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Nube vulcanica: nel XXI secolo, un autentico disastro beffa

 
 
Si lasci passare la denominazione soggettiva contenuta nel titolo - del resto, affiorata nella mente con un moto del tutto sereno e spontaneo - che, alla sensibilità del comune osservatore scrivente, sembra perfettamente appropriata rispetto alla clamorosa emergenza di questa metà d’aprile (facendo voti affinché la circoscrizione temporale non straripi) e ancor più appropriata e calzante come auspicio d’irripetibilità.
 
E però, non c’è che dire, alla luce dell’evento scatenatosi e in corso di sfogo (che sfogo!), s’impone qualcosa d’importante e radicale già in linea di principio, a partire da talune classifiche e sequenze, coniate dalle moderne società. Ad esempio, per restare in Italia, a proposito dell’ordine dei cosiddetti poteri costituiti: primo, secondo e terzo, con rispettivo riferimento a Parlamento, Governo e Magistratura, quarto, poi, con richiamo alla definita “casta” di stampa, tv e giornali e relativi operatori ed assetti d’appartenenza e/o controllo.
 
In altri termini, senza tema d’eresia, sembrerebbe d’uopo mettere al primo, primissimo gradino, per forza autonoma, contenuta e indotta, la natura e gli eventi che le sono o possono esserle propri.
 
Oltre un millennio fa, si annotò che un invasore calato da lontano, tale Attila, fece terra bruciata intorno a sé e tale definizione permane ancora oggi viva e indicativamente attuale.
 
Pochi giorni addietro, è bastato un anonimo, o per no meno difficilmente nominabile, vulcano della piccola Islanda, per creare, mediante la sua voce/azione eruttiva, non terra, ma cieli bruciati, non limitatamente a quell’isola, ma sconfinando addirittura lungo e attraverso l’intero vecchio continente. E purtroppo, chissà quando - è ovvio, si spera presto, prestissimo - il lamento, definiamolo così, della montagna di fuoco cesserà, spegnendosi o affievolendosi su toni innocui.
 
Gli esperti precisano che il vulcano in questione, tranquillo da un secolo e passa, anche per via della latitudine, trovasi sormontato da una vasta area di ghiacciai e che, a determinare l’effetto della terribile nube di fumo, caligine e polvere, è stata, in modo particolare, una volta innescatasi la fase sussultoria, la caduta a precipizio della gelida massa di ghiaccio nell’immenso crogiolo del magma lavico, di temperatura chiaramente elevatissima.
 
Una semplice domanda: se esisteva, da sempre, il rischio, sia pure ipotetico, del micidiale impatto ghiaccio/magma, perché nello specifico contesto - mentre e così come da anni si parla un po’ ovunque del diffuso e difficilmente contenibile fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai, con conseguenze dannose per gli equilibri e le necessità della terra e dello stesso uomo - a nessuno, proprio a nessuno, è venuto in mente di organizzarsi e provvedere a “sciogliere”, eliminare, giustappunto, i ghiacciai in quella delimitata zona? Sta di fatto che, al momento, si è determinato il blocco di gran parte, talora della totalità, del traffico aereo.
 
Guai seri, tutto sembra fermarsi, essere compromesso, ormai ogni movimento appare legato alle ali e alle turbine dei jet, finanche Capi di Stato e di Governo risultano in ginocchio, una potente della terra qual è la Cancelliera tedesca sta in queste ore vivendo un’avventurosa epopea per far rientro nel suo Paese. Beh, è inutile nasconderlo, si tratta di un grande, pesante scotto che si paga alle mode e abitudini affermatesi nei recenti decenni, durante i quali, per stare sul tema, si è assistito all’abbandono, messa in disarmo, demolizione, trasformazione in musei galleggianti, di vastissime flotte di grandi navi a vapore, motonavi, turbonavi, transatlantici - già non a caso regine dei mari - che, prima che l’aviazione civile si diffondesse e acquisisse quasi l’esclusività – espletavano la medesima funzione di trasportare milioni e miliardi di persone, da un paese all’altro, da un continente all’altro, dalla Scandinavia all’Argentina e all’Australia.
 
Al solito, nell’ambito di cambiamenti epocali e sulla spinta di processi vorticosi e convulsi, si è anche qui rivelato difficile percorrere itinerari equilibrati e di prudenza, ossia salvaguardando e mantenendo, in certi limiti, il vecchio accanto al nuovo. Cosicché, al succedere dell’imprevisto, ecco ora sopraggiungere conseguenze negative.
 
Una volta tanto, a monte dell’evento in discorso, non v’è un capro espiatorio nominativo, un tiranno, un dittatore sanguinoso. Invece, si deve riconoscere, se non la diretta responsabilità, il coinvolgimento oggettivo di tutti.
 
Quale lezione ricavare: pensare, riflettere e preordinare le priorità, le azioni e i comportamenti all’indirizzo degli elementi naturali che ci circondano, allo scopo di cercare di non incappare, in futuro, in pesantissime contingenze del genere, tenendo presente che, ove ci si limitasse semplicemente a riparlarne post evento, si compirebbe solo un mero e vieppiù labile esercizio.
 
Ad ogni modo, per esorcizzare idealmente la contingenza in atto, la conclusione d’adesso non può che essere: ”Nube e polveri, dissolvetevi e sparite presto!”.
 
 

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