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“Non cre­den­ti e cre­den­ti: dif­fe­ren­ti, con iden­ti­ci di­rit­ti”. Il convegno a Roma

“Pen­so che sia­mo qui per far en­tra­re una cul­tu­ra del­la lai­ci­tà nel­lo spa­zio pub­bli­co, af­fin­ché que­sta di­ven­ti un dato con­so­li­da­to”. Ha aper­to così Lau­ra Bal­bo, so­cio­lo­ga, pre­si­den­te ono­ra­ria del­l’U­nio­ne de­gli Atei e de­gli Agno­sti­ci Ra­zio­na­li­sti (Uaar), il Con­ve­gno “Non cre­den­ti e cre­den­ti: dif­fe­ren­ti, con iden­ti­ci di­rit­ti” svol­to­si il 10 gennaio scorso, a Roma, pres­so la Sala del­le Co­lon­ne di Pa­laz­zo Ma­ri­ni, Ca­me­ra dei De­pu­ta­ti, e or­ga­niz­za­to dal­l’Uaar con il pa­tro­ci­nio del Co­mu­ne di Roma. Un Con­ve­gno pen­sa­to per ri­met­te­re a tema la que­stio­ne del­la li­ber­tà re­li­gio­sa e di co­scien­za in un mo­men­to in cui — no­no­stan­te la no­stra so­cie­tà as­su­ma sem­pre più i con­tor­ni da un lato di una so­cie­tà se­co­la­riz­za­ta, dal­l’al­tro di una so­cie­tà mul­ti­cul­tu­ra­le e mul­ti­re­li­gio­sa — sem­bra es­se­re di­men­ti­ca­ta dal­l’a­gen­da del­la po­li­ti­ca.

“L’in­con­tro di oggi, ma in sen­so lato for­se le ini­zia­ti­ve del­l’Uaar, non è ri­du­ci­bi­le a una bat­ta­glia in di­fe­sa dei cit­ta­di­ni lai­ci, ma in di­fe­sa del­la lai­ci­tà”, ha com­men­ta­to Ste­fa­no Mo­rig­gi, fi­lo­so­fo del­la Scien­za. “Fare del­lo spa­zio pub­bli­co uno spa­zio lai­co, non si­gni­fi­ca uno spa­zio per i lai­ci, ma uno spa­zio per tut­ti”, ha pro­se­gui­to Mo­rig­gi il qua­le, ri­pren­den­do un pas­sag­gio del­la Po­li­ti­ca di Ari­sto­te­le, ha ri­cor­da­to la dif­fe­ren­za tra cit­tà e co­mu­ni­tà: “L’e­le­men­to di­stin­ti­vo di una cit­tà per Ari­sto­te­le è quel­la mac­chi­na che è in gra­do di te­ne­re as­sie­me per­so­ne di­ver­se. O suc­ce­de que­sto, op­pu­re non è una cit­tà. Ma­ga­ri è una co­mu­ni­tà, in cui le per­so­ne sono uni­te da un ele­men­to co­mu­ne, un idea­le, un’ap­par­te­nen­za re­li­gio­sa. La co­mu­ni­tà è un club, in cui ci si ri­co­no­sce con lo­gi­che di ap­par­te­nen­za: chi non ap­par­tie­ne in qual­che sen­so è esclu­so o tol­le­ra­to. La cit­tà è un’al­tra cosa: è lo spa­zio vero del­la lai­ci­tà, lo spa­zio vero del con­fron­to. Quel­la real­tà geo­gra­fi­ca e po­li­ti­ca che non è in gra­do di tol­le­ra­re la di­ver­si­tà non è una cit­tà, non è una po­lis, lì non si fa po­li­ti­ca nel sen­so eti­mo­lo­gi­co del ter­mi­ne”.

