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No Ponte: il 14 maggio corteo nazionale a Messina

Sabato 14 maggio alle ore 16 lungo le strade di Messina tornerà la contestazione alla mega opera. A indire il corteo, come da consuetudine, è la Rete No Ponte: la collettività dello stretto che da anni lotta contro la costruzione del Ponte, soprattutto dopo le tragiche alluvioni dell'1 ottobre dello stesso anno che hanno devastato Giampilieri, Scaletta Zanclea e i paesi della costa ionica. 

 

E l'invito principale della Rete è rivolto proprio ai cittadini dei paesi alluvionati: "Partecipare in massa alla manifestazione. I soldi del Ponte per la messa in sicurezza del territorio", è la migliore risposta all'ennesimo indegno teatrino sull’indisponibilità dei già insufficienti fondi FAS. Non servono a nulla, come non sono serviti in passato, gli appelli alla deputazione locale (men che meno a sindaco e presidente provincia). Essa non è altro, infatti, che espressione terminale della politica delle emergenze e delle grandi opere che sottrae risorse pubbliche ai bisogni dei cittadini per consegnarle a pochi grandi gruppi che si spartiscono gli appalti pubblici".
 
La Rete No Ponte sostiene a pieno la lotta dei comitati dei cittadini alluvionati, tanto da spingersi a dichiarare di essere disponibili a bloccare il Giro d'Italia insieme a loro, come paventato dagli stessi comitati in questi giorni per fare pressioni sullo sblocco dei fondi per la ricostruzione.
 
Ma a che punto sono i lavori del Ponte? A dicembre il General Contractor Eurolink ha consegnato il progetto definitivo e stanno per iniziare le procedure di esproprio delle aree interessate a seguito dell'accordo che la Società Stretto di Messina ha stretto con il Comune.
 
Nell'ultimo anno sono stati spesi circa 110 milioni di euro: per la realizzazione dei sondaggi geognostici sono state impiegate 125 persone di cui solo 5 messinesi, in quanto i lavori richiedono maestranze altamente qualificate e specializzate che la città non può attualmente fornire. Anche l'Università di Messina ha fatto la propria parte: da tempo i locali dell'incubatore d'impresa sono stati letteralmente regalati ad Eurolink e, diversamente da quanto previsto nel progetto per cui è stato finanziato, l'incubatore è diventato la sede operativa dell'associazione d'imprese capeggiata da Impregilo che si è aggiudicata l'appalto del Ponte. Come contropartita, l'Università si accontenta di sole tre borse di studio per giovani studenti finanziate tra l'altro per soli 4 mesi.
Il Ponte, secondo il Rettore Tomasello, produrra un "pensatoio", mentre per il sindaco Buzzanca "attrarrà il 20% dei turisti dell'Europa". 
 
Ovviamente c'è chi non ci sta, e il Ponte al momento è l'opera meno necessaria per lo sviluppo del meridione. E' inoltre stato accertato che il Ponte è oggetto delle mire delle associazioni criminali pronte a riciclare un'immensa barcata di denaro proveniente dal narcotraffico (vedi I Padrini del Ponte, Antonio Mazzeo, Edizioni Alegre).
 
La Rete No Ponte non ha come obiettivo, però, la conservazione "museale" dei luoghi ma vuole proporre dal basso una visione completamente alternativa a quella che sottende la costruzione del Ponte: "Le alternative al Ponte sullo Stretto sono le infrastrutture di prossimità. Contro un’opera che unisce speculazione a inutilità noi reclamiamo l’essenziale, ciò che è bello, ciò che è utile." La Rete denuncia lo stato delle infrastrutture esistenti : "La Sicilia e la Calabria sono due regioni a scarsa infrastrutturazione ferroviaria e stradale e avrebbero bisogno d’interventi urgenti. Le Ferrovie sono in condizioni disastrose. In Sicilia una gran parte non è elettrificata, poche tratte sono a doppio binario, i tempi di percorrenza improponibili. Per non parlare dello stato delle autostrade, degli edifici scolastici che si trovano all'ottantunesimo posto su un totale di ottantadue per sicurezza".
 
La Rete No ponte chiede che si intervenga sul territorio ripensando l'idea di "Città" in maniera diversa. Infatti, "le città nelle quali viviamo sono luoghi dove stanno progressivamente sparendo i luoghi di socializzazione: i quartieri vengono abbandonati spesso al degrado e alla solitudine mentre la cementificazione di ogni spazio a disposizione tende a ridurre sempre più gli spazi dedicati a parchi, giardini e ambienti aperti".
 
Ciò che però urge di più è la messa in sicurezza delle zone alluvionate e di un territorio costruito su fondamenta deboli che non reggono nemmeno alla luce del sole: come la strada che costeggia il versante nord dello stadio San Filippo, venuta giù durante una spledida giornata, proprio mentre in centro il Sindaco e la Protezione Civile organizzavano la penultima giornata della Settimana della Sicurezza per educare la gente a difendersi da alluvioni, terremoti ed emergenze in genere. Se non è un segno questo... 

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