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Vendola/Verzè: molte voci, poca chiarezza

Ancora una volta è la rete a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel mondo della politica e del giornalismo, entrambi troppo spesso chiusi alle contaminazioni esterne. Questa volta lo fa scatenando un accanito dibattito attorno all’operato della "moderna speranza" della sinistra italiana: il Presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola.

Croce e delizia dell’informazione, il mondo della rete in questi giorni ripropaga, con velocità e capacità di diffusione paragonabili a quelle che coinvolgono gli impulsi nervosi tra le sinapsi di un corpo umano, una notizia che affonda le proprie radici almeno a due anni fa, ma che esplode - con una tempistica più che sospetta - solo oggi, nell’esatto momento in cui "l’Obama italiano", Nichi Vendola, annuncia la propria candidatura alle future primarie del centrosinistra.

La vicenda è quella che concerne la creazione nella città di Taranto del prossimo centro oncologico multifunzionale denominato "San Raffaele del Mediterraneo", una struttura ospedaliera che avrà il compito di offrire ricovero per 572 posti letto, sostituire le strutture SS Annunziata e Moscati (che di posti letto ne offrono ad oggi 648), contenere un centro avanzato di ricerca medica e scientifica, offrire un servizio di didattica specializzante per il personale medico e divenire, di conseguenza, il centro ASL di riferimento per l’intera provincia di Taranto.

La notizia-scandalo viene lanciata da "Italia Terra Nostra", sito d’informazione diretto da Gianni Lannes. E’ lo stesso Lannes a redigere l’articolo destinato a diffondersi in ogni angolo del web, dal titolo "Vendola regala 60 milioni a don Verzè, socio di Berlusconi".

Il quid dell’inchiesta emerge sin dalle primissime righe: "Operazioni a scopo di lucro. Senza gara d’appalto: tutto all’ombra degli affari privati col denaro pubblico. Quattrini pubblici per il “San Raffaele del Mediterraneo”: il nuovo mega ospedale privato che sarà realizzato a Taranto dalla fondazione San Raffaele di Luigi Verzé, il socio di Silvio Berlusconi".

Stando a quanto è scritto, la Regione Puglia avrebbe destinato alle casse della fondazione San Raffaele, fondazione privata senza scopi di lucro (le attività della fondazione sono senza utili o con utili interamente reinvestiti) ma comunque dai connotati commerciali che le consentono di competere nel mercato (stando alla sentenza 3897 del 16 giugno 2009 del Consiglio di Stato [DOC]), ben 60 milioni di euro dei 120 previsti per la costruzione del nuovo ospedale, una struttura privata finanziata interamente con soldi pubblici.

Segue un excursus sulla figura di Don Verzè e sul suo legame societario indiretto con la famiglia Berlusconi, per mezzo della Molmed S.p.A. [PDF], azienda biofarmaceutica nel cui azionariato troviamo il Gruppo Fininvest S.p.A. con il 24% del capitale sociale e la Science Park Raf S.p.A. al 21%, controllata dalla Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, di don Verzè.

La notizia, così presentata, rappresenta un potenziale colpo letale alla figura dell’emergente Nichi Vendola: la regione Puglia vara nel corso del triennio 2008-2010 una serie di delibere regionali per finanziare pubblicamente un ospedale privato diretto da un intimo amico, nonché socio d’affari, di Silvio Berlusconi. Il tutto senza gare d’appalto, ma solo in nome di un’amicizia che legherebbe il governatore pugliese al sacerdote imprenditore.


Le cose, però, non stanno così.

Innanzitutto, il nuovo centro ospedaliero di Taranto, denominato "San Raffaele del Mediterraneo", non sarà una struttura privata diretta da don Luigi Verzè; si tratta di un ospedale pubblico diretto da una fondazione creata ad hoc e che prende il nome dell’ospedale stesso. La fondazione, a capitale misto pubblico-privato, vedrà la maggioranza ricadere nelle mani della Regione Puglia, a cui si accompagnano, ma solo come soci di minoranza, la ASL di Taranto e la Fondazione San Raffaele di Luigi Verzè, unica entità privata.