“In Ita­lia il tema del­l’au­to­no­mia del pen­sie­ro lai­co si pone in modo in­dif­fe­ren­zia­to tra cre­den­ti e non cre­den­ti”, ha sot­to­li­nea­to Au­re­lio Man­cu­so, pre­si­den­te di Equa­li­ty Ita­lia. “Se guar­dia­mo alla po­li­ti­ca, ve­dia­mo che an­che tra quel­la par­te che si dice non cre­den­te, l’at­teg­gia­men­to è quel­lo di chi ab­di­ca al pro­prio ruo­lo”, “un at­teg­gia­men­to di ac­quie­scen­za con le ge­rar­chie cat­to­li­che ma an­che di una man­can­za di pen­sie­ro pro­prio. È un fat­to — ha pro­se­gui­to — che le si­ni­stre po­li­ti­che ita­lia­ne in ge­ne­ra­le sono più ar­re­tra­te ri­spet­to ad al­tri Pae­si oc­ci­den­ta­li sul tema dei di­rit­ti ci­vi­li e del­le li­ber­tà in­di­vi­dua­li. Pe­sa­no — ha det­to — de­cen­ni di in­ca­pa­ci­tà di ri­spon­de­re nel pub­bli­co ad al­cu­ne que­stio­ni va­lo­ria­li. Pesa la sto­ria del­la co­stru­zio­ne del­la no­stra Car­ta Co­sti­tu­zio­na­le, così come av­ve­nu­ta, an­che se li­mi­ta­ta­men­te a que­sti temi e a quel­li re­la­ti­vi alla li­ber­tà re­li­gio­sa”.

Nel­la no­stra so­cie­tà, ha sot­to­li­nea­to Ste­fa­no Levi del­la Tor­re, esper­to di ebrai­smo, si ag­gi­ra­no al­cu­ne “ma­lat­tie”, col­le­ga­te tra loro: “La su­per­sti­zio­ne che de­ri­va dal fat­to che non si sa bene dove va la sto­ria; è la con­fu­sio­ne del gran­de cam­bia­men­to in cor­so che pro­du­ce ir­ra­zio­na­li­tà. È una for­ma se­cu­ri­ta­ria. E le fo­bie che rap­pre­sen­ta­no quel­lo che di­ce­va Mo­rig­gi: come co­sti­tui­re co­mu­ni­tà an­zi­ché po­lis. Raz­zi­smo, an­ti­se­mi­ti­smo, omo­fo­bia sono par­te del com­ples­so pa­to­lo­gi­co che è vol­to es­sen­zial­men­te al­l’i­stan­za se­cu­ri­ta­ria ge­ne­ra­ta dal­la con­fu­sio­ne”. In tut­to ciò, in un Pae­se come il no­stro — meta di mi­gra­zio­ni, a con­tat­to con al­tre cul­tu­re — emer­ge al­l’or­di­ne del gior­no la lai­ci­tà come il “ter­re­no fon­da­men­ta­le del­la con­vi­ven­za e del­la co­stru­zio­ne del­la po­lis”. E al­lo­ra ci tro­via­mo di fron­te a un bi­vio, sot­to­li­nea Ste­fa­no Levi del­la Tor­re: si trat­ta di sce­glie­re, per co­strui­re la po­lis, tra mul­ti­cul­tu­ra­li­smo e in­te­gra­zio­ne. “Tra tan­te co­mu­ni­tà, tra tan­te istan­ze co­mu­ni­ta­rie se­pa­ra­te che han­no poi un com­pro­mes­so e in­te­gra­zio­ne, cioè for­ma­re cit­ta­di­ni del­la po­lis. Se la lai­ci­tà è il ter­re­no di que­sta for­ma­zio­ne, non può es­se­re solo me­to­do — ha pro­se­gui­to — ma si­ste­ma di va­lo­ri e oriz­zon­ti. Per­ché il me­to­do è solo l’in­fra­strut­tu­ra di quel­li che sono gli obiet­ti­vi che una so­cie­tà si deve dare”.

In Ita­lia, ha ri­co­no­sciu­to Pao­lo Fer­re­ro, è evi­den­te che sul pia­no le­gi­sla­ti­vo ci sono dif­fe­ren­ze e pri­vi­le­gi che crea­no si­tua­zio­ni di sof­fe­ren­za: “Ci sono cit­ta­di­ni di se­rie a, b, c, d”. Per Fer­re­ro sono que­ste pra­ti­che di­scri­mi­na­to­rie — che sono pa­le­si e col­pi­sco­no so­prat­tut­to chi non ha voce — a pro­dur­re il fon­da­men­ta­li­smo re­li­gio­so e dun­que “dan­ni per il fu­tu­ro”. Il nodo fon­da­men­ta­le per Fer­re­ro è sov­ver­ti­re l’i­dea che l’i­den­ti­tà sia ba­sa­ta su un solo pun­to: “Ap­piat­ti­re qual­cu­no su un uni­co ele­men­to pone le basi per l’im­pos­si­bi­li­tà del dia­lo­go. È il ri­co­no­sci­men­to che l’i­den­ti­tà è plu­ra­le il pre­sup­po­sto fon­da­men­ta­le per il dia­lo­go”. La real­tà ita­lia­na, se­con­do Fer­re­ro, è di­ver­sa­men­te re­li­gio­sa: “Vedo una cre­sci­ta di for­me re­li­gio­se paz­ze­sche in­dot­te dal­l’al­to come for­me di con­trol­lo so­cia­le: i mer­ca­ti ci guar­da­no, i mer­ca­ti ci pu­ni­sco­no… se non so­mi­glia a Dio que­sto…”.

