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Odio in rete | Niente hate speech nei video: anche i social dovranno adeguarsi

Il Consiglio Europeo ha approvato un quadro di proposte legislative che prevedono il blocco sul territorio europeo di ogni video che inciti al terrorismo o che mostri contenuto d'odio (hate speech).

 A prima vista misure ovvie. La loro principale novità è l'estensione anche alle piattaforme "social" di un divieto già interiorizzato dalle società che si occupano di broadcasting a livello internazionale.

La proposta legislativa, che dovrà essere approvata dal Parlamento Europeo, contiene delle indicazioni per società come Facebook, Twitter e, ovviamente, YouTube, sulla necessità di "aggiornare" i propri sistemi introducendo meccanismi di blocco automatico dei video considerati dannosi. E' dunque il fatto che questi video siano "permanenti" e continuino a "diffondersi" il motivo che determinerà una sanzione pecuniaria in base alla nuova legge in fase di approvazione, un po' sullo stile di quanto recentemente proposto in Germania.

Questa azione dell'Unione Europea si inserisce in un più ampio quadro di misure volte al contrasto del fenomeno della radicalizzazione e, più in generale, della diffusione del discorso d'odio in rete, ritenuto da molti, giustamente, un "sintomo" del malessere sociale, economico ed antropologico che il vecchio continente si trova ad attraversare.
Già l'anno scorso la Commissione aveva stretto un accordo con le principali società (Twitter, Facebook, YouTube) denominato "Code of Conduct" con l’obiettivo di rendere più veloce ed efficace la verifica dei commenti d’odio.

In Italia, l’ente che ha raccolto il testimone della lotta europea è l’UNAR che, nel 2016, ha istituito l’Osservatorio Media&Internet che si occupa proprio del monitoraggio dei casi di hate speech online. Tuttavia resta critica la sostanziale disomogeneità delle leggi nei vari Stati membri dell’UE, ancora ben distanti da un’effettiva armonizzazione

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