Inoltre, i fondi finora deliberati dalla giunta pugliese fanno riferimento al pacchetto dei fondi FAS 2007-2013 e rispondono alla quota finanziaria spettante al proprietario maggioritario (ovvero la Regione Puglia) per la costruzione e l’avvio dell’ospedale. Nessun regalo alle società di don Verzè, ma solo gli stanziamenti necessari per la messa in moto dei lavori.

La stessa Fondazione San Raffaele (socio di minoranza), stando alla D.G.R. n. 1447 del 4 agosto 2009 [PDF], parteciperà in relazione alle proprie quote alla patrimonializzazione della nascente San Raffaele del Mediterraneo.

Esclusa pertanto la questione della "privatizzazione" delle strutture ospedaliere per mezzo di denaro pubblico, resta aperta la questione della scelta dello specifico partner privato al di fuori di una regolare gara pubblica. Ma in questo caso, a dirimere il contendere, giungono in soccorso la citata sentenza del Consiglio di Stato, che stabilisce che la fondazione San Raffaele, in base all’ordinamento giuridico italiano, ha il pieno diritto di partecipare a gare pubbliche d’appalto, ma senza stabilire per le pubbliche amministrazioni un qualsivoglia obbligo in tal senso, e l’articolo 9-bis del decreto legislativo n. 502 del 30 dicembre 1992, che autorizza gli enti locali, in caso di sperimentazioni gestionali in ambito sanitario (per particolari esigenze migliorative), all’impiego di società a capitale misto, a maggioranza pubblica, con la scelta del socio privato al di là di formali gare d’appalto, purché selezionato preferibilmente tra le società senza scopi di lucro.

Nessun illecito giuridico, nessuna pubblica regalia ad un’azienda privata, nessun patto consociativistico tra Nichi Vendola e Luigi Verzè; nulla di tutto questo emerge da un’attenta analisi dei fatti.

Resta aperta la sola questione sull’opportunità politica di impiegare un socio privato nella costruzione di un inedito centro anti-tumori nel sud d’Italia. Il governatore pugliese ha chiamato in causa le ragioni di urgenza e di pubblica necessità, (gli attuali centri sanitari tarantini sono caratterizzati da profonde carenze strutturali e funzionali) oltre alla riconosciuta fama e l’importante know-how fornito dall’istituto San Raffaele (a partire dall’inedito centro di ricerca e didattica). I suoi detrattori all’interno del centrosinistra chiamano in causa l’irrinunciabile tutela della presenza pubblica esclusiva nelle questioni sanitarie.

Ma in ogni caso, per entrambe le "parti in causa", esclusa ogni traccia di illiceità politica e giudiziaria, non si tratta d’altro che di una discussione di merito su preferenze amministrative, priorità personali e opportunità del momento. Nulla di più.

I commenti più votati

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.131) 14 agosto 2010 14:39

    Così scriveva, il 9 gennaio, Carlo Vulpio su AgoraVox


    “Mi candido lo stesso, anche se Udc e Idv non sono d’accordo sul mio nome”, ha detto Vendola. Candidarsi a tutti i costi è un suo diritto, per carità, ma significherà pure qualcosa il fatto che, appresa la notizia, nel centrodestra abbiano stappato in anticipo lo spumante? E che anche don Luigi Verzè, il prete fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano, grande amico ed estimatore di Vendola, abbia fatto salti di gioia nonostante i suoi novant’anni?
     
    Don Verzè, un paio di mesi fa, a Milano, dichiarò che i pugliesi avrebbero dovuto votare Vendola, perché, “come Silvio Berlusconi, è una di quelle poche persone che hanno un fondo di santità”. "Se non sarà così – aggiunse il vegliardo – chiamerò Vendola a fare il presidente del nuovo ospedale San Raffaele". 