Ha fat­to un am­pio ex­cur­sus sul cam­bio di pa­ra­dig­ma in­ter­ve­nu­to dopo la ca­du­ta del muro di Ber­li­no, il so­cio­lo­go, esper­to di isla­mi­smo, Kha­led Fouad Al­lam, il qua­le ha po­sto l’ac­cen­to sul fe­no­me­no di et­ni­ciz­za­zio­ne del­la so­cie­tà av­ve­nu­to in que­sti de­cen­ni. “Tut­to è let­to in que­sta chia­ve: il mul­ti­cul­tu­ra­li­smo è co­strui­to sul­la base che gli es­se­ri uma­ni sono di­ver­si nel­le loro et­nie, nel loro san­gue, nel­la loro cul­tu­ra, c’è una di­ver­si­tà in­col­ma­bi­le: a sarà sem­pre di­ver­so da b. Di­men­ti­can­do che l’et­ni­ci­tà por­ta al con­flit­to e a una spe­cie di di­stan­za tra a e b”. “E que­sta lo­gi­ca del­l’et­ni­ci­tà non può che ali­men­ta­re una fra­gi­li­tà del­la so­cie­tà e una con­flit­tua­li­tà per­ma­nen­te. E tut­to ciò è mol­to pe­ri­co­lo­so: può por­ta­re a una lo­gi­ca del­la guer­ra. Ed è quel­lo che è suc­ces­so nel­l’ex Ju­go­sla­via. Tut­t’og­gi a Mo­star i ra­gaz­zi cat­to­li­ci en­tra­no a scuo­la da un lato e quel­li mu­sul­ma­ni da un’al­tra. Que­sta è l’Eu­ro­pa di oggi”.

Ghe­rar­do Co­lom­bo ha sot­to­li­nea­to come la so­cie­tà si sia sem­pre or­ga­niz­za­ta at­tra­ver­so la di­scri­mi­na­zio­ne: “Ci di­men­ti­chia­mo — ha det­to — che il pun­to di par­ten­za che dia­mo per as­so­da­to è del­l’al­tro ieri: nel­la no­stra Co­sti­tu­zio­ne e poco dopo nel­la Di­chia­ra­zio­ne uni­ver­sa­le dei Di­rit­ti uma­ni”. “Tut­ti gli es­se­ri uma­ni na­sco­no li­be­ri ed egua­li in di­gni­tà e di­rit­ti”: è un’af­fer­ma­zio­ne, sot­to­li­nea Co­lom­bo, di “una no­vi­tà ec­ce­zio­na­le. Per­si­no ri­spet­to alla co­sti­tu­zio­ne del­la Re­pub­bli­ca ro­ma­na, per­si­no ri­spet­to alla di­chia­ra­zio­ne dei di­rit­ti del 1789, dove si dava per scon­ta­to il man­te­ni­men­to del­la di­scri­mi­na­zio­ne di ge­ne­re”. E da cosa di­pen­de se­con­do Co­lom­bo que­sta no­vi­tà? Da ciò che è av­ve­nu­to im­me­dia­ta­men­te pri­ma: dal­la II Guer­ra mon­dia­le, dal­la Shoah, ma so­prat­tut­to dal­la bom­ba ato­mi­ca. “Que­sto dram­ma epo­ca­le che ha con­dot­to a una tra­sfor­ma­zio­ne di va­lo­ri”.

Non cre­de alla lai­ci­tà come “ri­cet­ta ma­gi­ca” per ri­sol­ve­re tut­te le gran­di que­stio­ni che in­ter­ro­ga­no la no­stra so­cie­tà, il se­na­to­re Lu­cio Ma­lan, il qua­le ri­tie­ne che “non si può pen­sa­re che un prin­ci­pio astrat­to pos­sa ap­pli­car­si a tut­te le si­tua­zio­ni: bi­so­gna te­ner con­to del­la so­cie­tà in cui si vive”.

Gli in­ter­ven­ti in­te­gra­li dei re­la­to­ri sono di­spo­ni­bi­li in for­ma­to au­dio-vi­deo sul sito di Ra­dio Ra­di­ca­le.

 

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