 febbraio del 1980, da un commando neo-fascista che lo stava aspettando nell'appartamento in cui abitava con i genitori. I Nar, nuclei armati rivoluzionari, sigla “aperta” dello spontaneismo armato della destra estrema, rivendicarono l’azione con riscontri inequivocabili.

Valerio era un adolescente dell’autonomia operaria, l’area della sinistra extraparlamentare, avrebbe  compiuto 19 anni tre giorni più tardi la sua morte e in quel dossier poteva esserci il movente del delitto. Lo cercarono negli archivi del palazzo di giustizia, ma senza successo. Dopo 31 anni spunta fuori dagli archivi dei carabinieri parte della copia originale dell’agenda rossa del 77. E’ con un certo pudore che la mamma di Valerio, Carla Verbano ce lo mostra. Riporta i voti della pagella scolastica, l’orario delle lezioni, le canzoni di De Andrè, in stampatello sul frontespizio: «Portare l’attacco al cuore dello Stato», con una falce e martello e un mitra sovrapposti e sotto la sigla del Ccr, collettivo comunista rivoluzionario quarta zona, composto dagli studenti del liceo scientifico Archimede in zona nord est del IV municipio della Capitale, dove lo scontro tra rossi e neri fu più sanguinoso. Il suo era un coinvolgimento totale: almeno quattro riunioni politiche a settimana, tra collettivi, comitato e assemblee, non solo all’Archimede ma anche all’università. Annotava le manifestazioni e gli scontri del periodo, le ricorrenze, l’uccisione dei militanti di sinistra, da Francesco Lorusso ad Antonio Lo Muscio e Walter Rossi, insieme ai compiti in classe, i pomeriggi al muretto con gli amici, gli incontri con le ragazze e fanciullezze come «abbiamo giocato a nascondino». I due volumi di controinchiesta appena usciti: “Valerio Verbano, ucciso da chi, come e perché”, di Valerio Lazzaretti, Odradek e “Valerio Verbano, una ferita ancora aperta. Passione e morte di un militante comunista”, di Marco Capoccetti Boccia, Castelvecchi riaperte le indagini forniranno materiale  prezioso per far chiarezza sugli autori dell’assassinio. Rispolverato, per essere analizzato (per la prima volta) e poter procedere a difficili perizie vocali,anche il nastro con la registrazione della telefonata di rivendicazione giunta all'agenzia Ansa alle 21 del 22 febbraio 1980: «Nuclei armati rivoluzionari, avanguardia di fuoco, alle ore 13,40 abbiamo giustiziato Valerio Verbano». Memoria incandescente e impegno ritornano anche  tra le pagine del libro di Carla Verbano, mamma di Valerio: “Sia folgorante la fine”, che a  ridosso degli 80 anni, continua la sua battaglia per verità e giustizia, oggi colorita dal disappunto verso: “l’amministrazione Bonelli che, tra le tante inadempienze politiche, nella tragica ricorrenza del 22 febbraio non ha mai inviato la corona d’alloro in memoria della morte di Carlo, evento di cui si è ricordato persino il sindaco Alemanno”.

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