    Il prete – del quale papa Paolo VI disse che doveva stare un po’ più vicino a Dio e un po’ più lontano dagli affari (che infatti lo hanno portato spesso ad avere a che fare con la giustizia) – non parla tanto per parlare. Il San Raffaele a cui si riferisce don Verzé è un nuovo ospedale, un affare da 300 milioni di euro, da costruire, guarda un po’, a Taranto, per farne “il San Raffaele del Mediterraneo”.
     
    Come mai, se a Taranto di ospedali ce ne sono già due (grandi e nuovi, ma lasciati andare in malora)? Per farne un centro oncologico – azzarda qualcuno –, così l’acciaieria Ilva e il polo industriale preparerebbero i morti e l’oncologico, alla fine della triste filiera, li accoglierebbe, prima di passarli al camposanto. Ma no, scemini, no. Il “nuovo San Raffaele”, con i rimborsi per i malati terminali, ci farebbe gli spiccioli per la birra. Il nuovo ospedale invece punterebbe alle protesi (sì, proprio le protesi degli scandali recenti), che sono la vera, nuova frontiera del business sanitario.

Commenti all'articolo

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.131) 14 agosto 2010 14:39

    Così scriveva, il 9 gennaio, Carlo Vulpio su AgoraVox


    “Mi candido lo stesso, anche se Udc e Idv non sono d’accordo sul mio nome”, ha detto Vendola. Candidarsi a tutti i costi è un suo diritto, per carità, ma significherà pure qualcosa il fatto che, appresa la notizia, nel centrodestra abbiano stappato in anticipo lo spumante? E che anche don Luigi Verzè, il prete fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano, grande amico ed estimatore di Vendola, abbia fatto salti di gioia nonostante i suoi novant’anni?
     
    Don Verzè, un paio di mesi fa, a Milano, dichiarò che i pugliesi avrebbero dovuto votare Vendola, perché, “come Silvio Berlusconi, è una di quelle poche persone che hanno un fondo di santità”. "Se non sarà così – aggiunse il vegliardo – chiamerò Vendola a fare il presidente del nuovo ospedale San Raffaele". 

    Il prete – del quale papa Paolo VI disse che doveva stare un po’ più vicino a Dio e un po’ più lontano dagli affari (che infatti lo hanno portato spesso ad avere a che fare con la giustizia) – non parla tanto per parlare. Il San Raffaele a cui si riferisce don Verzé è un nuovo ospedale, un affare da 300 milioni di euro, da costruire, guarda un po’, a Taranto, per farne “il San Raffaele del Mediterraneo”.
     
    Come mai, se a Taranto di ospedali ce ne sono già due (grandi e nuovi, ma lasciati andare in malora)? Per farne un centro oncologico – azzarda qualcuno –, così l’acciaieria Ilva e il polo industriale preparerebbero i morti e l’oncologico, alla fine della triste filiera, li accoglierebbe, prima di passarli al camposanto. Ma no, scemini, no. Il “nuovo San Raffaele”, con i rimborsi per i malati terminali, ci farebbe gli spiccioli per la birra. Il nuovo ospedale invece punterebbe alle protesi (sì, proprio le protesi degli scandali recenti), che sono la vera, nuova frontiera del business sanitario.

  • Di (---.---.---.205) 26 agosto 2010 17:57

    Forse è sfuggito ai più che il Consiglio di Stato, in Adunanza plenaria, con sentenza n. 1/2008, ha statuito che, in ogni caso, in tema di gestione sperimentale della sanità locale- ex art. 9 bis decret. leg.vo n. 502/1992-, così come ha fatto la Regione Puglia, bisogna fare due gare pubbliche: una per la scelta del soggetto privato da far entrare nella società mista o Fondazione, e un’altra per la scelta del soggetto privato per affidare la gestione del servizio sanitario. Il tutto , nel rispetto del principio comunitario di non discriminazione, imparzialità, ,ecc. Ed è per questo che il Comitato Taranto Futura ha fatto ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, facendo rilevare i principi di diritto sopra enunciati, attesa l’illegittimità dell’affdamento diretto (in house) al San Raffaele di Milano.
    avv. Nicola Russo

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