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Ok a modifiche cognome, ma per esperti cattolici su Radio Vaticana è “attentato alla famiglia”

Il Consiglio dei ministri ha recentemente reso più semplici le procedure per cambiare cognome. Consentendo anche l’aggiunta di quello materno, nonché l’aggiunta del cognome del nuovo marito per i figli delle vedove e il mantenimento del cognome con cui si era identificati all’estero per coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. “Unica autorità decisionale” in merito sarà il prefetto, mentre prima le domande dovevano essere poi vagliate dal Ministero dell’Interno. Con la riforma si avrà quindi una semplificazione e notevole risparmio di tempo.

L’innovazione però ha turbato diversi esperti di estrazione cattolica, intervistati da Radio Vaticana. Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, rettore dell’università Lumsa, presidente del Tribunale della Santa Sede e membro dell’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana, sentenzia: “Non c’è dubbio che questa estrema liberalizzazione costituisca un attentato alla nozione di famiglia”. Dal canto suo il professor Paolo Savarese, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Teramo, parla di “illusione di poter disporre della propria identità” che mina le “radici”. “Abbiamo un individuo che pensa dipotersi dare il nome da solo e di non riceverlo da altri” e per questo “quindi non sarà capace di donare, di riconoscere”. Inoltre, “consegnamo un nudo allo Stato, e questo è un principio totalitario”.

Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari (che organizza il famigerato Family Day) aggiunge che “questa idea della semplificazione – apparentemente burocratica – dentro le relazioni familiari, rischia di buttare via anche valori importanti come la storia familiare”. “Spesso interventi apparentemente o esclusivamente tecnici hanno un impatto negativo sulla promozione della famiglia”, sostiene, “che ci preoccupano molto”.

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Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.35) 20 marzo 2012 15:08

    Tutto sto casino solo perchè siamo una società di stampo patriarcale (si tramanda la linea paterna "lasciando perdere" quella materna): mi son sempre chiesto come starebbero le cose volendo riequilibrare i diritti e riconoscere anche la discendenza materna.

    Senza voler arrivare a Felipe y Cayetano y Lopez y Martinez y Gonzales (detto Cico, per chi se lo ricorda), voler mantenere i cognomi di tutta la linea di discendenza sarebbe, dopo qualche generazione, improponibile. Però si potrebbe adottare un criterio "misto", un automatismo con, in aggiunta, la possibilità di scelta (ad es. al compimento del 18.mo anno d’età): i maschi, per automatismo, porterebbero il cognome "primario" paterno (linea discendente maschile), le femmine quello "primario" materno (linea discendente femminile), e siamo a posto con le scelte dettate dal caso e/o dalla natura, mentre entrambi, al 18.mo anno, possono scegliere di aggiungere, come "secondario", il cognome "primario" dell’altro genitore.

    Un rapido esempio: la coppia Mario Rossi/Angela Verdi ha due figli, il maschio Luca Rossi e la femmina Loredana Verdi. Al 18.mo anno, Luca Rossi potrà diventare Luca Rossi(Verdi) e Loredana potrà essere Verdi(Rossi). Lo stesso per Paolo Bianchi ed Ada Neri con i figli Andrea Bianchi(Neri) e Maria Neri(Bianchi). Un matrimonio fra Luca Rossi(Verdi) e Maria Neri(Bianchi) ci regalerà Antonio Rossi(Neri) e Liliana Neri(Rossi). Questo schema logico ha il vantaggio di non far proliferare i cognomi ma di tramandare comunque, in modo "automatico" (cioè senza che nessuno compia una scelta), una delle due linee in base al sesso del nascituro: in questo modo si ha un "bilanciamento corretto" fra linea discendente maschile e femminile ed i diritti di entrambi vengono rispettati.

    Eventuali "problemi" all’impianto logico potrebbero nascere da figli di coppie gay... ma per fortuna (dell’impianto logico) loro non generano direttamente ma, al limite, adottano.

    A chi obietta che ci sarebbe molta più confusione, con tutti questi cognomi, faccio presente che la quantità di cognomi non sarebbe maggiore che in passato (se ne tramanda solo uno, non entrambi: cambia solo la modalità di scelta) e che già oggi le donne dichiarano il "cognome da nubile" aggiungendo eventualmente "in cognome-da-sposata".

  • Di (---.---.---.152) 20 marzo 2012 16:08

    Nessuno di quelli che obietta questa legge si chiama Troia, Finocchio o Gai, vero? O altri cognomi imbarazzanti... Mi sa di no, altrimenti capirebbero che a volte il cambio di cognome diventa proprio una necessità!
    Certo che per attaccarsi a cavillare e borbottare anche contro ’ste cose non c’hanno un benemerito belino da fare, eh? Che poi la nozione di "famiglia" è cambiata nei secoli (passando da un nucleo allargato plurigenerazionale in cui il patriarca comandava, e dopo di esso comandavano i figli maschi, seguiti dalla sposa del patriarca, le spose e le figlie, i servi, le serve, i bambini, a un nucleo singolo di coppia più eventuali figli con una relazione paritaria tra i due coniugi), anche se, fosse per certa gente, saremmo ancora al modello "abramo con moglie, schiava e figli dis erie A e B"...

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