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New York e sexting: la vicenda ingloriosa di Weiner

Quando il prossimo 10 settembre si voterà per le primare per la candidatura a sindaco, New York non avrà di certo dimenticato Anthony Weiner, democratico ex membro della Camera dei Rapresentanti proprio per NY State, dimessosi dopo un scandalo sessuale nel 2011 e di nuovo al centro della bufera per faccende analoghe.

La situazione politica newyorkese meriterebbe capitoli a sé: qui basterà ricordare poche cose. La legge regola il procedimento delle primarie e il successivo ballottaggio (previsto per ottobre) se nessuno dei candidati – repubblicani o democratici – riuscirà a raggiungere il 40 per cento dei consensi. Alla fine si andrà a votare il 5 novembre.

In testa, stante quel che si dice per il momento, sembrerebbe esserci la quarantasettenne democratica, con posizioni "molto di sinistra", Christine Quinn – personaggio politico di primissimo rilievo, presidente del Consiglio comunale, omosessuale e attivissima nel campo dei diritti civili. Con ogni probabilità non raggiungerà la vittoria al primo turno, ma al ballottaggio dovrebbe farcela e correre lei a novembre. 


Cavallo vincente, sembrerebbe in grado di spezzare l'incantesimo secondo il quale la città più liberal d'America, è da cinque elezioni governata da candidati d'area repubblicana. 

Stavolta però i nomi sul campo per il Grand Old Party – i più forti sono quelli di Joseph Lhota e John Catsimatidis – non dovrebbero avere l'appeal dei predecessori, Giuliani e soprattutto Bloomberg: il sindaco che ha governato per gli ultimi tre mandati, modificando la legge che li limitava a due consecutivi ed uscendo dal partito repubblicano presentandosi come indipendente. 

Bloomberg a tutti gli effetti era un centrista, abbastanza aperto e molto poco repubblicano nel senso comune e statunitense: concreto, pragmatico e di successo, con un approccio più soft rispetto a Giuliani. Ma allo stesso funzionale nei confronti della criminalità: ha vietato il fumo nei locali pubblici, ha introdotto il matrimonio gay, ha fatto recuperare gran parte del debito contratto dalla città dopo l'11 settembre. Il New York Times gli ha dedicato un servizio multimediale, in cui si racconta la sua amministrazione (davvero bello), ed un editoriale (altrettanto bello) a firma Jim Dwyer dal titolo "L'impossibile sindaco del possibile". Intorno a Bloomberg c'è tutto del perché i repubblicani - che sono meno repubblicani del solito - vincono bene a NY.

Mancherà Anthony Weiner, s'è detto: quello che con ogni probabilità sarebbe potuto diventare sindaco.

Weiner dopo lo scandalo che lo aveva coinvolto nel 2011 e che gli era costato il posto alla Camera è stato di nuovo protagonista di un caso simile. Quella volta vennero fuori conversazioni private - anche via Twitter - con ragazze conosciute su Internet, elettrici, e una foto del suo pene inviata ad una di queste. Stavolta - nonostante abbia ammesso che non si era a conoscenza di tutto su di lui e che malgrado i suoi errori, alcune cose sarebbero false - si tratta di una questione risalente, a quanto pare dal racconto della ragazza coinvolta, al periodo tra il luglio e il dicembre 2012.

Conversazioni su Facebook e Formpsing molto spinte (senza nessun seguito concreto) e una nuova foto del suo pene, pubblicate da The Dirty, sito scandalistico di citizen-paparazzi diretto da Hooman Karamaian, molto esplicito e soprattutto senza limitazioni di pudore e troppi filtri (su Rivista Studio ne fa una bella descrizione Alberto Mucci - quello che ce l'aveva con gli slip bianchi).

Dopo aver ammesso i suoi errori, essersi dimesso, spostato in un angolo per un po' di tempo, Weiner si era candidato a sindaco di New York, ma proprio mentre era impegnato a sublimare e descrivere quel passato come "altro" e come chiuso, poco meno di un mese fa, in piena campagna elettorale, sono arrivati nuovi guai. In formato revival.

Ha provato a raddrizzare la situazione in una conferenza stampa ai limiti del surreale a cui ha presenziato anche la moglie Huma Abedin - storica collaboratrice di Hillary Clinton e vero pezzo inscalfibile di Weinerland - che ha dichiarato sul marito "Ha commesso alcuni errori gravissimi, sia prima sia dopo le sue dimissioni" e rimanere insieme a lui "non è stata una scelta facile" aggiungendo "voglio comunque dire questo, che lo amo, che l’ho perdonato, e che gli credo".

Tutto troppo tardi: il manager della campagna elettorale, Danny Kedem, si è addirittura dimesso per mancanza di fiducia; un'ex stagista dello staff, Olivia Nuzzi, ha scritto un post sul blog Nfswcorp in cui raccontava la sua esperienza di lavoro, in modo non troppo lusinghiero. Al post ha risposto Barbara Morgan, capo delle comunicazioni della campagna, con parole molto forti - "cagna", "vaffanculo piccola figa" e giù di lì - che la dicono lunga sullo stato di tensione interno dello staff (Morgan si è poi scusata). Una frana in scivolamento.

Bill De Blasio, altro candidato democratico, ha chiesto a Weiner di ritirarsi perché distrarrebbe dal vero dibattito politico, così come ha chiesto il ritiro il New York Times - riferimento culturale democratico - con un durissimo editoriale in cui si legge: "Un giorno la storia completa di Anthony Weiner, delle sue molteplici relazioni sessuali e dei vari scambi di messaggi, uscirà fuori; per il momento il serialmente evasivo Anthony Weiner dovrebbe tenere i suoi problemi coniugali e le sue pulsioni personali fuori dal dibattito pubblico, lontano dalle telecamere e da internet, e certamente al di fuori delle elezioni per la carica di sindaco di New York". Anche il New Yorker non è stato da meno, con una copertina delle sue (nella foto).

Weiner comunque ha comunicato che non rinuncerà alla corsa per le primarie, sebbene le sue chance sono ormai minime. 

I fatti intorno a Weiner hanno avuto una risonanza mondiale - addirittura sul "sex(ting)gate" c'è una pagina dedicata di Wikipedia, come per lo scandalo Watergate, per dire - sia per la perpetrazione degli scivoloni legati ad una realtà umana profonda e spesso incontrollabile come la sessualità che non vede confini in qualsiasi posizione sociale, sia perché a tutti gli effetti è stato coinvolto uno dei politici democratici più promettenti.

@danemblog

 

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