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Niente articolo 18 per le aziende con meno di 50 dipendenti

Sarebbe prevista l’esenzione dal divieto di licenziamento senza giusta causa estesa alle aziende fino a 50 dipendenti, per favorire la fusione tra piccole imprese.

Per molti ma non per tutti“, diceva una famosa pubblicità degli anni scorsi. Per molti di più, potrebbe essere oggi lo slogan del governo per aggirare l’articolo 18, il paracadute sui licenziamenti illegittimi. Attenzione: parliamo di anticipazioni, non c’è nessuna conferma governativa.
 
Detto questo, l’ipotesi alla quale lavorerebbe il premier con il ministro Fornero, sarebbe di portare da 15 a 50 il numero dei dipendenti che esentano un’azienda dalla normativa dello Statuto dei lavoratori che prevede, appunto, il reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa.

Di primo acchito la proposta si configura come un incentivo alla crescita delle piccole imprese, linfa e – al punto stesso – anello debole del sistema economico italiano. La norma allo studio prevederebbe infatti il salvacondotto dall’articolo 18 solo per le imprese che, fondendosi, non raggiungono i 50 dipendenti.

Ma il risultato non cambia. Giusto per dare un’idea: attualmente le aziende con meno di 50 dipendenti sono poco più di quattro milioni per un totale di sei milioni di lavoratori, mentre quelle con meno di 15 dipendenti, anche se non ci sono dati immediatamente disponibili, a spanne potremmo dire che sono 4,2 milioni ma impiegano oltre 3,5 milioni di lavoratori. Una norma del genere potrebbe ampliare di almeno un milione di unità i lavoratori potenzialmente licenziabili per motivi di strategia aziendale. Vedremo.

Di certo c’è solo la rabbia dei tassisti, che di fronte alla prospettiva di un aumento delle vetture, farebbe cadere il prezzo di chi ha già in tasca una licenza. E dei titolari di farmacie, che dovrebbero salire di numero nella misura di un punto vendita ogni tremila abitanti.

Anche i petrolieri sono infuriati di fronte alla prospettiva, per i benzinai, di poter acquistare la metà del carburante da altri fornitori. Una botta di concorrenza che fa il paio con la possibilità di vendere, accanto alla pompa, cibo, bevande, tabacchi e giornali.

Più pacata, ma non meno decisa, la reazione dei professionisti – notai, architetti e avvocati – per i quali si avvicina la prospettiva di dover fare a meno di tariffe minime e massime. Con in più l’obbligo, medici esclusi, di iniziare il mandato con un preventivo scritto e con tanto di polizza assicurativa in caso di danni.

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