Melania Rea: Salvatore Parolisi rimane in carcere, l’impianto accusatorio rimane

Il giudice Giuseppe Romano Gargarella ha rifiutato, con un fascicolo di 23 pagine, la richiesta di scarcerazione per l’imputato Salvatore Parolisi, e ha quindi riconfermato l’ordinanza di custodia cautelare del 2 agosto passato, ritenendo ancora valido l’impianto accusatorio presentato a suo carico. Ma gli avvocati difensori fanno sapere che si rivolgeranno alla Cassazione.

Ieri, il marito di Melania Rea, la donna trovata morta nei boschi di Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, è comparso in tribunale per chiedere la sua scarcerazione. Gli avvocati difensori hanno presentato nuovi documenti ritardando l'inizio dell’udienza di un’ora per dare il tempo di poterli visionare.

Tuttavia, i documenti e le contro-prove presentate dalla difesa non hanno convinto i giudici, a causa delle numerose contraddizioni che sono emerse dalle differenti versioni che via via sono state fornite dall'imputato soprattutto a riguardo delle sue relazioni extra-coniugali con le reclute a cui faceva da istruttore nella caserma di Ascoli. Non si spiegano inoltre le tracce di dna di Parolisi che sono state rinvenute sulla bocca di Melania e giudicate dagli esperti risalenti a pochi istanti prima della morte. Senza contare anche che appena appreso del ritrovamento del cadevere, senza sapere ancora dove fosse stato rinvenuto, si recò in caserma e dichiarò che lì c’era già stato con la maglie e vi aveva avuto un rapporto sessuale.

La difesa tenterà di smontare l’impianto accusatorio con l’aiuto di tre super esperti: il medico legale Lorenzo Varretto e Emiliano Giardina dell’università di Tor Vergata consulenti nel caso di Chiara Poggi e Roberto Cusani docente di telecomunicazione che dovrebbe occuparsi dei tabulati telefonici dell’accusato.