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Nato in manovra. Ma perché?

Nonostante una faraonica conferenza stampa a Trapani alcuni giorni fa l’esercitazione Trident Juncture, la maggiore esercitazione Nato degli ultimi anni, non “buca lo schermo”. Non credo che questa mancanza di interesse mediatico sia dovuta allo scarso appeal della NATO in questo momento; come pacifista e come membro del Comitato No Guerra No Nato sono piuttosto preoccupato di questo relativo occultamento.

Infatti, anche prima di qualunque pregiudiziale ideologica, la Trident Juncture ha motivi di preoccupare, e non solo i “pacifisti storici”. Cercherò di illustrare i principali motivi di preoccupazione.

“Nella East Cerasia un Paese ha invaso un Paese vicino più piccolo e minaccia di invaderne un altro. Le implicazioni della crisi sono globali. La Nato lancia una missione internazionale di assistenza e appoggio per proteggere gli Stati minacciati”: questo è lo scenario che l’esercitazione pretende di simulare. Non credo sia necessario spiegare quanto sia facile sostituire i nomi fittizi con quelli dell’attuale situazione di tensione tra Russia e USA. Più di una “esercitazione teorica” pare una preparazione abbastanza verosimile.

Il secondo aspetto è l’opportunità: perché fare un’esercitazione così imponente in un momento di tensione internazionale in aumento? Perfino in ambienti militari si sono espresse perplessità sull’opportunità di fare esercitazioni in contesti, come quello europeo, non lontani da zone di conflitto. La giustificazione che si tratta di un’esercitazione preparata da tempo non regge: le esercitazioni si possono annullare, posticipare, spostare.

Il terzo aspetto è di origine ecologica: la parte “livex” della Trident prevede il lancio, nelle basi e nei poligoni della Sardegna, di ordigni di varia natura, compreso armamenti all’uranio impoverito. I militari già ufficialmente morti o ancora malati per colpa di quegli ordigni ringraziano. Le popolazioni che ci vivranno in futuro, anche.

Infine il tema economico: l’esercitazione NATO costerà ai Paesi coinvolti costi giornalieri stimati in decine di milioni di euro: il pareggio di bilancio non vale mai per le operazioni militari. Chissà che questo tema non sia buona parte dei motivi di scarso interesse mediatico.

Noi del comitato No Guerra No Nato, un comitato formato da persone, senza alcuna sigla politica dentro, abbiamo lanciato una petizione in aprile per una discussione sul ruolo attuale della NATO (la sua origine “difensiva”, affermata negli statuti, ha evidentemente perso ragione di esistere da tempo), per una uscita dell’Italia dalla Nato e per una ricollocazione dell’Italia in un ruolo neutrale. Una petizione che ogni giorno aumenta, sia in manifestazioni che su internet, il suo numero di aderenti. Infatti crediamo che in una posizione neutrale l’Italia potrebbe giocare un ruolo decisivo nella ricerca della Pace nel nostro pianeta e dare piena attuazione all’articolo 11 della nostra amata Costituzione, continuamente in preda ad attacchi nei suoi principi fondamentali.

Su questo il nostro comitato è riuscito a convocare politici ed attivisti da vari Paesi europei e dagli Stati Uniti a Roma per un convegno internazionale “Contro la guerra, per un’Italia neutrale, per un’Europa indipendente”: lunedì 26 ottobre dalle 10.30 alle 17.30 presso la Sala Congressi Cavour.

Noi ci auguriamo che a questo convegno possano partecipare anche persone che non la pensano come noi e che si possa aprire un dibattito su questi temi, a nostro avviso assolutamente prioritari, per fare grandi e necessari passi avanti per la pace nel mondo. Ci pare estremamente necessario in questi momenti di grande tensione e in cui il rischio di un conflitto globale si delinea con sempre maggiore e terrificante chiarezza.

(Foto di Gareth Harper / Foter / CC BY-NC-SA)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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