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Second Life: la fine di un mondo possibile

Second Life è un grande patchwork mediale, un ipermix ipermediale: è un gioco ma non solo un gioco, è astrazione e concretezza, ma soprattutto è un mondo possibile, anzi dei mondi possibili, nei quali ciò che la possibilità diventa reale e/o pensata come tale. Insomma, per dirla con Musil, è “la capacità di pensare tutto ciò che potrebbe essere”.

Second Life è da un po’ di tempo che è altalenante nelle preferenze degli italiani e da un bel po’ che il suo ciclo di Hype conosceva la discesa. Fondamentalmente il metaverso è andato pian piano fuori moda grazie anche alla forte ascesa del social network "generalista" per eccellenza Facebook. 

Se un paio d’anni fa c’era stata l’esplosione italiana verso il "nuovo mondo" (Gabetti che investe nel mattone di pixel, Di Pietro ministro che acquista un’isola, la provincia di Roma che crea l’agorà virtuale e addiritura la benedizione di un vescovo) in poco più di un anno l’attenzione è calata fino a far scomparire il superfluo e a far vacillare gli interessi (la rivista della Maggioli si ferma a settembre, il blog di Second Life Italia tiene i suoi post fermi a maggio, e l’ex ministro scappa via qualche giorno fa - ma vista la sua presenza flebile la notizia è giusto un lancio). Qualche timido preavviso a febbraio e poi il colpo di grazia con la notizia "ufficiale" della morte italiana. Come spesso accade, quando la stampa si occupa di qualcosa o alza la polvere fino all’orizzonte oppure la notizia non ha motivo di esistere. Così il giornalismo, sovente, approccia questioni con una difesa "a catenaccio" ovvero, continuando nella metafora calcistica, entrando "a gamba tesa" sul pallone. Seguono, ovviamente, la replica della comunità italiana, e una nota di discussione su Facebook e altre altre noticine varie. Ma, al solito, ha ragione Giuseppe Granieri nel sostenere che «la situazione e la percezione italiana di Second Life meriterebbero un discorso a parte, strutturato e argomentato».

Ecco un primo spunto organico, anche se "a freddo", provenire da Giovanni Boccia Artieri («La forza di Second Life sta nella capacità di incarnare un orizzonte delle possibilità e il suo valore nell’accettare e perseguire cognitivamente la condizione di contingenza, oscillando tra il proprio sé-corpo e il proprio sé-avatar») il quale, oltre a intravedere una capacità di vivere vite possibili e di "osservarsi mentre si agisce un mondo", denota anche le "negatività" di Second Life per la sua natura "elitaria e antidemocratica". In sostanza dal ragionamento di Giovanni si possono tirare fuori tre nodi problematici:

1) l’utente di SL deve vivere un dislivello molto forte tra le competenze ("ipercompetenti" e "neofiti");

2) la comunicazione è unidirezionale («chi possiede land, case e negozi ed organizza mentre gli altri partecipano soltanto senza lasciare traccia»);



3) la presenza fisica (on line) dell’utente nel mondo è imprescindibile, quando l’avatar non c’è nel mondo non ne resta né la sua traccia e neanche la sua scia. Questi tre nodi, pur non essendo sufficienti a definire l’uso del mezzo, denotano la forte distanza che intercorre tra SL e i social network , o almeno da quell’idea italiana di social affermatasi così velocemente anche in quelli completamente "analogici". Sono, quindi, punti importanti per capire cosa si fa e come in un mondo e nell’altro e quale distanza separa uno dall’altro.

Insomma se si soffre del peso della socialità di Facebook probabilmente Second Life è qualcos’altro. Anzi SL è pure un social, anche se Wikipedia non lo ritiene tale; è pure un MMORPG, anche se gli amatori (tipo quelli di World of Warcraft) hanno sempre storto il naso.

Ma la morte prevista e annunciata di Second Life non viene letta soltanto come l’assenza o la partenza di utenti ma soprattutto in termini di business mancato o mancante: perchè le aziende investitrici scappano!

Ma può essere colpa del mercato se le aziende non lo conoscono ? Se non sanno adeguare i loro business plan?

L’errore della aziende, soprattutto italiane, è stato quello di aver creduto e utilizzato il metaverso soltanto come vetrina, dimostrando di voler ragionare "dal fuori al dentro" e non dal "dentro al fuori". Non sempre, e quasi mai in verità, le grammatiche vincenti in un mondo sono esportabili e/o adattabili per un altro. L’unica logica forte e conduttrice è stata quella della colonizzazione che purtroppo non è riuscita a produrre risultati positivi o almeno non quelli attesi; e se risultati significativi sono emersi, questi non sono stati nè apprezzati nè giustamente valutati. Certamente alla base c’è una forte incomprensione per quel mondo e per quel potere estensionale concentrato nell’avatar: per intenderci lo stesso potere che può avere una fotocamera, la TV, una ruspa, un trattore, una betoniera un cannocchiale, il tempo e lo spazio e altro ancora ma tutt’insieme nello stesso momento. Anche la comunicazione supera i confini della semplice chat e del link, assumendo le dimesioni, oltre che della chat e del link, dell’ambiente, del corpo, della voce, della vista e "dell’osservarsi mentre si agisce un mondo". Oggi non conosco niente di simile e di così forte tanto da rendere, per esempio, la didattica uno strumento estremamente potente. Giovanni Boccia Artieri e Giuseppe Granieri, con la loro unAcademy, ne potrebbero parlare per anni. Ma per farsi un’idea su altro ancora si può andare qui , qui e anche qui, per capire che non stiamo parlando di una semplice "piattaforma". Per concludere vorrei soltanto dire che sicuramente un calo, fisiologico, di interesse per Second Life c’è stato ma parlare di morte italiana è esagerato e Arco Rosca lo racconta meglio di me.

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli.leonardo.it (---.---.---.85) 4 settembre 2009 20:33

    A me personalmente interessano ben poco sia facebook che second life: sarò all’antica, fedele ai blog cui ho snaturato la funzione di diario e le ho riversato addosso quella di diffusione di notizie. Tuttavia mi rendo conto che attirano assai molto l’attenzione questi social network, in particolare ricevono spinte notevoli da altri media quali la tv ad esempio.Mi dovrò fare una cultura in materia.

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