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Nepal, giustizia ferma per i crimini commessi nel conflitto armato

Sono passati 13 anni dalla firma dell’Accordo di pace che pose fine a un conflitto armato durato un decennio e ancora i leader politici all’interno e all’esterno delle istituzioni del Nepal continuano a prendere in giro i sopravvissuti e i familiari delle vittime

L’accusa è stata resa nota alla fine di luglio da Amnesty International, Commissione internazionale dei giuristi, Human Rights Watch e TRIAL International.

Dopo la sua elezione nel 2018, il primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli si era impegnato a riformare la legge del 2014 concernente il processo di giustizia transizionale, in modo che fosse in linea – come ripetutamente sollecitato dalla Corte suprema – con gli obblighi di diritto internazionale assunti dal Nepal.

Il governo non ha mai modificato la legge e ha favorito, senza una consultazione adeguata, la costituzione di un opaco comitato per la nomina dei componenti degli organi della giustizia transizionale.

Proprio per questo, le quattro organizzazioni hanno preso una dura posizione contro la mancanza di trasparenza nella nomina dei membri della Commissione per la verità e la riconciliazione e della Commissione d’inchiesta sulle sparizioni forzate (nella foto, le immagini degli scomparsi).

Le loro richieste sono chiare: sospendere l’attuale procedura di nomina e avviare una procedura trasparente per la candidatura e la nomina dei componenti delle due commissioni, rispettare l’impegno a emendare la legge del 2014 e adottare e rendere pubblico un programma per il futuro della giustizia transizionale.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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