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Non piace più la sinistra? Usiamo la destra…

Stavolta non vi farò una vera recensione di un libro, perché, anche se stimo Renato Mannheimer, già nel leggere la sua introduzione mi si sono rigirate le palle: è quindi inutile fare inutili giri di parole (l’opera incriminata è: “Senza più sinistra. L’Italia di Bossi e Berlusconi”, IlSole24ORE, 2008).

Non si può considerare positiva una legge elettorale solo perché semplifica la vita politica e riduce i partiti: pure il Duce aveva semplificato la vita politica e si è visto poi com’è andata a finire. E poi qualcuno mi sa dire come si fa a chiamare legge elettorale una “legge mafiosa” che dice: “se vuoi votare voti chi dico Io” (Io = Segretario di Partito).

Una legge che è stata creata con l’ottica di arrivare nel medio termine a una “dittatura” a due partiti, che è il male antico e moderno che sta distruggendo la democrazia in tutto il mondo occidentale. Una legge che impedisce la nascita di nuove formazioni politiche e che mira a mantenere lo Status Quo economico e politico, che risulta essere quasi sempre la causa principale del dilagare della corruzione in tutti i paesi con scarsa alternanza.

Purtroppo nel corso della storia di molte Nazioni, capita che molta gente non riesce a rendersi conto della nascita di nuove forma di dittatura, ma poi le persone diventano tremendamente felici quando constatano la morte dei dittatori e dei funzionari invischiati nel suo sistema. Se un aereo precipitasse sul “Parlamento Romano” non oso pensare a cosa succederebbe in Italia…

Comunque, per mostrare a tutti voi il genere di argomenti trattati nell’opera, vi riporterò i titoli dei vari paragrafi: “Introduzione. Voto e Paese: una stessa faccia?, Politiche 2008: un risultato inequivocabile” (Renato Mannheimer); “Voto e territorio: analisi dei risultati” (Paolo Feltrin e Paolo Natale); “Perché le sinistre hanno perso” (Luca Ricolfi); “La terza ondata leghista” (Roberto Biorcio); “Il voto meridionale” (Paolo Feltrin); “Sempre fedeli: il voto che ristagna” (Paolo Natale); “Cattolici e voto” (Paolo Segatti e Cristiano Vezzoni), “La campagna elettorale: leader e (pochi temi) in tv” (Guido Legnante); “Il duello a distanza tra Berlusconi e Veltroni”(Cristian Vaccari); “Il Porcellum: una legge che funziona” (Paolo Feltrin e Davide Fabrizio); “La rivincita dei sondaggi” (Giacomo Sani); “Sondaggi e cortocircuito dei media” (Nando Pagnoncelli); “Ancora Berlusconi? L’Europa ci interroga” (John Foot); “Conclusioni. La luna di miele” (Paolo Natale e Mannheimer).

Inoltre non ho fatto dei commenti sui risultati anche per un altro motivo: non credo nel dogma dei numeri anche se non ho mai avuto problemi con la matematica. Sono un infedele che crede solo nelle giuste e oneste interpretazioni personali, che hanno meno vincoli e obblighi di interesse rispetto a quelle professionali (che oggigiorno rispecchiano sempre meno la verità). Un paio di dati però li riporto: circa il 27% gli elettori è mobile e ha cambiato il voto dalla volta precedente (quindi ha cambiato partito o si è astenuta), ma solo il 4-5% dei cittadini ha cambiato la coalizione. Inoltre l’8% delle persone sembra aver deciso la lista da segnare il giorno stesso delle elezioni, per un totale del 20% di chi ha deciso nell’ultimissimo periodo. E io ho parlato appositamente e più precisamente di segnatura (burocratica e statalista) e non di voto (libero e civile), perché mi piace essere una persona precisa e corretta: nessuno ha votato nessuno nelle ultime due elezioni italiane e c’è il piccolo particolare legale che la Costituzione italiana prevede invece l’elezione libera e diretta dei rappresentanti di Camera e Senato (forse è per questo che il solito noto è ora malintenzionato a modificare anche la Costituzione).

Poi sono sicuramente d’accordo con Mannheimer, sul fatto che esiste un’Italia senza progetti innovativi che sta trovando molte difficoltà con la competitività mondiale: le ragioni che hanno portato al successo leghista rispecchiano lo stato di un Paese in forti difficoltà economiche, che invece di affrontare la concorrenza internazionale, preferisce rinchiudersi in se stesso, rifugiandosi nel privato, nel localismo e nel campanilismo, nel “disperato” tentativo di rafforzare i confini della sicurezza personale e familiare. Questa “voglia di comunità” deriva anche dalle attuali insicurezze della società internazionale, investita delle crisi finanziare ed ecologiche (Zygmunt Bauman).

Però qui in Italia non si tratta più di “usare” la destra o la sinistra, ma c’è l’assoluta necessità di salvare il salvabile dalla cancrena dei vecchi politici e amministratori italiani. E l’unico modo secondo me, è quello di fare governare l’Italia dall’Europa e dagli europei attraverso la riduzione della sovranità delle leggi nazionali di Roma. Oppure i funzionari più giovani devono fare pressione per far attuare delle politiche con un’ottica più internazionale. Inoltre anche nelle pubbliche amministrazioni andrebbero inseriti dei dirigenti di provenienza e di livello europeo (ad. esempio mettendo Rettori svedesi o inglesi nelle Università italiane) e così si avvierebbe anche una vera integrazione europea dei cittadini e delle Nazioni.

E forse, in un giorno non troppo lontano, la gente la smetterà di leccare i piedi al passato e assaporerà il gusto della vera libertà che può riservare solo il futuro: ogni persona sarà veramente libera di inserire il nome di una qualsiasi persona preferita nella propria scheda elettorale (quindi anche quello di una persona senza esperienze politiche) e questa persona sarà completamente libera di accettare o no il genere di incarico politico che gli è stato affidato dalla scelta della vera maggioranza dei cittadini. Maggioranza che in questo caso includerà gran parte del 25% circa dei cittadini che si rifiuta di votare perché non si sente rappresentata e moltissimi rappresentanti del 35% circa di persone che vota per i diversi schieramenti turandosi il naso perchè viviamo ancora nella preistoria della politica.

E il WEB potrebbe permettere e facilitare questa forma di voto o di pre-voto molto innovativa.


Nota dell’autore: lo so, ho fatto la figura del reporter selvaggio, ma c’è chi nasce predisposto per metterlo in cxxx alla Giustizia e c’è chi preferisce vivere e morire da Uomo Civile (che pensa, che dice quello che pensa, che dice quello che fa e fa quello che dice, per fare la cosa più giusta).

P.S. Per approfondimenti e aggiornamenti “sull’Italia Culturale dei professionisti”, segnalo poi "l’in-novativo" sito:

http://nova.ilsole24ore.com/

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