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Nel PDL siamo al “si salvi chi può”

Pochi mesi fa sarebbe parso impensabile. Invece sta accadendo.

Come il ghiacciaio Perito Moreno in Patagonia, perde pezzi rovinosamente, riducendo la propria mole di anno in anno, il Pdl creatura del santo predellino Berlusconiano sta subendo una sorte molto simile. Ma in un tempo molto più rapido.

Il Popolo della Libertà, immaginifica creatura dell’epica moderna italiana sta facendo la stessa fine dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan. Gigantesche e mirabile statue scolpite nella roccia tra il III e il VI A.C., distrutte dalla furia iconoclasta dei Talebani nel 2001.

Dopo l’espulsione di Fini dal partito di cartapesta, e la sua conseguente dipartita. I casi di defezioni dei popolini berlusconiani si segnalano in tutta Italia.

Ma andiamo con ordine.

In Lombardia il partito va a rotoli, è diviso in tre fazioni (che fanno capo rispettivamente a Ignazio La Russa, Maria Stella Gelmini e Roberto Formigoni) in lotta tra loro, Manfredo Palmieri presidente del consiglio comunale di Milano sta per passare con FlI. A Como sei consiglieri e tre assessori un tempo di osservanza berlusconiana ortodossa sene sono andati fondando il Gruppo “Autonomia Comasca” , per marcare le distanze dal satrapo larussiano Alessio Butti. In Toscana il partito è in subbuglio, per il malcontento contro il pluri indagato (filone cricca e P3) Denis Verdini, attuale coordinatore nazionale. A Lucca il partito è diviso in tre tronconi. Nel Lazio la componente proveniente da Forza Italia (Cicchitto,Tajani, Giro) è ai ferri corti con la componente proveniente dalla ex An (Alemanno, Polverini, Augello) accusata di accaparrarsi tutti le postazione chiave nel comune di Roma ed in regione.

A Latina il senatore Fazzone ex Forza Italia si contende il controllo del territorio con il suo acerrimo avversario Zaccheo ex sindaco aennino. Siamo ad una vera e propria guerra di bande.

In Campania è il tutti contro tutti. Da una parte il coordinatore regionale Nicola Cosentino, noto ai più per le sue vicende giudiziarie si oppone ai notabili pidiellini Carfagna e De Girolamo, e attacca il neo governatore Caldoro. Mentre Fini e Bocchino organizzano a Napoli una riuscita manifestazione per presentare il nuovo partito Futuro e Libertà.

In Puglia si contendono il potere i due ras locali filo berlusconiani Raffaele Fitto e Gaetano Quagliarello. In Calabria gli ex forzisti sono contro il presidente di regione Scoppelliti che è al contempo coordinatore regionale del partito. Viva sempre i doppi incarichi.

In Sicilia un tempo fiore all’occhiello del potere di centro-destra. Si tasta il polso della profonda crisi del berlusconismo. Pd, Udc, Mpa, Fli hanno formato un nuovo governo regionale sostenendo Raffaele Lombardo e isolando il Pdl. Il popolo delle Libertà locale che fa riferimento a Angelino Alfano e Renato Schifani è chiaramente in panne. Gianfranco Miccichè ha fondato un nuovo partito che ha come epicentro la Sicilia denominato “Forza del Sud”. In Sardegna la creatura berlusconiana Ugo Cappellacci è in serie difficoltà. Ha appena fatto un rimpasto di governo. Ma la componente finiana e la fronda del Pdl facente capo ai senatori sardi Pisanu e Massidda mette di continuo i bastoni fra le ruote alla giunta regionale.

A livello nazionale invece la componente proveniente da Forza Italia cerca di ridimensionare il potere accumulato da coloro che provengo da AN. Si fanno sempre più pesanti le pressioni su Silvio Berlusconi perché riveda quel meccanismo di ripartizione degli incarichi secondo le quote di 70% per gli ex forzisti e 30% per gli ex aennini, dopo la fuoriuscita di Gianfranco Fini dal PDL. Ignazio La Russa fiutando il ridimensionamento del suo ruolo ha minacciato di creare gruppi autonomi alla camera e al senato, chiamando a raccolta i parlamentari a lui fedeli.

Cela farà Silvio Berlusconi a riportare tutte le pecore scappate dall’ovile impazzito del PDL?

L’impresa sembra ardua. Il leader è provato dalle incessanti inchieste giudiziarie che lo vedono coinvolto e dagli errori che ha commesso nella gestione dell’affare Fini.

E’ il fallimento della politica sottilmente anti-democratica e autoritaria che Berlusconi ha attuato nel suo partito e nel paese.

Speriamo che questo smottamento in atto nel principale partito italiano porti un rinnovamento nella classe dirigente italiana e segni l’inizio di una nuova stagione politica che archivi l’incubo oscurantista del governo padano-pidiellino. 

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