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Nepal, in arrivo il bavaglio alla libertà d’espressione

Fino a un paio d’anni fa, il Nepal era considerato uno degli stati asiatici più tolleranti nei confronti del dissenso e delle opinioni critiche. Dall’anno scorso, questa reputazione è fortemente a rischio.

Intanto, prima della sua prevista sostituzione con norme più aggiornate, è stata riesumata una legge del 2006, quella sulle transazioni elettroniche, per stroncare le critiche. Ne hanno fatto le spese, con gli arresti, il giornalista Arju Giri per aver denunciato una serie di frodi finanziarie, l’attore Pranesh Gautam per aver pubblicato su YouTube un filmato satirico e i musicisti Durgesh Thapa e Samir Ghishing per i contenuti dei loro brani.

Nel 2019 il governo ha presentato tre diverse proposte di legge il cui obiettivo palese è di mettere il bavaglio all’espressione delle idee, soprattutto online.

C’è la Legge sull’organizzazione dei mezzi d’informazione, che introduce nel codice penale i reati di calunnia e diffamazione a mezzo stampa.

Segue, in ordine cronologico di presentazione, la Legge sui mezzi di comunicazione di massa, che prevede fino a 15 anni di carcere per i giornalisti che pubblicano o trasmettono contenuti ritenuti contrari alla sovranità nazionale, all’integrità territoriale e all’unità nazionale.

infine, la Legge sulla tecnologia dell’informazione su cui si sta concentrando l’attuale dibattito.

Se verrà definitivamente approvata, consentirà al governo di censurare arbitrariamente contenuti online, punendo i loro autori con cinque anni di carcere e multe esorbitanti.

La portata della legge è enorme. L’articolo 94 criminalizza in modo del tutto vago contenuti ritenuti contrari “all’unità nazionale, al rispetto per se stessi, agli interessi nazionali e alle relazioni tra le componenti federali”.

Altri articoli puniscono contenuti “irridenti”, “ingannevoli”, “demotivanti” e “degradanti”, impedendo la loro divulgazione attraverso qualsiasi mezzo elettronico: newsletter, blog, portali e persino e-mail.

L’articolo 114 prevede addirittura la costituzione di tribunali ad hoc i cui componenti saranno di nomina governativa.

Il 2020 rischia dunque di essere, in Nepal, l’anno del bavaglio.

(La vignetta con cui si apre questo post è stata pubblicata dall’edizione online del Kathmandu Post)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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