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Occupazione, i dati Istat: un mercato del lavoro in formalina

Come informa Istat, a giugno 2015 gli occupati diminuiscono dello 0,1% (-22 mila) rispetto al mese precedente. Il tasso di occupazione, pari al 55,8%, cala nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali. Rispetto a giugno 2014, l’occupazione è in calo dello 0,2% (-40 mila), mentre il tasso di occupazione rimane invariato. Non c’è moltissimo da analizzare, nel senso che l’evidenza è palmare: il mercato italiano del lavoro è del tutto fermo. Meno statica è la propaganda governativa, come noto.

Prosegue il rosario di disastrosi dati sull’occupazione giovanile, quella della fascia 15-24 anni. Volendo depurare i dati dal rumore statistico mensile, ed osservando quindi le variazioni annuali (prospetto 4 e 5 del documento Istat), vediamo che ad un anno l’occupazione cala di 80mila unità, cioè l’8,5% del totale ma crescono anche gli inattivi, di 45mila unità. Il dato è eclatante sotto ogni aspetto, non ultimo quello della percentuale di disoccupati in questa coorte anagrafica, che a giugno tocca il 44,2% con un aumento mensile di 1,9% che singolarmente è uguale alla variazione annuale. Bisogna anche considerare che il tasso di occupazione di questa coorte è di solo il 14,5%, in calo di 1,2% annuale, e quello di inattività è del 74% (+1,3% annuale).

Per l’intera popolazione, il tasso di occupazione resta entro il corridoio ristretto a cui siamo abituati da tempo immemore, a conferma dell’assoluta staticità del mercato del lavoro. Negli ultimi 12 mesi abbiamo 40mila occupati in meno. Da marzo 2014, ne abbiamo 31mila in più. Non è nemmeno rumore statistico, a dirla tutta. “Ma gli inattivi sono in calo!”, diranno i miei piccoli e grandi amici. Si, ma per i motivi sbagliati, cioè la permanenza al lavoro di persone che in altri tempi sarebbero state pensionate.

 

E quanto ai modi creativi per sbattere via soldi pubblici e ingessare un bilancio dello stato ormai prossimo ad implodere, dopo gli 80 euro non dimenticate questo:

 

Noi ve lo stiamo dicendo da sempre e da subito, se ricordate. Sarebbe utile avere un premier dotato di dignità, prima che di onestà intellettuale, che si presentasse ai cittadini dicendo: “le cose non stanno andando, sinora ho fatto solo dozzinale propaganda ad uso di trombettieri e sprovveduti. E non esistono gufi ma persone che guardano i dati in modo rigoroso. Scusatemi”. Ovviamente in un mondo non meno magico di quello di Matteo Renzi.

Addendum – Un premio a questa dichiarazione del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Bisogna avere doti comunicative non comuni, per arrivare ad una cosa del genere:

«I numeri di giugno confermano che siamo di fronte a dati soggetti a quella fluttuazione che caratterizza una fase in cui la ripresa economica comincia a manifestarsi» (Ansa, 31 luglio 2015)

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